Solo spumante britannico nella wine list di Aulis London: il sommelier dell’insegna osa il pairing 100% locale, abolendo le bollicine francesi.
La notizia
Aulis London, il ristorante al 16 di St Anne's Ct, nel quartiere di Soho, a Londra, insignito di una stella nella Guida Michelin UK & Northern Ireland del 2024, è il vero vessillo dell’enogastronomia d’oltremanica. Aulis, infatti, è il primo fine dining del Regno Unito ad aver scelto di introdurre nella sua wine list solo spumanti britannici. Niente Champagne, Prosecco o Franciacorta tra le bollicine proposte da Charles Carron Brown, sommelier del locale, ma solo ed esclusivamente bollicine made in UK. Proprio Mr Carron Brown è stato il più grande sostenitore di questa coraggiosa e alquanto insolita scelta.
"È una decisione che abbiamo preso poco dopo aver vinto la nostra prima stella all'inizio di quest'anno. Sono cresciuto tra i vigneti nel Dorset, il vigneto più vicino era Langham; la viticoltura britannica è qualcosa che mi appassiona da sempre. In tutto il Simon Rogan Group - di cui fa parte Aulis London- siamo molto attenti a reperire i migliori prodotti locali. Questi vigneti sono a due passi dal ristorante, letteralmente a 50 miglia di distanza, quindi ho preso la decisione molto consapevole di dire: 'Sapete cosa? Proveremo a proporli al 100%'. Il supporto che ne è derivato e la reazione dei clienti sono stati straordinari. Ci sono sempre commensali che mi dicono: 'Mi piace molto lo Champagne'. Io rispondo: 'Qui in realtà non offriamo Champagne, offriamo spumante inglese'. Siamo molto orgogliosi e grati di poter adottare una tale decisione", ha dichiarato al Telegraph.
Ad ora la wine list di Aulis comprende una mezza dozzina di bottiglie accuratamente selezionate da Carron Brown, che intende ampliare l’offerta. La carta è stata meticolosamente studiata e accanto ad ogni bottiglia è riportata la distanza del vigneto da Aulis; per esempio, il blend di Chardonnay del 2014 "Classic Cuvée" del produttore Tickerage dell'East Sussex, a sole 40 miglia di distanza e il più vicino al ristorante. "È un tocco di classe che i nostri ospiti apprezzano molto", ha spiegato Carron Brown. Durante la degustazione annuale per operatori del settore e stampa di Defined Wine a Bloomsbury ha, inoltre, aggiunto: "Sono stato in ogni singolo vigneto che è attualmente in lista, e li adoro. Amo visitare questi posti e raccontarne la storia, qualunque essa sia".
Negli ultimi anni il mercato vitivinicolo britannico ha registrato una rapida ascesa, sia in termini quantitativi, che qualitativi, diventando il comparto agricolo con il maggior tasso di crescita: ben il 75% negli ultimi cinque anni. I dati dell’associazione Wine GB evidenziano una superficie totale coltivata che supera o i 4.200 ettari - equivalenti a circa 5.880 campi da calcio - oltre 900 vigneti, 200 aziende vinicole e un 2023 con un raccolto record e un potenziale di produzione fino a 22 milioni di bottiglie (il 60% in più rispetto al precedente record del 2018). Durante il forum ad aver acceso la discussione, oltre ai dati estremamente positivi, è stata la necessità di trovare per lo spumante inglese un nome più significativo, così da poter competere con le altre bollicine europee, i cui nomi sono estremamente rievocativi e, spesso, garanzia di qualità. "Il livello qualitativo in Inghilterra è così alto che dovremmo bere spumante inglese non solo nei migliori ristoranti, ma in tutti i ristoranti, c’è bisogno, però, di un nome migliore: lo spumante inglese non ha lo stesso suono dello champagne o del prosecco. “Spumante inglese” è più descrittivo, che romantico”, ha dichiarato Martyn Pollock, del vigneto Nine Oaks nel Kent.
“I commensali devono iniziare a pensare: è il mio anniversario di nozze, oppure è la laurea di mio figlio, quindi vorrei bere una bottiglia di X”, ha proseguito William Sharpley, direttore commerciale della Weyborne Estate nei South Downs. Numerosi sono stati i nomi proposti alla convention tra cui: "Albion", "Saxon", "Method Anglais" e altri legati alle regioni vinicole; tuttavia, Mr Pollock ritiene che la scelta del nome del vino, che aspira a diventare portabandiera della viticoltura britannica, dovrebbe avvenire tramite votazione pubblica: "Qualcuno là fuori troverà un buon nome", ha concluso.