Il cocktail arriva al tavolo in compagnia di un rituale che non lascia spazio alla discrezione: ostriche di Normandia, caviale beluga Real Caviar, e soprattutto la bottiglia di Cristal Rosé 2014. Ma come è realizzato?
La notizia
Barcellona, città che ha fatto dell’edonismo un tratto identitario, ora ospita un’esperienza capace di trasformare un semplice sorso in spettacolo: “Time in Your Lips”, il cocktail più costoso di Spagna, servito allo Shôko Restaurant & Lounge sul Paseo Marítimo. Prezzo: 1.000 euro. Il drink, racconta qui La Vangurdia, nasce come una performance dorata. Nel calice, champagne Louis Roederer Cristal Rosé 2014, tequila Gran Patrón Bordeaux – una bottiglia che raramente si trova sotto i 750 euro – e oro commestibile a 25 carati (esiste? Il locale è pronto a giurare di sì: lasciamo a voi il gusto dell'approfondimento!). L’effetto, più che sensoriale, è interattivo: pepite che galleggiano tra le bollicine, riflettendo le luci cangianti del locale. “L’oro liquido non aggiunge sapore, ma gli conferisce quel tocco in più, quell’effetto scenografico delle pepite che fluttuano nel bicchiere”, spiega Ernesto Carneiro, bar manager portoghese dello Shôko.

Il cocktail arriva al tavolo in compagnia di un rituale che non lascia spazio alla discrezione: ostriche di Normandia, caviale beluga Real Caviar, e soprattutto la bottiglia di Cristal Rosé 2014, servita come “souvenir” liquido da stappare al momento giusto o da portarsi via. Un set pensato per far sentire il cliente non tanto un semplice ospite, quanto un protagonista di una piccola messinscena. Dietro questo gioiello di vetro e bollicine c’è la firma di Yeray Monforte, bartender noto per una creatività capace di portare la mixology spagnola verso territori sperimentali. Eppure, in questo caso, l’innovazione sembra essersi piegata a un’altra logica: non tanto la ricerca di nuovi equilibri aromatici, quanto la costruzione di un simbolo di esclusività.

Il resto del menù firmato da Monforte per Shôko ha infatti un taglio decisamente più giocoso e accessibile: cocktail ispirati a città di mare di tutto il mondo, dalla Porno Star Sprite alla Banana Colada, fino al Cheesecake Cosmopolitan, tutti in carta a 16 euro. “Time in Your Lips”, invece, appare come un oggetto di scena, un’esperienza più da immortalare che da degustare. Curiosamente, nella sezione VIP del club la stessa bottiglia di Cristal Rosé 2014 costa 1.200 euro. Ordinare il cocktail da 1.000, quindi, significa paradossalmente risparmiare 200 euro e portarsi a casa anche oro, tequila e caviale. Un capovolgimento che rende ancora più chiaro l’intento del drink: più che un lusso ostentato, una provocazione calcolata.

Il pubblico a cui si rivolge è ben definito: viaggiatori facoltosi, clienti locali in cerca di un gesto plateale, turisti desiderosi di riempire le Stories di Instagram con un contenuto che brilla letteralmente. Come ammette Carneiro, “ordinare questo cocktail è anche un modo per raccontarlo, per dimostrare di averlo vissuto”.
Un sorso di domande
Il sorso conferma ciò che la mise en scène suggerisce: non siamo davanti a un equilibrio fine di sapori, ma a una coreografia. Le bollicine accarezzano il palato con eleganza minerale, la tequila Bordeaux aggiunge note di legno e frutti rossi, mentre l’oro si deposita pian piano sul vetro e perfino sulle unghie. Non sa di nulla – forse un vago riflesso metallico – ma scintilla. Ed è questo il punto: la brillantezza è l’unico vero retrogusto che resta in bocca. Ore dopo, ciò che rimane non è la memoria gustativa, ma la sensazione di aver partecipato a un rituale di eccesso. È un souvenir effimero, pensato per trasformarsi in ricordo e in immagine condivisa.

Esperienze come questa non sono un episodio isolato. La loro crescita si inserisce in una tendenza globale in cui il lusso non è più legato soltanto all’oggetto, ma alla narrazione dell’esperienza. L’ostentazione trova il suo palcoscenico nei social network: bollette astronomiche, drink da mille euro, piatti serviti con diamanti o tartufi da record diventano contenuti virali, cartoline di un mondo che molti considerano inarrivabile ma che, proprio per questo, alimenta la sua forza di attrazione. Come sottolineava di recente La Vanguardia, il fenomeno delle stravaganze culinarie vive soprattutto online, dove l’atto di consumare si trasforma in spettacolo documentato. “Time in Your Lips” è, in questo senso, un simbolo perfetto: costa più di un affitto mensile, ma regala quella frazione di celebrità digitale che alcuni cercano disperatamente. Alla fine resta la questione più importante: cosa stiamo davvero comprando quando compriamo il lusso? Un sapore? Un ingrediente raro? O, più semplicemente, l’emozione di raccontarlo, di mostrarlo, di possederne l’immagine? “Time in Your Lips” non disseta, non sazia, non si dimentica. Brilla, e basta. E forse, proprio in questo, sta il suo successo: essere un miraggio da 1.000 euro che scintilla giusto il tempo di una foto, lasciando sulle labbra la domanda più amara e autentica di tutte – quanto vale davvero un sorso di lusso?