L'azienda
“Grande è bello” è il motto di Giuseppe Bursi, presidente di Cantine Settesoli, azienda nata nel 1958 e che adesso conta 6000 ettari e una comunità di 2000 viticoltori. Mandrarossa, con i suoi 500 ettari, è l’espressione di Settesoli dedicata al mercato più specializzato oltre alla grande distribuzione.
Avendo l’opportunità di visitare l’azienda - peraltro organizzatissima da un punto di vista dell’accoglienza, con una nuova sede ultramoderna che guarda mare e territorio - si capisce anche perché il claim “la Sicilia che non ti aspetti” per questa cooperativa modello si riveli del tutto appropriato. A partire dai luoghi comuni che a dimensioni importanti associano una qualità inversamente proporzionale e in questo caso vengono clamorosamente smentiti. Ci si interroga su come sia possibile coordinare l’attività di tanti conferitori: la risposta, semplice e puntuale, arriva da Filippo Buttafuoco che di Mandrarossa è il responsabile viticolo.
“La qualità si fa con tanta passione, amore e professionalità; anche se abbiamo molti ettari, i nostri viticoltori riescono a fare qualità in quantità: siamo uno staff di dieci tecnici tra agronomi e periti agrari e li seguiamo tutto l’anno, dalla potatura ai trattamenti, fino alle curve di maturazione e la vendemmia. Sono motivati perché Mandrarossa remunera in base alla qualità, stimolando a produrre uve sane, con il giusto grado zuccherino e le caratteristiche desiderate. Poi il socio non è non è libero di piantare quello che vuole, perché in base a studi scientifici che abbiamo iniziato più di vent’anni fa, anno per anno, siamo noi a dire qual è la varietà da piantare, in relazione alle caratteristiche del suolo per ogni contrada.”
D’altro canto, importanti lavori di zonazione hanno fatto sì che ognuna delle 37 varietà coltivate potesse trovare la migliore espressione, tra campi sperimentali, analisi dei suoli (che sulla base della roccia madre calcarea della zona di Menfi variano da medio impasto a sabbia, argilla e limo) e un ambiente mai piatto con ogni genere di esposizione. E ancora ricco di una biodiversità unica tra colline morbide che dal bosco del Magaggiaro scendono alle spiagge, con specie vegetali e animali che vanno dalla palma nana al giglio marino, dall’airone allo scarabeo e fino alla tartaruga caretta caretta.
Mandrarossa nasce nel 1999 dopo vent’anni di studio di condizioni e potenzialità ideali, con importanti attività di micro-vinificazione che hanno portato alla gamma di etichette attualmente sul mercato, integrate di recente con quelle provenienti da 4 ettari nella zona dell’Etna a Linguaglossa e 2 sull’isola di Pantelleria.
I vini sono tanti e tutti quelli che abbiamo assaggiato, si tratti di vitigni autoctoni o internazionali, sono uniti da un filo conduttore che accomuna personalità, carattere e prezzi di vendita sorprendentemente bassi in relazione alla qualità espressa.
Il vino
Tra quelli che Mandrarossa definisce Innovativi è il Santannella Terre Siciliane IGT a colpire: 25.000 bottiglie prodotte, dedicato a una contrada di Sambuca, è un blend di Fiano al 70% e Chenin Blanc per il restante 30; il primo, vendemmiato a metà agosto, affina in barrique per quattro mesi, mentre e il secondo è raccolto a fine luglio e sta in acciaio per sei mesi.
Di un bel colore giallo carico, quasi dorato, profuma di pesca matura e albicocca che arrivano dal Fiano, mentre dallo Chenin Blanc deriva una fresca nota agrumata. In bocca ha un corpo pieno e sentori minerali a smussarne l’intensità rendendolo decisamente elegante. Si può abbinare tanto a un macco di fave o a una zuppa di legumi quanto a una pasta con gamberi e pistacchio, ma riesce a reggere bene anche piatti a base di carciofo. La Sicilia che non ti aspetti, appunto.
