Non sono molte le cantine che possono vantare oltre mezzo secolo di storia, eppure l’Italia - terra di radici profonde e di tradizioni tenacemente custodite - ne annovera diverse. Tra queste spicca la realtà veneta dei Tedeschi, nome che, pur evocando radici teutoniche, appartiene invece a una famiglia veronese legata anima e corpo ai vitigni autoctoni del territorio.
Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta costituiscono il cuore della loro produzione, affiancate da Molinara, Refosco, Raboso, Garganega, Riesling, Chardonnay e da alcune varietà reliquia come Dindarella, Negrara, Rossignola e Forsellina: un mosaico di uve interpretate con autentico senso di appartenenza alla Valpolicella.
UNA STORIA CHE AFFONDA LE RADICI NEL 1918
La storia del vino Tedeschi inizia nel 1918, quando Riccardo Tedeschi acquista le prime vigne in località Monti Olmi e Fontana. Tuttavia, sarà il figlio Lorenzo, negli anni Sessanta, a intuire una visione destinata a cambiare il destino dell’azienda: in quelle colline di Monte Olmi egli riconosce un potenziale unico e decide di vinificare separatamente le uve, dando vita a uno dei primi Cru della Valpolicella. Nel 1964, con una mossa pionieristica — un autentico terroirisme ante litteram — Lorenzo compie un gesto destinato a segnare un’epoca: modifica l’etichetta del vino per farvi campeggiare il nome del vigneto. Una scelta lungimirante, che anticipa di anni la coscienza enologica nazionale e consacra Monte Olmi come luogo simbolo della denominazione.

LA VISIONE DELLA FAMIGLIA
Oggi la cantina, forte di quattro secoli di tradizione vitivinicola, è guidata coralmente da tutti i membri della famiglia. Sabrina sovrintende al marketing e all’export, affiancata dal fratello Riccardo, enologo e cuore tecnico dell’azienda. Antonietta si occupa dell’amministrazione e del mercato interno, mentre lo stesso Lorenzo, figura storica e ispiratrice, continua a vigilare sull’intera filiera produttiva. Alla domanda su quale sia oggi l’identità di Tedeschi, la risposta unisce esperienza, cultura e rigore scientifico. La filosofia agronomica, nel cuore di Pedemonte, in piena Valpolicella Classica, trova sintesi in un antico proverbio contadino: “Fammi povera e ti farò ricco”. Qui, infatti, si scelgono terreni collinari, più magri ma capaci di donare vini complessi e strutturati, sempre nel segno di un’eleganza mai ostentata, come sottolinea Sabrina: “la nostra famiglia da sempre percorre la strada della ricerca della qualità dei vini di terroir, ovvero prodotti solo da uve di collina”.

La consapevolezza che anima la famiglia è profonda: produrre vino significa custodire e valorizzare il paesaggio. Ne sono prova le recenti ricerche sulla zonazione e sulla caratterizzazione dei suoli, insieme agli investimenti per il nuovo fruttaio, ideato per esaltare la qualità del Recioto e dell’Amarone, nelle sue versioni più iconiche: La Fabriseria e Capitel Monte Olmi.
DALLE RINOMATE COLLINE DI MONTE OLMI ALLA FRESCHEZZA DI GA.RY
Nella cultura enologica dei Tedeschi, il rapporto tra suolo e vino è sempre stato considerato un principio essenziale. Le loro ricerche condotte nel tempo hanno confermato di fatto che la composizione del terreno esercita un’influenza determinante sulla struttura e sul profilo aromatico del vino: la frazione calcarea conferisce intensità e complessità; gli ossidi di ferro e manganese donano sfumature speziate e di frutta rossa (amarena e ciliegia), mentre le sabbie amplificano i sentori di piccoli frutti come ribes e lampone. L’argilla, insieme ai minerali ferrosi, regala struttura, profondità e longevità, mentre lo scheletro del terreno regola il rilascio dell’acqua e dei sali minerali, creando un buon equilibrio che genera vini di notevole complessità.


Emblema di questa armonia è l’Amarone Monte Olmi, etichetta storica che continua a unire potenza e grazia, con richiami di ciliegia e ribes, accenti di liquirizia, tabacco e caffè, e una freschezza di fondo (soprattutto nelle annate più recenti come tra l’altro la 2018, attualmente in commercio) che ne annuncia una probabile lunga vita in bottiglia. Accanto a questo caposaldo, la cantina guarda al futuro con GA.RY, IGT Veneto Bianco ottenuto da Garganega, Riesling e Chardonnay. Un vino che rinnova la tradizione rossista della famiglia aprendo a nuove prospettive: un bianco fermo, brillante e armonico, sorprendente per bevibilità e finezza aromatica. Segno tangibile della volontà dei Tedeschi di continuare a sperimentare, evolvere e raccontare il territorio attraverso nuove forme di espressione.
