Pasquet è un uomo di visioni che coltiva solo viti Franc de Pied, ovvero senza innesti, per preservare le caratteristiche originarie delle uve. "L’unico vino che può veramente essere chiamato Bordeaux oggi è il mio Liber Pater".
Il produttore e il vino
Immaginate di sorseggiare un bicchiere di vino che non solo racconta la storia del suo territorio, ma vi catapulta direttamente in un’epoca passata, come se il calice fosse un portale verso la Bordeaux pre-fillossera. È proprio questo che promette Loïc Pasquet, il controverso viticoltore che con il suo Liber Pater sta sconvolgendo il mondo del vino con una proposta senza precedenti: un’etichetta che può arrivare a toccare i 33.000 dollari per bottiglia (30.000 euro). Un vino che, secondo Pasquet, è “come un viaggio nel tempo”, dichiara a Robb Report. Ma non tutti sono d’accordo. Nel cuore di Bordeaux, a pochi passi da Château d'Yquem, il piccolo vigneto di Pasquet appare come una scena da romanzo, bagnata da una pioggia sottile e immersa in un paesaggio invernale che poco ha a che fare con l’immagine classica delle vigne ordinate. Qui, tra campi infangati e bastoncini sparsi, Pasquet coltiva viti antiche, riscoprendo varietà che prima del disastro della fillossera negli anni ’70 erano parte del patrimonio vitivinicolo della regione.
Liber Pater non è solo una bevanda; è una dichiarazione d’intenti. Pasquet è un uomo di visioni, che rifiuta la modernità delle viti innestate e coltiva solo viti Franc de Pied, ovvero senza innesti, per preservare le caratteristiche originarie delle uve. "L’unico vino che può veramente essere chiamato Bordeaux oggi è Liber Pater", afferma con fermezza. Un’affermazione audace, che non manca di suscitare polemiche, ma che rispecchia la sua filosofia di viticoltura, che ha dovuto difendere anche in tribunale, riuscendo a creare un precedente legale che ha aperto la strada per altre sperimentazioni simili. Ma cosa rende Liber Pater così speciale? Oltre alla sua rarità (Pasquet produce solo 500 bottiglie all’anno), la chiave del suo fascino risiede nella combinazione di varietà di uve ormai quasi estinte.
Tra queste, la Petite Vidure (un antico nome del Cabernet Sauvignon), il Mancin, il Castets, e il Saint-Macaire, tutte varietà che prosperavano nel Bordeaux prima che la fillossera le distruggesse. L’uso di queste uve rare, unito alla coltivazione senza innesti, dona al vino una personalità unica, che per Pasquet rappresenta "un contatto diretto con la terra, senza filtri". Il risultato? Un vino che alcuni esperti definiscono “elegante, con un’anima” e “un carattere etereo”, proprio per quella connessione profonda tra il terreno e la pianta.
Naturalmente, la rarità ha il suo prezzo. Liber Pater non è solo costoso, è un lusso estremo. La bottiglia, venduta a prezzi che superano i 30.000 dollari, rappresenta una piccola rivoluzione nel mondo del vino. Pasquet gioca con il mito e la storia, citando l’imperatore Napoleone III come un simbolo della sua ricerca. "Quanto sareste disposti a pagare per una cena con Napoleone?", chiede provocatoriamente. Una metafora per descrivere il valore storico e intangibile di un vino che si propone di far rivivere un’epoca ormai perduta. Ma non tutti condividono la stessa visione. Mentre alcuni esperti lodano l’innovazione e la preservazione delle tradizioni, altri, come il giornalista di vino Neal Martin, criticano aspramente il prodotto. Secondo Martin, Liber Pater sarebbe “un Bordeaux mediocre” che difficilmente giustificherebbe il suo prezzo da capogiro. Ma Pasquet non si fa scoraggiare dalle critiche. Anzi, le sfrutta a suo favore, trasformando ogni polemica in una vetrina per il suo vino esclusivo.
In un mondo vinicolo in cui la qualità è spesso valutata da punteggi alti e numeri da vendite, Pasquet sceglie una strada diversa. Con il suo metodo "low-tech" e la produzione limitata, il suo obiettivo non è fare il vino per ottenere un buon punteggio ma per creare un’esperienza unica. "Voglio fare un vino che abbia il gusto e il messaggio del terroir", dice, lasciando intendere che il suo lavoro è un’arte, non un’industria. Se Liber Pater sarà ricordato come una rivoluzione nel mondo del vino o come una scommessa azzardata, è ancora presto per dirlo. Ma una cosa è certa: la sua storia è destinata a rimanere impressa nella memoria di chi ha avuto la fortuna di assaporarlo. Un sorso di storia, un viaggio nel tempo, una piccola bottiglia che custodisce in sé secoli di tradizione.