Vini, Birre e Drink Week End Wine

Influencer del vino: chi sono i più famosi in Italia, quanto e come lavorano

di:
Marco Colognese
|
copertina wine influencer

Tre influencer del vino che hanno precorso i tempi in Italia

Il mondo della comunicazione del vino sta evolvendo in maniera importante: nel corso degli ultimi anni la carta, guide incluse, per quanto prestigiosa, diventa sempre di più una nicchia per accoliti con il suo linguaggio ancora riservato a pochi intimi, forse non così interessati ad allargare il campo a lettori certamente meno preparati, ma interessati a conoscere quel che bevono. Così anche i produttori, pur non abbandonando la stampa di settore, si sono aperti in modo sempre più evidente tanto al digitale quanto a chi lo maneggia con professionalità e intelligenza (anche se, a causa di un’alta accessibilità a strumenti come i social, siamo ancora distanti da un’offerta omogenea in termini di serietà).


Spesso anche perché si parla a sproposito e non si indaga a fondo su chi si muove correttamente e chi meno. Chi sono quindi i nuovi comunicatori del vino? Come agiscono e perché sono sempre più presenti sul mercato con i loro contenuti? Abbiamo individuato tre giovani professionisti del settore che a questo proposito sono emblematici e ci hanno fatto capire qualcosa in più, a partire dal fatto che se sono anche degli influencer, questa è una conseguenza del loro lavoro, ma non la definizione delle loro competenze. Competenze che per quel che riguarda il vino in sé sono piuttosto importanti e frutto di una formazione di rilievo.


Simone Roveda


Non chiamiamoli quindi wine influencer, perché, come ci ha raccontato Simone Roveda, classe 1988, novarese, fondatore di WineryLovers e riconosciuto da Fortune tra gli under 40 del vino:Per quanto riguarda il termine wine influencer in Italia, purtroppo, è successo tutto così in fretta che chiunque è andato banalmente ad assegnare questo termine a qualunque persona avesse un account Instagram e pubblicasse foto di vino. Questo però è completamente sbagliato e quindi bisognerebbe fare una distinzione e iniziare a cercare di capire, andare oltre e vedere quello che fanno effettivamente queste persone. Lavorano sui social? Pubblicano i propri scatti? Lo fanno semplicemente per bere e visitare cantine gratis? Capirlo è importante e serve andare più a fondo.


Ecco perché oltre tutte le attività che faccio quando qualcuno mi chiede di andare a definirmi in poche parole dico che sono un wine digital communicator, ovvero un comunicatore digitale del vino.” Simone si laurea al Politecnico di Milano in ingegneria informatica, ma poco prima di terminare gli studi capisce che non avrebbe fatto l’ingegnere: “Avrei fatto cose che non mi sarebbero piaciute, non sarei stato valorizzato passando otto ore in un ufficio. Ma rifarei certamente ingegneria, perché a livello di problem solving quello che apprendi è fantastico”. Nel frattempo, con in testa l’idea di occuparsi di digital marketing, si era appassionato al mondo del vino “aprendo bottiglie al ristorante e visitando cantine. Non c’era ancora stato un cambiamento nella comunicazione, così ho voluto provarci e all’inizio del 2016 comincio a pubblicare su Instagram WineryLovers. In estate raggiungo 25mila followers e inizio a mandare alle aziende le prime mail di proposta di collaborazione, proponendo servizi di visibilità con foto e un breve testo in cambio di bottiglie. Non è stato semplice, eravamo pochissimi a farlo.” Simone è quel che si dice un pioniere ed è uno dei 4 creatori digitali (su 200 invitati) a essere chiamati da Ferrari a settembre 2017 per il lancio del Perlé Zero.


Da lì cambio passo e anche altre aziende hanno iniziato ad attivarsi. Ferrari è stata una delle prime a credere in quello che facevo”. Servizi di visibilità, social media management e grandi soddisfazioni anche come consulente per il posizionamento del brand, come comunicarlo per far sì che emerga. “C’è parte di promozione e parte di consulenza, le aziende si sono rese conto che non si può più improvvisare e serve un professionista che sappia come comunicare e si sappia muovere.” Va da sé che per farlo serve anche essere preparati sul prodotto: “Hai delle responsabilità sia nei confronti dell’azienda sia dei consumatori.” Ecco perché nel 2018 Simone diventa sommelier AIS e ottiene poi il Diploma WSET Livello 4 a Londra. Nel tempo evolve anche a livello tecnico per quel che concerne i suoi contenuti.

Foto tratta dalla pagina Facebook WineryLovers @sliceofpai


Le prime foto le facevo con un IPhone, poi non riuscivo più a trasmettere quello che volevo e così ho investito su una mirrorless e ho iniziato a imparare a usarla, perché anche quando pubblico una foto per le stories voglio ci siano sempre professionalità e precisione.” Anche sul linguaggio da usare Roveda ha le idee chiare: “Serve freschezza, ma non bisogna cadere sul banale semplificando troppo, perché si perdono passaggi importanti: se non sei bravo rischi. Devi rapportarti sia con l’appassionato alle prime armi ma anche con professionista.” Ma come si fa a comunicare il vino nel modo migliore? A quanto pare c’è dietro un serio lavoro di ricerca. Simone ci fa un esempio di caso di successo: “Dovevo occuparmi del Brachetto d’Acqui, un vino che non godeva di grande popolarità. C’è stata una fase di scouting per cercare il luogo adatto, una volta trovato il ristorante ho studiato il menu e cercato il piatto più adatto. Sono rimaste due opzioni. Scelta la migliore anche dal punto di vista fotografico, ho realizzato lo scatto, proponendo un abbinamento non scontato tra una tartare e il vino, dolce.”


E infine, l’aspetto più etico del lavoro: “Prima di parlare di collaborazione assaggio sempre tutto. Poi ci si deve muovere sul lungo periodo, non puoi trasmettere valori altrimenti: parli di terra, di persone che investono anni per realizzare una bottiglia che finisce in pochi minuti. Quindi studio un percorso integrando doversi tipi di attività entrando in empatia con le persone. Ho detto anche tanti no, perché devo promuovere qualcosa in cui credo, altrimenti te ne accorgi e mi smascheri. Ci si mette la faccia, ci vogliono anni a costruire una reputazione e un attimo a farla crollare promuovendo il prodotto sbagliato.”


Giulia Sattin


Giulia Sattin, classe 1989, padovana, architetto che esercita nelle valutazioni immobiliari. si è innamorata del vino in modo romantico: “Ho questo ricordo di quando accompagnavo mio nonno a vendemmiare: l’uva la utilizzava per prodursi il suo vino. Anche i miei genitori sono appassionati, così ho iniziato a incuriosirmi e a cercare di capirne di più sugli abbinamenti.” Prima di iniziare a cimentarsi come comunicatrice, diventando una delle più apprezzate, ha voluto prepararsi.


Tengo molto alla formazione, così prima di scegliere di comunicare il vino ho preso il diploma di sommelier AIS. Quello che ho fatto non è stato per diventare influencer, ma nel tempo si è creata la mia community e le persone hanno iniziato a chiedermi consigli su vini e ristoranti, piatti e abbinamenti. Adoro il vino perché è insieme geografia e storia, famiglia e sudore: dietro al calice c’è un mondo e a me piace raccontarlo.” Giulia si è conquistata anche un master in event management: “Mi interessa non solo l’online: amo conoscere le persone organizzando eventi e incontri con vari format in tutta Italia. Ad esempio, il secret wine tasting nel quale facciamo sempre una degustazione alla cieca e ci basiamo su temi diversi, come ‘vitigni resistenti e vini eroici.”


Da quando ha iniziato, cinque anni fa, secondo Giulia il mondo del vino è cambiato tantissimo: “Ho notato che i consumatori sono sempre più donne, e i metodi di comunicazione si sono evoluti, così come sono cambiate la qualità dell’immagine e l’immediatezza. Ci sono tante nuove figure che comunicano in modo ancora più giovane, con video molto veloci e spicci, anche quello è un metodo che va. Come wine communicator cerco di non essere troppo tecnica perché ho un pubblico eterogeneo, dando spesso solo pillole per lasciare curiosità: mi preme dire che parlo e scrivo di ciò che ho provato e mi piace e se parlo di qualcosa è perché ci credo.”


Anaïs Cancino


Anaïs Cancino è The Wineteller. Messicana, 33 anni, laureata in economia e finanza a Roma, MBA a Parigi, risiede a Cagliari dove alterna un’attività legata al trading immobiliare e quella di content creator.

@Signorvino


“Anche se in Messico si produce vino da secoli e la cantina più antica è del 1598, la mia passione per il vino è nata in Francia durante il master. Ero appassionata e curiosa ma non riuscivo a frequentare un corso. A Parigi ho conosciuto però un giornalista, Bernard Burtschy, curatore de L’avis du vin, sezione del portale de Le Figaro: vedendo il mio entusiasmo ha iniziato a invitarmi e mi si sono aperte occasioni eccezionali per degustare grandi vini francesi, da Borgogna alla Loira a Bordeaux.”


Per prendere il diploma dell’AIS Anaïs va e viene dal Messico, poi nel 2017 si iscrive ad Alma e rimane definitivamente in Italia. “Durante il Vinitaly di 7 anni fa ho iniziato a raccontare le bottiglie sui social, cercando di raccontare quel che c’è dietro la bottiglia e che rende unico un vino. Il bello di questo mondo è che non si finisce mai di imparare. In Italia in particolare, con tutte le varietà autoctone che ci sono, una ricchezza da scoprire. Sono stata tra le prime, l’account è cresciuto molto.” Anaïs svolge diverse attività, perché è anche social media manager per alcune cantine ma lavora perlopiù con le agenzie di comunicazione.


Non mi è mai piaciuto chiedere ai produttori, vado in cantina in borghese. Certo ho collaborazioni con agenzie digital che ti cercano più per i consorzi e le aziende medio grandi. Anche se io ho un debole per produttore piccolo e mi piace raccontarlo: la maggior parte dei miei post sono organici e solo piccola parte collaborazioni, ci tengo alla trasparenza. Il bello del mondo del vino è che non si finisce mai di imparare. In Italia in particolare, con tutte le varietà autoctone che ci sono, una ricchezza da scoprire.” Per quel che concerne la comunicazione, secondo Anaïs l’ambiente digitale sta cambiando molto: Prima era tutto più incentrato sulle foto che incuriosivano e poi il racconto; ora conta meno il testo e più il video e c’è molta più visibilità con i reel che con foto.”




Wine Reporter

mostra tutto

Rispettiamo la tua Privacy.
Utilizziamo cookie per assicurarti un’esperienza accurata ed in linea con le tue preferenze.
Con il tuo consenso, utilizziamo cookie tecnici e di terze parti che ci permettono di poter elaborare alcuni dati, come quali pagine vengono visitate sul nostro sito.
Per scoprire in modo approfondito come utilizziamo questi dati, leggi l’informativa completa.
Cliccando sul pulsante ‘Accetta’ acconsenti all’utilizzo dei cookie, oppure configura le diverse tipologie.

Configura cookies Rifiuta
Accetta