Lungo la Strada del Vino Soave si scoprono ottime bottiglie (e non solo), con 130 soci pronti a valorizzare il patrimonio enogastronomico del territorio. In arrivo anche l’evento dedicato, Soave Seven.
La Strada del Vino di Soave
Il Soave, questo sconosciuto. O meglio, un vino conosciutissimo ma probabilmente non nei termini in cui dovrebbe, soprattutto per quella meravigliosa sensazione che si ripete ogni volta che se ne stappa una bottiglia con qualche anno sulle spalle. Il prodotto prende il nome da una stupenda cittadina veneta, importante meta turistica circondata da antiche mura e dominata da un maestoso castello medievale in provincia di Verona e arriva da una zona collinare a est del capoluogo confinante con la provincia di Vicenza. Sono quindi benvenute (e consigliate) iniziative come Soave Seven, volute dalla Strada del Vino Soave e utilissime per diffonderne in modo ancor più efficace l’enorme potenzialità.
La strada prende vita ormai quasi venticinque anni fa e mette insieme circa centotrenta soci tra cantine, enti e associazioni, agriturismi, ristoranti, hotel, frantoi e aziende produttrici di prodotti gastronomici tipici. Uno dei suoi scopi è il coordinamento dei soci lungo un percorso ideale di una cinquantina di chilometri lungo il quale scoprire tutto ciò che di bello e di buono questa terra ha da offrire e che comprende tredici comuni distribuiti tra quattro valli suggestive e ciascuna da conoscere per le sue peculiarità come, partendo dal lato di Verona, la Val di Mezzane, la Val d’Illasi, la Val Tramigna e la Val d’Alpone.
Chiaro che sia questo grande vino a farla da padrone, un vino che alcuni produttori in particolare hanno fatto e stanno facendo emergere come un vero capolavoro, esaltato da caratteristiche come complessità e longevità. Bottiglie che degustate alla cieca scompaginerebbero le note di tanti esperti, spiazzandoli. Tanti sono stati gli assaggi con diversi (anche parecchi) anni sulle spalle, da vignaioli come Prà, Tenuta Sant’Antonio, Gini, De Bruno, Inama, nomi che scriviamo soltanto per dare qualche esempio tralasciandone molti altri e senza voler fare classifiche.
Perché vale davvero la pena trasmettere un messaggio ancora difficile da far arrivare ai consumatori, ma anche a tanti ristoratori pigri e pure a molti sommelier ai quali andrebbero tirate con forza le orecchie per il pregiudizio che contribuiscono ad alimentare. Perché il vino di qualità – e il Soave ne rappresenta sicuramente un esempio limpido - non è quello che ‘scade’ un anno dopo la vendemmia, anzi.
Soave Superiore Docg, quindi, insieme al Doc, prima denominazione a origine controllata d’Italia ancora nel 1936, vini prodotti con la maggioranza di Garganega e un massimo del 30% con Trebbiano di Soave, oltre al dolce Recioto, da terreni misti di strati vulcanici di tufo e calcare. Tutti da scoprire alla sesta edizione di Soave Seven il prossimo lunedì 11 settembre da Eataly a Verona, dove saranno presenti trentun produttori i quali metteranno a disposizione sia l’annata corrente, il 2022, sia la 2016 e anche qualche vendemmia precedente raccontando le loro realtà ai banchi d’assaggio.
Per scoprire vini eterogenei accomunati da una grande finezza, con vinificazioni e stili differenti che vanno dai più immediati a quelli che danno il massimo con un lungo invecchiamento e per noi sono i più affascinanti: perché oltre a reggere la sfida del tempo si trasformano in sublimi esperienze.
Di seguito l’elenco delle cantine a Soave Seven:
Ca Rugate, Corte Adami, Inama, Gini, Azienda Agricola Graziano Prà, Cantina del Castello, Coffele, Nardello, Mainente, ILatium, Roccolo Grassi, Villa Canestrari, Corte Moschina, Tenuta Sant’Antonio, Canoso, Marco Mosconi, La Cappuccina, Suavia, Le Albare, Cornelia Tessari, Vitevis, Montetondo, Fattori Wine, Portinari Maria, Bertani, Sandro De Bruno, Dal Cero Family, Cantina di Monteforte, Corte Giacobbe, Fornaro, Rocca Sveva.