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Vinitaly Special Edition: Verona è ancora una volta capitale del vino. I traguardi di questa “annata”

di:
Elisa Erriu
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COPERTINE RG CORNICI Vinitaly 2021

Vinitaly- Special Edition

Quando si parla di Vinitaly, si pensa a eventi straordinari, a grande qualità, a un palcoscenico irrinunciabile per i produttori e, ovviamente, a uno tra gli orgogli del Made in Italy: il vino. La manifestazione conclusasi pochi giorni fa a Veronafiere, è il terzo evento targato dal brand fieristico, declinato in una road map di incontri che dall’inizio di quest’anno si sono tenuti a carattere nazionale e internazionale. Questa volta l’appuntamento si è dimostrato un evento business focalizzato su alcuni grandi mercati, dove si concentrano gli affari delle più strutturate realtà vitivinicole italiane.


Non è stata, dunque, un’edizione di Vinitaly a cui siamo abituati, complice la situazione sanitaria che ancora impone controlli e riservatezza. Forse anche per questo è giusto catalogare la “straordinarietà” di quest’anno: era prevedibile che molti grandi marchi fossero presenti, eppure tante aziende, soprattutto quelle più piccole, hanno accettato consapevolmente di partecipare lo stesso all’evento di Verona, a fronte di un potenziale commerciale ridotto rispetto agli altri anni. Un esempio di dedizione, stima e determinazione che era giusto valorizzare e, si spera, replicare.


Sarebbe sbagliato, però, pensare che questo appuntamento abbia regalato emozioni soltanto dietro le quinte del lato business del vino: tra i più importanti momenti di questa edizione speciale del Vinitaly, spicca la presentazione dei traguardi del mercato del vino italiano, in cui è stato impossibile non notare come i dati dell’export abbiano superato in molti mercati persino i valori del 2019, quindi prima del lockdown.


La ricerca, realizzata dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor con fonti dell’Agenzia delle Entrate, ha dimostrato che nei primi otto mesi del 2021, sia stata registrata una crescita in cinque dei principali mercati di destinazione, in particolare in Cina, che sfiora quasi il +50%. In Canada e in Russia i valori sono stati +13%, mentre in Corea del Sud la crescita è addirittura del +123%.

Giovanni Mantovani


L’Osservatorio Unione italiana Vini (Uiv) invece, sempre insieme alla collaborazione con Vinitaly, ha permesso di presentare un’altra importante ricerca: all’estero, il vino fermo italiano si piazza in fascia “popular”. Solo il 5% delle bottiglie di vino fermo italiano destinate all’export esce dalle cantine a più di 9 euro al litro, mentre il 75% non supera la soglia dei 6 euro. Un posizionamento più basso non solo rispetto a competitor come Nuova Zelanda, Francia e Australia ma anche sulla media mondiale degli scambi. Negli Stati Uniti solo il 26% dei nostri vini è in fascia premium (ovvero dai 6 ai 9 euro/litro) o superpremium. Un gap, nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, che può e deve cambiare.

Luca Zaia


Ci sono già diverse eccezioni, date in particolare dai rossi toscani e da quelli piemontesi. Più articolata, secondo l’analisi condotta dall’Osservatorio del vino, la questione spumanti. Grazie al Prosecco il valore delle bollicine italiane è quasi quadruplicato negli ultimi 10 anni, superando nel 2020 la soglia dei 4 milioni di ettolitri. Un caso probabilmente unico tra i settori del made in Italy, che ora punta verso la sfida del ‘lusso democratico’ e dell’ardita operazione del Prosecco rosa.


Per ottenere l’ambita fascia premium livello mondiale, quella compresa tra i 7 e i 10 euro, il mercato italiano non potrà più pensare di crescere solo muscolarmente: deve ambire a innestare una crescita valoriale, basata su analisi, strategie, promozione, relazioni on e off line e, soprattutto, identità. Concetti che sembrano aver inteso diverse realtà nazionali, quali Masi Agricola e La Contralta.

 

Masi Agricola è un’azienda in Valpolicella profondamente radicata nel Made in Italy del vino, basti pensare che l’anno prossimo celebrerà 250 anni. Grazie a Mister Amarone, l’affettuoso nomignolo con cui è conosciuto il Presidente Sandro Boscaini, la famiglia Boscaini ha saputo coniugare tradizione e innovazione da 7 generazioni, tutte investite a valorizzare il territorio veneto e i suoi prodotti, ponendo sempre la massima attenzione al rispetto dell'ambiente e la sostenibilità, in tutte le sfere aziendali. Una condotta etica che si esprime oggi nel progetto Masi Green.


Quest'anima dell'azienda è rappresentata a pieno dagli ultimi prodotti lanciati sui mercati internazionali e presentati anche all'edizione speciale di Vinitaly: la linea di vini biologici Fresco di Masi e il Prosecco bio Casa Canevel – Diesel.


Il Vinitaly special edition è stata, inoltre, l’occasione per presentare il nuovo vino di una “nuova” realtà vitivinicola sarda, La Contralta. La prima vendemmia di questa giovane azienda è stata fatta nel 2019 ed è stata la prima in Italia a essere stata classificata in Zona Bianca durante l’emergenza del Covid. È dunque una piccola, ma coraggiosa guerriera, una perla bianca incastonata nel paradiso della Gallura, e proprio in occasione del Vinitaly ha avuto modo di introdurre Sicut erat, un bianco Isola dei Nuraghi IGT, che ha riscosso grandissimo successo per la sua capacità di esaltare le caratteristiche di longevità ed eleganza del Vermentino.


Caratteristica di questo vino sono infatti le uve Vermentino, che fanno una macerazione sulle bucce di 67 giorni in anfore di ceramica microtraspirante non vetrificata. Dopo la pressatura manuale, il vino matura per 9 mesi nelle stesse anfore. Il nome dell’etichetta è un verso del celebre canto identitario sardo Nanneddu Meu, tratto da un componimento del poeta Peppino Mereu. La tecnica utilizzata, invece, è un omaggio al Friuli, terra d’origine dell’enologo ed amministratore de La Contralta, Roberto Gariup, eletto tra i 100 migliori vignaioli d’Italia per la guida “I migliori vini e vignaioli d’Italia 2022” del Corriere della Sera, curata da Luciano Ferraro e Luca Gardini.

 Foto dell'evento: Crediti Veronafiere- Ennevi Foto

Wine Reporter

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