Weekend Wine

Lungarotti, da cantina di provincia ad icona del vino umbro nel mondo: storia e identità futura

di:
Marco Colognese
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copertina lungarotti

A Torgiano Lungarotti rinnova il legame tra vino, cultura e territorio con il “Progetto 1962”, un nuovo ciclo che racconta l’Umbria autentica e il suo ritmo gentile.

L'azienda

È Torgiano, un affascinante borgo umbro, il cuore di una realtà vinicola che va ben oltre il vino in sé, in un territorio considerato il cuore verde d’Italia. L’Umbria è una terra di vita operosa e, allo stesso tempo, porta con sé ritmi vitali più lenti, mai frenetici, ideali per staccare da un quotidiano assillante. Qui, dove si svolge la lunga storia della famiglia Lungarotti, capace di trasformare un’azienda agricola di provincia in vera ambasciatrice del vino italiano nel mondo, il paesaggio è fatto di vigne, olivi e silenzi.

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VIGNA MONTICCHIO Torgiano
 
Lungarotti cantina esterni
 

Le radici di Lungarotti a Torgiano risalgono alla fine del XVIII secolo, quando la famiglia si stabilisce nelle campagne intorno alla cittadina, producendo vino, olio e altri prodotti agricoli, mentre il periodo moderno inizia nel dopoguerra, quando Giorgio Lungarotti, imprenditore illuminato, si rende conto che questa terra avrebbe meritato una maggiore considerazione, oltre a comprendere da pioniere lo stretto legame tra vino e cultura. Nel 1962 nascono Rubesco e Torre di Giano, due etichette storiche ancora attualissime oggi. Due anni dopo vede la luce Rubesco Riserva Vigna Monticchio, un’espressione di Sangiovese dal carattere unico, fuori dai circuiti abituali di questo vitigno, un vino di grande profondità e longevità. Nel 1968 arriva la DOC Torgiano, tra le prime in Italia.

Torgiano da Vigna Monticchio
 

Giorgio scompare nel 1999 e da lì parte, con la figlia Chiara allora ventisettenne, un nuovo corso, incluso l’arrivo a Montefalco per allargare la visione al Sagrantino. Chiara Lungarotti, amministratore delegato, laureata in Agraria con specializzazione in Viticoltura e persona di grande cultura, è convinta dell’importanza di “innovare e sviluppare nel rispetto della tradizione e delle proprie radici” e del fatto che innovare non significhi rompere, ma accompagnare. Accanto a lei la sorella, Teresa Severini, enologa formatasi a Bordeaux, tra le prime in Italia, e tra le fondatrici dell’associazione Le Donne del Vino; il suo motto è “conquistare l’attenzione dei giovani per farne dei futuri appassionati di vino consapevoli”.

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Chiara Lungarotti e Teresa Severini 2 copia
 

Teresa ha affiancato, fino alla sua recentissima scomparsa a 99 anni, la madre Maria Grazia Marchetti nella gestione della Fondazione Lungarotti, nata nel 1987 per promuovere la cultura del vino e dell’olio, la conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico e la rivalutazione dei “mestieri d’arte” della tradizione umbra. Inoltre, si occupa della curatela dei due musei collegati: MUVIT, il bellissimo Museo del Vino di Torgiano, tra i più completi al mondo, e MOO, il Museo dell’Olivo e dell’Olio.

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1 MUVIT Wine Museum Torgiano PG
 

La filosofia

Oggi Lungarotti lavora su 190 ettari di vigneti, 174 dei quali con certificazione VIVA sono a Torgiano e 16, a conduzione biologica, a Montefalco. I vitigni autoctoni convivono con varietà internazionali come Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay e Pinot Grigio, introdotte in regione proprio da Giorgio Lungarotti a partire dagli anni ’60 e ’70. Il team tecnico è guidato da Lorenzo Landi, enologo consulente della tenuta. Oltre ai vigneti, sulle colline di Torgiano si trova un uliveto di 12 ettari da cui si ricavano due tipologie di olio extra vergine d’oliva biologico: un DOP Umbria Colli Martani e il Cantico, entrambi da Frantoio, Leccino e Moraiolo.

Poggio alle vigne 55
 

Nel 2024 ha preso vita il quarto ciclo aziendale, con una visione dichiarata che ha l’obiettivo di “rallentare la vita delle persone, portando l’Umbria e il suo stile di vita nel mondo”, attraverso una proposta enologica coerente. Da qui quello che l’azienda definisce “un cambio di passo” e l’idea di Progetto 1962, anno che rappresenta la prima annata di Rubesco e Torre di Giano, le due etichette simbolo della cantina. Racconta Chiara Lungarotti: “Abbiamo lanciato il progetto a Vinitaly, seguendo i cicli di vita della nostra azienda. Mio padre viene a mancare nel 1999 e io subentro come responsabile dell'azienda. Dopo 25 anni abbiamo deciso di fare il punto della situazione e di capire la strada che abbiamo fatto e quella che vogliamo fare. Quindi abbiamo deciso di tirare una riga e di lavorare su quelle che sono state le nostre origini. Oltre a questo, su qualcosa che fosse estremamente legato al territorio da un punto di vista di varietà, che rispecchiasse la nostra Umbria e anche quello che è il suo stile di vita, improntato a una vita lenta, a ritmi che ci danno modo di assaporare a pieno i momenti più belli, i momenti di convivialità”.

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I vini

Delle due nuove etichette, improntate alla freschezza, abbiamo particolarmente apprezzato Rubesco 62, da Sangiovese dei vigneti delle zone più alte e storiche, vendemmiate verso la fine di settembre in piena maturazione. Viene vinificato in acciaio con una macerazione sulle bucce di non più di 20 giorni e un successivo passaggio in legno per 12 mesi. Al naso il frutto è evidente, con note di ciliegia e arancia rossa. In bocca è scattante, vivace e di grande armonia. In sintesi, proprio la descrizione dello spirito di Lungarotti che dà la stessa Chiara: “Il filo conduttore che cerchiamo di trasmettere in tutti i nostri vini è la piacevolezza, con un po’, tra virgolette, di leggerezza nell'approccio. Il vino deve essere un compagno a tavola, che ti sta vicino insieme al tuo commensale, ma non deve essere qualcuno che si impone. In questo intendo la leggerezza: anche se parliamo di un grande vino, non possiamo essere in adorazione. È il nostro compagno, è un nostro qualcuno con cui condividere quel momento”.

Rubesco e Torre di Giano 62 19
 
rubesco riserva2
 

Contatti

Viale Lungarotti, 2, 06089 Torgiano PG

Sito web

Wine Reporter

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