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Colli Orientali del Friuli, 50 anni di buon vino: una terra da scoprire

di:
Marco Colognese
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Le celebrazioni del cinquantesimo compleanno del Consorzio Friuli Colli Orientali e Ramandolo hanno riunito chef ed estimatori da tutta Italia. Un traguardo significativo che vi raccontiamo qui, insieme alla storia di questo affascinante territorio.

Il Consorzio di tutela della denominazione Friuli Colli Orientali e Ramandolo nacque ufficialmente il 18 aprile del 1970: cinquant’anni compiuti proprio in piena pandemia. La festa, allora, rimandata a quest’anno, è stata una di quelle difficili da scordare, a partire dalla cena di gala in uno scenario di rara bellezza come quello dell’Abbazia di Rosazzo, all’aperto con una vista stupenda sulle colline e con i piatti eccelsi di due grandi come Emanuele Scarello e Matteo Metullio, in un’atmosfera di divertita serenità che un violento acquazzone improvviso non ha minimamente scalfito.

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Un nuovo simbolo nel logo, lo spadone del Patriarca Marquardo di Cividale, la cui lama entra nel calice, festeggia il mezzo secolo di una doc tra le più antiche in Italia, adeguatamente celebrata con una serie di iniziative che in questo mese di luglio stanno coinvolgendo stampa specializzata e pubblico, dal brindisi sul Ponte del Diavolo a Cividale (Patrimonio Unesco) alla cena con i vignaioli nei ristoranti della città, a quaranta tour di presentazione in Italia e in Europa. Un territorio incredibilmente ricco di bellezza, enologica ma non solo, che vede nell’avveniristica Tasting Academy a Villa Nachini - Cabassi a Corno di Rosazzo un luogo di divulgazione scientifica di altissimo livello per l’approfondimento e la degustazione dei vini delle doc e docg, di cui anima instancabile è Matteo Bellotto, scrittore (e tanto altro), nonché profondo conoscitore di questa terra meravigliosa che sa raccontare in modo unico.

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I numeri del Consorzio sono importanti: poco meno di duecento i soci, il 70% dei quali sono imbottigliatori con ottantamila ettolitri di vino doc, denominazioni come DOC Friuli Colli Orientali, DOCG Ramandolo, DOCG Colli Orientali del Friuli Picolit e DOCG Rosazzo, oltre a cinque sottozone (che presto con Savorgnano diventeranno sei). Il territorio della DOC Friuli Colli Orientali comprende la fascia collinare della provincia di Udine per un totale di più di duemila ettari di superficie vitata, definiti “Parco della vite e del vino”, un progetto che integra felicemente vitivinicoltura e turismo enogastronomico.

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Si tratta di un’area del Friuli-Venezia Giulia che oltre a vantare una produzione di vini eccellenti è densa di storia, arte e cultura, a pochi chilometri da una città mai troppo raccontata come Udine e poco distante dalla costa Adriatica, dove il turismo si pratica in modo lento e silenzioso, dalle pendici del monte Bernadia a nord, fino al torrente Judrio che marca il confine tra le province di Udine e di Gorizia. E ancora i ruderi dei castelli medievali nei dintorni di Attimis, la Pieve di San Gervasio a Nimis o l’incantevole Abbazia di Rosazzo e la deliziosa Cividale con le sue vestigia romane e longobarde. Non mancano le occasioni per gli amanti della natura e del trekking, con un gran numero di sentieri praticabili sia a piedi sia in mountain bike, tra boschi e vigneti.

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I vini che abbiamo assaggiato in due giorni di esplorazione dei Colli Orientali del Friuli sono esempi sorprendenti di come si possa (e si debba) andare oltre le visioni stereotipate di un singolo vitigno o di una definizione generica, rendendosi conto di quanto la famosa ponca sia tante espressioni differenti, di che cosa voglia dire portare al naso e poi bere una Ribolla di collina, di quale longevità possa garantire un Friulano o ancora della versatilità del Picolit servito in accompagnamento a un’ostrica.

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Ancora, il presidente Paolo Valle ci ha raccontato come sia importante conoscere gli undici comuni dei Colli Orientali e le loro peculiarità, che hanno avuto un impulso particolare quando a partire da metà anni ottanta le colline a est, ciascuna delle quali aveva un bunker a causa della presenza della minaccia della cortina di ferro, si liberano dalla presenza militare e consentono di rimodellare i vigneti abbandonati per ovvi motivi di spazio: “Ne esce una viticoltura di altissimo livello, perché c’erano impianti di ottanta, cento anni. Negli anni sono state realizzate cantine che tecnicamente sono molto avanzate e fanno le cose davvero per bene. Ecco che da un paio d’anni abbiamo deciso di cambiare strategia e alzare il livello della comunicazione di quello che è un territorio e non diversi singoli brand.”

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E conclude: Come Presidente del Consorzio il mio orgoglio è enorme perché rappresento il territorio dove mio padre ha fatto la storia insieme ai tanti grandi produttori che ci hanno preceduto. Il Consorzio ha cambiato marcia in questi anni ed abbiamo una squadra che lavora in maniera splendida portando grandi risultati e che voglio ringraziare profondamente. Il cinquantesimo del Consorzio è per noi un nuovo inizio ed una rinnovata carica di energia, creatività e voglia di portare avanti il nome dei Colli Orientali del Friuli, un territorio che merita il riconoscimento del suo enorme prestigio.”

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Wine Reporter

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