La Cantina
Non è solo un Sauternes: è Chateau d'Yquem il vino “dolce” più famoso al mondo
La ragazza con i capelli rossi mi guardò con occhi profondamente diversi dopo aver provato la sensazione più armoniosa avesse mai sperimentato sul suo palato. Un soffice fazzoletto di pan brioche, un trancio di terrina di foie gras del Perigord alle albicocche e un calice di Chateau d'Yquem 1975. Fin troppo pensò, e tutto insieme. Miss tutto e subito passò dallo status di apprendista astemia a professoressa del gusto. Così decise che il suo futuro non poteva fare a meno di armonie condite da contrasti. Si chiamano matrimoni d'amore, però effimeri. Per un po' persistono, poi, piano piano, si esauriscono.
È la magia di Chateau d'Yquem. Chiamatelo pure Sauternes a questo punto, non si offenderà nessuno, tanto è consapevole di essere un'altra cosa agli occhi di chi, come la ragazza dai capelli rossi, se lo ricorderà per sempre, conseguenza di quella corona dorata e di quella strana Y. Il Principe Azzurro sembrava finalmente arrivato, già perfino coronato, come in un sogno. Ma il risveglio dal sogno porta effetti collaterali. Un gran di mal di testa da anidride solforosa che ruppe l'incantesimo. Si impara presto che un grande Chateau d'Yquem non è un vino da bere giovane insieme ad una ragazza troppo giovane per non soffrirne le conseguenze.
Il faut l'attendre. La proprietà insiste sul fatto che la luce non ha età, ma il fatto stesso che dal sito web d'Yquem si inviti a bere degli Yquem giovani è prova che la normalità è il contrario per chi ama questo genere di vino. " Provate a bere un Yquem giovane". Dal bellissimo sito colmo di aneddoti coinvolgenti come questo vino si sollecita, si istiga, si fomenta ... per affascinare, quasi in maniera ruffiana, quando questo vino non lo è.
E poi, ma che fretta c'è? I vini d'Yquem hanno una vita lunghissima, sicuramente superiore a quella media del genere umano, quindi perché azzardare. Come noi si trasforma. Cambia magicamente colore, dalla paglia fresca al dorato, virando verso l'ambra, fino al mogano. Cambia di profumo in progressione, a seconda dell'annata, allargando o stringendo il bouquet. Un bicchiere per ogni "piede" di vite e, solo quando la botrytis cinerea ha fatto il suo sporco lavoro attaccando i chicchi di semillon e sauvignon blanc, rendendo il vino moelleux. Aggettivazione intraducibile, come il sapore di un vecchio Yquem, enigmatico.
Un vino che senza quel fungo, quella muffa, sarebbe secco. Infatti, a partire dal 1959, una trentina di millesimi sono stati anche declinati in "secco". È quello che noi crapuloni chiamiamo confidenzialmente Ygrec. Ne esistono solo una trentina di annate in uno storico di cantina che ragiona in secoli e non per decenni.
Un fungo, una muffa, un terroir particolare, un clima capriccioso e umido. I viticultori sono li, girandosi i pollici, aspettando non che il frutto maturi ma che quando è ben maturo si manifesti quella benedetta botrytis cinerea a finire il lavoro in vigna. Un compito destinato alla natura, dove l'uomo è puro spettatore. È il momento di raccogliere un frutto brutto da vedere e non uniforme. Nel medesimo autunno possono passare anche settimane da una raccolta e l'altra. Ci vuole pazienza. Come diceva Robert de Niro in Ronin: non stiamo perdendo tempo, stiamo aspettando.
Vino trasversale per qualità e prezzo, per variabilità di contenuti e di evoluzione a seconda dell'annata. 200 euro? 1000? Dipende che cosa vuoi collegare a un fatto emotivo. Una bottiglia da bere in tre, per non dar fondo alla confezione di Moment, con il dubbio di cosa ci faccia lì il tuo migliore amico mentre stai con la tua ragazza con i capelli rossi.
Vino dolce naturale? Vino liquoroso? Vino passito? Soli 13/ 13.5° per il vino moelleux più famoso al mondo. Quindi? Come definirlo? Yquem, e basta. Un nome, un marchio, un brand che va oltre il nome del CEO che conduce il businnes per conto di LVMH, Pierre Lurton
Oppure vino da anniversario, perché pizzicando nello storico di Chateau d'Yquem difficilmente non troverai il tuo millesimo e, le bottiglie si trovano. Un centinaio di ettari vitati con circa un 80% di Semillon ed un 20% di Sauvignon. Una produzione a cinque zeri. Diciamo 100.000 per dare l'idea, quindi ne dovrebbero essere rimaste in giro parecchie anche di vecchie, se non antiche.
Una 1787 venduta anni fa a circa 60.000 dollari. Più d'effetto la vendita del 2011 di una 1811. Un vino di 200 anni perfettamente bevibile comprato per 85.000 euro ad un’asta londinese da un collezionista francese (Christian Vanneque) per essere messo in carta nel suo ristorante a Bali ... a Bali.
Unico Sauternes ad entrare nella famosa classificazione TOP bordolese del 1855, ma già da prima se ne parlava, si raccoglieva, si vinificava, si imbottigliava e si attendeva. Ecco, aspettare, ma non troppo, perché aspetta e aspetta e poi ti trovi sul mercato svizzero francofono una bottiglia da 0.75 cl. del 1831 a 140.000 euro.
Avete fretta? Allora invece di Yquem bevete Chateau Gilette, l'antiquario del Sauternes. Esce dalla cantina 20 anni dopo la vendemmia, pret a boire. Con del pan brioche, un trancio di foie gras, qualche albicocca disidratata e una ragazza dai capelli rossi, finalmente maggiorenne.
Indirizzo
Chateau d'YquemChâteau d'Yquem, 33210 Sauternes, Francia
Tel. +33 5 57 98 07 07
Il sito web