Molte persone sognano di poter lavorare in un settore che amano profondamente, e Melody Wong si considera fortunata per essere riuscita a farlo. Fin da giovane, il vino è stato per lei una fonte di meraviglia. Ha sempre ammirato il romanticismo che lo circonda e trovato affascinante l’arte di discutere degli aromi, delle sfumature e del carattere di ogni bottiglia. Con il tempo, la sua curiosità è cresciuta, portandola a iscriversi al suo primo corso sul vino. Anni dopo, ha deciso di trasformare questa passione in una carriera. Tuttavia, ben presto si è resa conto che il semplice entusiasmo non era sufficiente.
La dura realtà dietro le quinte
L’immagine romantica di un sommelier che apre e decanta vini rari e prestigiosi è ben lontana dalla realtà quotidiana. Una volta entrata nel settore, Wong si è trovata a fare i conti con lunghe ore di lavoro e compiti fisicamente impegnativi, come racconta in un articolo esteso su Decanter. Le gioie del consigliare e servire grandi vini ai clienti venivano spesso messe in ombra da mansioni meno gratificanti: pulire, trasportare casse pesanti e aprire scatole di legno, attività che potevano occupare diverse ore al giorno, lasciandola esausta sia fisicamente che mentalmente. La pressione di dover soddisfare aspettative elevate era una costante, e il peso di tutto ciò ha iniziato a influire negativamente sulla sua salute mentale. Wong ha cercato sostegno, ma gli orari limitanti tipici del settore rendevano difficile mantenere una vita sociale equilibrata.
Una carriera in salita per le donne
Con il tempo, Wong ha acquisito fiducia, ma crescere nel settore si è rivelato complesso, soprattutto come donna. Ha dovuto affrontare commenti sessisti e stereotipi come l’idea che le sommelier donne abbandonino il settore con l’età o che non siano adatte a lavori impegnativi. Non è stata l’unica: molte colleghe hanno riportato esperienze simili, confermando quanto il percorso professionale possa essere più difficile per le donne, anche oggi.
Verso un settore più inclusivo
Nonostante tutto, Wong ha perseverato. Oggi ha la fortuna di progettare programmi sul vino e condividere la sua passione, ma continua a vedere colleghi abbandonare per paura di non essere all’altezza o per la percezione di un settore elitario. Per lei, è fondamentale riflettere su come rendere la professione più accogliente, non solo per le donne ma per chiunque voglia entrarvi. Secondo Wong, i sommelier d lungo corso dovrebbero diventare più aperti per incoraggiare sia nuovi talenti, che un dialogo diretto con i clienti. Non è un obiettivo isolato: molti nel settore condividono questa visione, lavorando per abbattere barriere e stereotipi.
Diversità nel calice e nel settore
La diversità è una delle grandi ricchezze del mondo del vino: dalle molteplici varietà di uva ai terroir unici che caratterizzano ogni bottiglia. Questa diversità, secondo Wong, dovrebbe riflettersi anche nelle persone che lavorano nel settore. Un team inclusivo, che rispecchi le molteplici sfumature del mondo del vino, non solo arricchisce l’esperienza per i clienti, ma contribuisce a creare un ambiente di lavoro più stimolante e innovativo. Alla fine, tutti condividono una passione comune: il vino, che ha il potere unico di connettere le persone e superare barriere culturali e sociali. Questo dovrebbe essere il messaggio centrale per un’industria che aspira a diventare più equa e inclusiva.
Un brindisi al futuro
Melody Wong spera che il suo contributo possa aiutare il settore a evolversi. Il vino, con il suo potere unico di connettere le persone, dovrebbe rappresentare non solo la qualità delle bottiglie, ma anche quella delle persone che lavorano dietro ogni etichetta. Brindare al futuro significa celebrare un’industria che valorizza le differenze, rendendo il vino un simbolo di inclusività e passione.
