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Record a Palermo: Gensy, il congresso siciliano con cene tutte sold out che celebra l’eccellenza dell’isola

di:
Marco Colognese
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copertina gensy

«La Sicilia non è solo un luogo, ma un modo di essere, di accogliere, di costruire futuro». Sono le parole di Tony Lo Coco, chef patron de I Pupi a Bagheria, ad aprire Gensy, il congresso biennale de La Sicilia di Ulisse.

La storia

Un’associazione il cui viaggio, iniziato più di vent’anni fa con un altro nome, racconta l’evoluzione di una comunità che si prefigge di raccontare un’isola magnifica, ricca di storia, bellezza, contraddizioni ma soprattutto di un patrimonio umano potente. Questo attraverso le azioni e i pensieri di chi la abita, la vive e la custodisce ogni giorno, dai cuochi ai vignaioli, dai pasticceri agli albergatori. Il rimando a Ulisse non è soltanto una suggestione letteraria, ma ricorda un paradigma di viaggio che è insieme scoperta e spinta creativa.

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Allo stesso modo invita a trasformarsi in viaggiatori, curiosi e consapevoli, disponibili e aperti a muoversi attraverso la Sicilia facendosi guidare da chi qui vive quotidianamente un rapporto profondo con la terra, la tavola, la sua leggendaria ospitalità. La Sicilia di Ulisse è una rete che oggi riunisce 57 soci, distribuiti fra 39 ristoranti e pasticcerie storiche, 18 hotel e resort di charme, ai quali si affiancano 21 cantine partner. Un sistema che coinvolge complessivamente oltre 1.500 addetti e genera un indotto stimato in 180 milioni di euro.

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La storia parte nel 2002, quando Pinuccio La Rosa, Enrico Briguglio e Nino Graziano, primo a guidare più tardi un ristorante con due stelle Michelin in Sicilia, ebbero l’intuizione, semplice ma di grande intelligenza strategica,di creare una guida per i viaggiatori da Taormina a Ragusa, un piccolo atlante di gusto e accoglienza. «All’inizio erano una dozzina di visionari», ricorda Lo Coco, «con un’idea potentissima: far viaggiare il turismo attraverso le eccellenze gastronomiche siciliane». Così è nata una rete in grado di evolvere strutturandosi e di diventare interlocutore credibile per istituzioni e grandi partner. Sotto la presidenza di Pino Cuttaia, l’associazione si è trasformata in un’organizzazione ancora più moderna e orientata anche ben oltre i confini dell’isola.

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Gensy

In questo ambito si inserisce Gensy, il congresso biennale arrivato alla quinta edizione, dal 7 al 9 novembre a Palermo. Nel corso del congresso sono entrati nella rete cinque nuovi associati. Due hotel simbolo dell’ospitalità siciliana come il Grand Hotel et Des Palmes di Palermo e il Grand Hotel San Pietro di Taormina e tre ristoranti: Area M di Siracusa, Limu di Bagheria e Le Lumie di Marsala, primo ingresso nella provincia di Trapani. Segno di una crescita sempre piuttosto selettiva, che Lo Coco sintetizza così: «Abbiamo oltre sessanta richieste di ingresso, ma vogliamo restare una comunità di eccellenza: il valore è nella selezione e nel racconto che costruiamo insieme».

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Il congresso ha preso vita con le cene diffuse, tutte esaurite, in sei ristoranti tra Palermo e Bagheria, un prologo al tema di questa edizione: “nutrire il corpo, coltivare l’anima”. Noi siamo stati al MEC (meet eat connect) a Palazzo Castrone, bellissimo edificio del XVI secolo praticamente di fronte alla Cattedrale. Tra museo e ristorante, qui si trova un’interessante collezione di oggetti legati al mondo di Apple e Steve Jobs, in un’affascinante combinazione tra patrimonio storico, architettura, tecnologia e cucina, guidata da Carmelo Trentacosti per questa serata affiancato da Giuseppe Costantino di Terrazza Costantino, Giovanni Santoro di Shalai e Giacomo Caravello – Bàlice.

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Al Grand Hotel et Des Palmes, i talk hanno mosso diversi spunti su cui ragionare. Paolo Vizzari ha aperto con una riflessione sul cibo come gesto di cura: «Talvolta ci dimentichiamo che per qualcuno il cibo è un mostro. Accendere la luce fa sparire il buio, e la paura evapora». Da qui il dialogo con le associazioni Stella Danzante e La Farfalla Lilla, impegnate nei disturbi alimentari. «Siamo un’isola in cammino», ha raccontato Maria Piana, «e stiamo costruendo reti di sostegno più accessibili». Sul palco anche Chiara Maci, la quale ha rivendicato la necessità di «usare un linguaggio semplice, comprensibile a tutti», e Davide Oldani, per il quale «in cucina servono umanità e rispetto: è così che si costruisce il futuro della ristorazione». Di vino come cultura e identità si è discusso nel secondo talk, moderato da Andrea Amadei. Alessandro Regoli ha ricordato il ruolo del vino nella candidatura Unesco della cucina italiana, mentre Sandro Sartor ha sottolineato il valore della moderazione: «Il vino rappresenta storia, comunità, responsabilità».

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Ricca di emozione la testimonianza di Luca Caruso, Hotel Signum e cantina Eolia: «Bere meno ma meglio, viaggiare con l’immaginazione seduti a tavola, lasciarsi guidare da curiosità ed empatia». Il terzo panel ha messo l’accento sul senso profondo dell’ospitalità. «L’Italia è il Paese più desiderato al mondo», ha ricordato Elisabetta Canoro. Per l’architetto Viviana Haddad «bisogna rispettare l’identità dei luoghi: l’architettura deve essere sartoriale, capace di contribuire alla rinascita del territorio».

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Infine il viaggio, indagato come esperienza intima. «La travel therapy è il viaggio giusto nel momento giusto per la persona giusta», ha detto Federica Brunini. Maurizio Adamo ha introdotto la fotografia emotiva: «Il viaggio è chiedersi perché ci emoziona ciò che ci emoziona». Laura Anello, presidente de Le Vie dei Tesori, fondazione fondamentale sotto il profilo della riscoperta del territorio siciliano: «I luoghi sono depositi di memoria collettiva. Il turismo esperienziale nasce dalla comunità». A chiudere il congresso, le parole di Lo Coco: «Abbiamo condiviso idee ed esperienze che parlano di una Sicilia viva, consapevole e aperta al futuro. Ora dobbiamo trasformarle in azioni concrete».

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