Cominceranno quest’anno i lavori per impiantare la prima vigna al mondo dentro un aeroporto: si tratta dell’Amerigo Vespucci di Firenze, dove lo studio Rafael Viñoli intende collocare anche la vinificazione e l’affinamento, per un’epitome di toscanità.
La notizia
Nell’immaginario collettivo niente è più distante dei rombi degli aerei dalla pace campestre. A rompere gli schemi, spiega Decanter, arriva lo studio Rafael Viñoli, tuttora intitolato all’archistar mancata nel 2023, autore di capolavori da Londra a Chicago, fino a Kuala Lumpur. Ha messo a punto un progetto rivoluzionario per l’aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze: si tratta di un nuovo terminal, i cui lavori dovrebbero essere ultimati nel 2026, in modo da ospitare sei milioni di passeggeri internazionali in transito ogni anno.
Ebbene sul suo rooftop, della grandezza di quasi 8 ettari, crescerà una vigna, i cui filari verdi o rossastri, ben visibili dall’altro, preannunceranno l’atterraggio nella città d’arte. L’ambizione è quella di rappresentare l’ultima icona fra i capolavori del Rinascimento. Ma per quanto i tetti fertili non siano una novità, le sfide tecniche non mancano. “La principale difficoltà associata con un vigneto sul tetto è la gestione del peso”, puntualizza il direttore Román Viñoli. “C’è bisogno di una certa quantità di terra perché le piante crescano e quella terra deve essere umida. Si tratta di una massa che non è facile gestire, quando subito al di sotto stai cercando di costruire ambienti leggeri, luminosi e ariosi, come quelli che la gente si aspetta da una moderna esperienza aeroportuale”.
Saranno strutture in calcestruzzo prefabbricato, sostenute da una rete di pilastri, ad accogliere la terra su cui cresceranno le piante e il sistema di irrigazione, consentendo la distribuzione di spazi flessibili al di sotto. C’è poi un altro problema, non meno rilevante: nei motori non devono arrivare oggetti estranei, anche vegetali. Così come gli scarichi non devono inquinare il vigneto, pregiudicandone i frutti.
Per bilanciare le diverse esigenze, dell’aeroporto e del vigneto, questo occuperà solo una porzione del tetto pari a 2,4 ettari, lontano dagli aeroplani, sul lato opposto alle piste. Al di sotto non ci saranno spazi calpestabili, ma terra, in modo che le radici possano spingersi nel profondo. Sul resto del tetto verrà simulato un vigneto, che però non produrrà vino.
Anche la vinificazione e l’affinamento si svolgeranno negli spazi dell’Amerigo Vespucci, in una cantina dietro le partenze, dove il terreno inizia la sua ascesa verso il terminal. Ma sono ancora da decidere i vitigni da piantare, verosimilmente autoctoni toscani, e l’azienda che se ne farà carico, probabilmente una famiglia storica. Per la proprietà dell’aeroporto, Corporacion America, il vino non è del resto una novità: la multinazionale detiene già due cantine in Patagonia e in Armenia.