Dalla passione per il vino e dal desiderio inesauribile di scoperta nasce, nel 2021, Les Bulles: il progetto firmato Luca Baccarelli, patron di Roccafiore, cantina umbra conosciuta per l’eccellenza con cui ha saputo interpretare il vitigno Grechetto. Una nuova avventura, stavolta tra i villaggi della Champagne, alla ricerca di piccoli vigneron capaci di raccontare, attraverso le loro bollicine, l’anima più autentica di questa terra leggendaria.
Come nasce Les Bulles
“Quando ho iniziato a occuparmi di vino, il mondo dello champagne era profondamente diverso da quello che conosciamo oggi: dominato dalle grandi e potenti Maison, aveva una narrazione quasi totalmente svincolata da quella della vigna e rinunciava a raccontare le declinazioni territoriali a favore dei brand”. Racconta Luca. “A parte rare eccezioni, il mercato era inondato da cuvèe: assemblaggi di uve e annate diverse che dovevano dare un risultato finale quanto più omogeneo possibile”.

Come spesso accade quando la passione incontra la visione, l’idea prende forma con naturalezza: “La scintilla è scoccata durante il mio primo viaggio-studio in Champagne, nel 2017. Mi ha conquistato il fascino del metodo classico, così diverso dal nostro mondo fatto solo di vini fermi. Ma c’era anche qualcosa di più: una forza magnetica, un’energia speciale che ha cominciato a scavare dentro”. È proprio nel corso di quel viaggio che Luca incontra alcuni giovani produttori locali. Con loro nasce subito un dialogo spontaneo, fondato su valori condivisi: rispetto per il territorio, attenzione per la vigna, cura maniacale in cantina. Un’amicizia che si trasforma ben presto in collaborazione: inizialmente è solo una piccola selezione di Champagne da far assaggiare ad amici, appassionati e operatori del settore che nel giro di qualche anno si trasforma in un progetto strutturato: importare e distribuire in Italia vini veri, artigianali, con un’anima. Una nicchia i cui numeri sono molto piccoli, rispetto a quelli delle Maison, “ma la cui portata è immensa sul piano stilistico, ambientale, geografico e in un certo senso politico”: una vera e propria rivoluzione che lui stesso ama racchiudere nel concetto di Champagne 3.0.


Les Bulles nei dettagli
Nasce così Les Bulles, una realtà giovane, dinamica, variopinta e in continua evoluzione. Una selezione accurata di maison e piccoli produttori che condividono una stessa visione del vino: autenticità, identità, unicità; anche perché come ricorda ancora Luca: “non basta più scegliere secondo il gusto personale, oggi serve una direzione chiara, fatta di ricerca, consapevolezza e coraggio”.

Ogni produttore selezionato da Les Bulles deve rispondere a un identikit preciso: forte senso di appartenenza al terroir; capacità di valorizzare parcella, annata e varietà; interventi minimi in vigna e in cantina. Non a caso, Luca predilige realtà condotte da giovani vigneron o da nuove generazioni che seguono spesso i dettami dell’agricoltura biologica e biodinamica; niente zuccheraggio dei mosti e bassi dosaggi finali, fermentazioni spontanee, uso di vini di riserva (non di raro da metodo solera), minor pressione in bottiglia per un perlage più cremoso ed equilibrato, uso di diversi contenitori per la maturazione dei vini base (botti di legno, uova di cemento, anfore…). L’obiettivo finale è offrire al pubblico italiano una proposta originale di Champagne e altre bollicine francesi, destinata a chi cerca qualcosa di raro, personale, e profondamente identitario.
Una Selezione di Les Bulles
Remy Bertin: Verneuil - Vallée De La Marne

L’inizio dell’avventura vede Henri Remy e Jeanine Bertin acquistare le prime vigne a Verneuil e realizzare i primi champagne. Erano gli anni ’60 e dal loro connubio nasce il marchio odierno. Sandie, nipote dei fondatori, insieme al marito Ludovic a far rivivere la tradizione dei nonni, mettendo a frutto l’ettaro di famiglia, insieme ad alcune vigne in affitto e avviando un raffinato lavoro da négociant. Risultato: Pinot Nero, Pinot Meunier, Chardonnay coltivati “senza chimica” nella Valle della Marna.
Laurent Bernard: Mareuil-sur-Ay – Vallée De La Marne

Uno dei più puri talenti emergenti di tutta la Champagne. Agronomo ed enologo, di 24 anni, lavora con il padre vigne che si collocano fianco a fianco ai mitici filari di Bollinger e Billecart Salmon. I terreni calcarei della zona elargiscono ai vini note delicate e strutture eleganti, doti che hanno convinto padre e figlio a imboccare metodi iper-artigianali e poco interventisti: lavorazione del terreno con partiche biodinamiche, pieds de cuve per le fermentazioni, assenza di zolfo per mosti.
Gamet: Mardeuil – Vallée De La Marne

Le vigne dei fratelli Marianne e Jean Francois sono divise in due dal fiume Marna, dove la rive gauche presenta suoli argillo-calcarei, mentre la rive droite d è caratterizzata da terreni sabbiosi, ricchi di fossili e conchiglie, con buona presenza di marne e argille verdi. In cantina le vinificazioni sono parcellari, fatte con pied de cuve e una percentuale viene sempre effettuata in legno. Per la seconda fermentazione si usa solo zucchero di canna, mentre per l’affinamento sui lieviti si parte da un minimo di 20 mesi a un massimo di 6 anni.
Vladin Plateau: Cumières – Vallée de la Marne

7 parcelle di villaggi differenti nella Valle della Marna coltivate con pratiche biodinamiche, mentre in cantina sono d’obbligo i lieviti indigeni e i lunghi affinamenti. I risultati sono Champagne ammalianti, intriganti, per certi versi magnetici e fuori dal tempo.
Eric Taillet: Baslieux-sous-Chatillon – Vallée De La Marne

Uno dei nomi forti dello Champagne contemporaneo. Ora la quinta generazione, Dylan e Léna valorizzano al meglio le uve che maturano nella Valle della Marna, patria dell’adorato Pinot Meunier che esalta i terreni fatti di argille verdi, marroni e blu; così come quelli pietrosi (Silex), difficilissimi da lavorare di Baslieux-Sous Châtillon.
Allouchery Deguerne: Chamery - Montagne de Reims

5,52 ettari su parcelle di matrice sabbiosa, argillosa e calcarea a Chamery; mentre a Ecueil il terroir si presenta ricco in sabbia e pietra, ideale quindi per il Pinot Nero. Gli champagne prodotti rappresentano alla perfezione le idee di Nicolas Allouchery: autentici, golosi e con la giusta tensione. In cantina niente filtrazioni e chiarifiche e grande attenzione nel preservare la purezza del frutto.
Brice: Bouzy – Montagne de Reims

I fratelli Remi e Jean-René Brice, oggi alla guida, vantano una storia di famiglia piuttosto lunga nel mondo degli Champagne lanciata nel 1945 dal nonno René. Lo chef de cave è Christophe Costant (già a capo della produzione di griffe come JL Vergnon), il quale ha dato una sferzata stilistica che esalta la magia del Pinot Nero di Bouzy, Grand Cru celebrato e di alcune particelle dell’Aube. In cantina poco legno per mantenere la purezza dei vini e bassissimi dosaggi.
Doré: Ludes – Montagne de Reims

Papà Jean-Guy è un enologo molto affermato, nonché proprietario della celebre maison Monmarthe, ha avviato il percorso che oggi è nelle mani del figlio Gauthier, cui è stata data la grande responsabilità di ritrovare ed esaltare il vero “carattere Dorè”, principalmente per la storia iniziata nel 1928 nel piccolo villaggio di Ludes, Premier Cru della Montagna di Reims che meriterebbe lo status superiore (essendo praticamente incastonato tra tutti Grand Cru).
Jacquinet Dumez: Les Mesneux - Montagne De Reims

Jacquinet Dumez muove i primi passi nel 1935 a Sacy, villaggio Premier Cru della Montagna di Reims grazie a Henri Dumez con i suoi primi 3 ettari di Pinot Nero, un torchio per pigiare le uve e un furgone per fare le consegne a Parigi. Passano gli anni, le foto si colorano e quelle di Diane sono solo digitali. Forte dei suoi studi enologici e di varie esperienze sul campo, ha messo in pratica le sue idee senza misure, a cominciare dalla vigna in conversione biologica e in cantina dove i lavori prevedono vinificazioni e contenitori diversi a seconda delle uve impiegate. Il Pinot Meunier solo acciaio, per la freschezza, il Pinot nero in barrique (usate), così come lo Chardonnay. Lungo il contatto con le fecce fini, mentre il segreto più rilevante è l’imponente quantità di “vino di riserva” che a volte supera il 50% della massa.
Philippe Glavier: Cramant – Côte des Blancs

Philippe Glavier e la moglie Véronique lavorano 4,70 ettari di cui 4 Grand Cru divisi in ben 52 parcelle (la più piccola delle quali di appena 100 mt2 di vigna) in maniera precisa, parcellare e sartoriale a Cramant, Oger, Avize e Les Mesnil. La fermentazione in piccole botti di legno, l’uso dei vini di riserva da metodo “perpetuo” (solera), contribuiscono a uno stile puntuale e fresco quanto appagante, equilibrato, a dispetto dei dosaggi contenuti.
Odyssée 319: Avize - Côte des Blancs

Da 319 villaggi ma con base ad Avize, Olivier Bonville e Ferdinand Ruelle si concentrano perlopiù sullo Chardonnay creando un nuovo progetto, senza più conferire le uve alle grandi maison come Deutz e Bollinger. Lavori in vigna che guardano al biologico, esperimenti sui lieviti indigeni, uso sapiente del legno per le fermentazioni formano il loro biglietto da visita.
André Fays: Celles-sur-Ource – Côtes de Bar

È stato tra i protagonisti della battaglia che ha permesso alla zona di far parte dello Champagne. La sua attività di vignaiolo parte da una micro-vigna di appena 0,44 ettari, fatta crescere in maniera decisiva dal figlio Jean Louis. Oggi è tutto in mano alla terza generazione, rappresentata da Marie e suo marito Michel. Cinque ettari bio di Chardonnay, Pinot Nero e Meunier, ma anche Pinot Bianco su marne calcaree che regalano vini super minerali, dalle acidità così sostenute da consigliare un sapiente lavoro di dosage e vini di riserva.