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Emanuele Izzo, da astemio a sommelier di alto rango: storia di un talento del vino

di:
Marco Colognese
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copertina emanuele izzo

Era astemio, ma un curioso evento lo ha fatto diventare uno dei sommelier più stimati d’Italia: Emanuele Izzo ci racconta la sua storia e quella di Piazzetta Milù, l’insegna di famiglia con 5000 bottiglie in cantina.

La storia di Emanuele Izzo

Castellamare di Stabia è la città delle acque: sono ventotto, infatti, le sorgenti di acqua termale che prendono vita qui, note fin dai tempi degli antichi romani, tutte con proprietà differenti e molto buone da bere. È in questa bella cittadina campana che nel 2003 la famiglia Izzo fa nascere Piazzetta Milù, ristorante fine dining di grande valore a livello nazionale partito come pizzeria con cucina tradizionale, in particolare alla griglia. Michele e Lucia (da qui Milu), marito e moglie, danno inizio all’ormai lunga avventura, alla quale nel tempo si sono aggiunti i tre figli, altrettanti talenti per sala, sommellerie e cucina.

emanuele izzo e fratelli 1
@Diego Marinelli
Piazzetta milu piatto 2
Piatto dal menu di Piazzetta Milù @Diego Marinelli

Partiamo da quest’ultima che varrà un ampio racconto a parte, nella quale si muove Maicol, chef molto giovane (non ha ancora trent’anni) ma di estremo talento, transitato da Gennaro Esposito a Vico Equense, a Londra dal mondo Ducasse, a Barcellona da Albert Adrià, ancora da Mentone al Mirazur di Mauro Colagreco e infine, prima di tornare a casa, dal Noma di Copenaghen. Restaurant Manager è il fratello Valerio, un passato di stage con grandi come Enrico Bartolini e Massimo Bottura, uomo di coordinamento e creatore di Shub, cocktail bar e Champagne Room nel centro storico di città di Sorrento. Protagonista del nostro racconto è invece Emanuele, il sommelier partito per caso e da astemio, primo in ordine di età dei tre fratelli.

emanuele izzo e fratelli 2
@Diego Marinelli

Titolatissimo anche lui nelle principali guide di settore, governa una notevole cantina che si trova sotto al ristorante: in calce e tufo, con temperatura e umidità naturali (c’è una sorgente che ci passa sotto) del tutto ideali, qui vengono conservate cinquemila bottiglie a rappresentare un paio di migliaia di etichette da tutto il mondo e una rara collezione di Champagne dei circa trenta Clos esistenti.

piazzetta milu 1
@Diego Marinelli

Emanuele, una laurea magistrale in Giurisprudenza, è degustatore ufficiale AIS, maestro assaggiatore per l’Onaf e assaggiatore di oli. Il racconto della sua carriera è decisamente divertente: “Ero astemio, davo una mano nel weekend ai miei genitori, nati prima con la pizzeria d’asporto e poi trasferiti qui. Mio padre a un certo punto decise di aderire a un corso da sommelier, ma quando fu il momento di andarci aveva troppo lavoro. Non volendo far brutta figura mi disse: ‘Ma perché non vai tu, avevo dato parola, magari fai la prima lezione e non ci torni più’. Avevo 19 anni e non avevo idea di cosa fosse questo mondo, però mi piacque molto e decisi di continuare: mi ha cambiato la vita e così ho iniziato a prendere dimestichezza. Mio padre acquistava già vini importanti, in carta c’erano cose come Tignanello e Guado al Tasso.”

piazzetta milu 2
@Diego Marinelli

Molto di quello che è ora Piazzetta Milu parte proprio da quell’esperienza di Emanuele: “Iniziammo a pensare in modo diverso, ormai ero al ristorante a tempo pieno e nel 2014 mi venne proposto di diventare Delegato Ais per la Penisola Sorrentina e Capri. Avevo ventisei anni e per un bel po’ sono stato il più giovane d’Italia a ricoprire quel ruolo, ora sono al terzo mandato. Quello della delegazione non è un territorio particolarmente vasto, perché va da Castellammare di Stabia all’Isola di Capri, ma è ultra-importante perché è la ‘vetrina’ della Campania in cui si stappano vini davvero importanti e in alcuni periodi dell’anno la penisola sorrentina e Capri diventano il centro del mondo.

emanuele izzo con calici spiegelau 4 970
 

Ecco che la figura del primogenito Emanuele, insieme alla lungimiranza dei genitori, diventano elementi fondamentali per spingere verso l’alto il ristorante che si arricchirà poi del contributo dei più giovani Valerio e Maicol:Valerio è entrato una decina d’anni fa, Maicol nel 2019 e tutto questo è combaciato con la mia crescita professionale e l’idea di voler realizzare una cucina diversa.” Emanuele si illumina, parlando di ciò che è fondamentale per il suo lavoro: “Man mano che compravo vino mi interessavo anche ai calici. È stato un upgrade costante e oggi abbiamo la tipologia adatta per ogni vino".

calici spiegelau 10

 

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"Per me il calice fa parte degli attrezzi fondamentali del sommelier, ne faccio collezione da tempo, mi piace osservarne le forme. L’idea di unire il giusto vino al giusto bicchiere è fondamentale. Si studia, certo, ma ho avuto modo anche da appassionato bevitore di sperimentarlo sul campo. E conoscendo molti vini e viaggiando tanto pretendo sempre di più e voglio bere sempre meglio: questo va fatto con il calice giusto, anche a casa. Ma pure se con la mia ragazza andiamo su uno scoglio a vedere il tramonto: non solo il vino, ma anche i bicchieri adatti vengono con me ovunque, vacanze comprese. Non esiste un grande vino senza il suo calice ed è il concetto che cerco di trasferire ai nostri clienti.”

calici spiegelau 5
 

A questo proposito, per degustare Lalùci, vino da Grillo in purezza di Baglio del Cristo di Campobello, Emanuele ha scelto il calice White Wine della linea Definition di Spiegelau. “Il vetro è sottile, ma in mano dà un’idea di non essere fragile, anzi, al tatto dà una sensazione di sicurezza e solidità. Si maneggia bene, con una bella base larga che lo rende stabile. Trovo che sia la forma ideale per un Grillo come questo".

vista baglio e vigneti
@Baglio del Cristo di Campobello
vino laluci

"Il bevante convoglia perfettamente i profumi al naso e il vino si riesce ad apprezzare per il suo naso di fiori gialli e bianchi e sentori agrumati. E poi ancora in bocca acidità, freschezza e soprattutto grande mineralità”. Cristo di Campobello sono trentacinque ettari vitati nell’agrigentino nella zona di Licata. Il terreno, tra i 230 e i 270 metri sul livello del mare e a ottomila metri dalla costa, è profondo, misto calcareo e gessoso. Lalùci 2022 è prodotto in poco più di cinquantamila bottiglie, le uve vengono raccolte manualmente. A seguito di una pressatura soffice, il mosto fiore viene separato e fatto decantare per sedimentazione a freddo. Terminata la fermentazione, il vino affina a temperatura controllata sulle fecce fini per circa quattro mesi in acciaio e rimane almeno altri tre mesi in bottiglia prima di andare in commercio.

Barricaia 2023 09 26 08 25 45
@Baglio del Cristo di Campobello
Domenico Angelo e Carmelo Bonetta@Baglio del Cristo di Campobello

Emanuele conclude con una riflessione sul mestiere di sommelier e sull’importanza di continuare a imparare: “L’idea della formazione per me è fondamentale: sono in costante aggiornamento e anche nei momenti più intensi mi prendo una pausa di due o tre giorni per viaggiare, conoscere territori di produzione e mangiare nei ristoranti più importanti anche per vedere com’è il servizio. Per me è importante entrare nell’atmosfera del luogo, travestirmi da cliente. Perché guardando da questa prospettiva e vedendo le difficoltà che incontrano i colleghi cresco anche come sommelier. Andando in giro nei panni del cliente, torno da ogni viaggio con una carica nuova, riesco a limare i dettagli e ho sempre modo di attingere ad altre culture ed esserne ispirato. E questa è una parte decisiva della mia crescita.”

emanuele izzo con calici spiegelau 970

 

logo spiegelau inglese DA USARE NEL REEL E NELLARTICOLO
 


*Contenuto con finalità promozionali

 

 

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