La notizia
Signorvino non è, e non vuole essere, un'enoteca dove solo gli esperti o i principianti alle prese con i regali natalizi osano varcare la soglia con un certo timore. È un luogo che accoglie il cliente, non giudica, mette in mostra le bottiglie, e invita a scoprire le oltre 2000 etichette più rappresentative della nostra penisola.Luca Pizzighella, General Manager di Signorvino, racconta: “Dieci anni fa abbiamo trasformato in realtà il desiderio di lanciare una catena di enoteche con cucina che era un modello non presente sul territorio italiano. Nel tempo, da catena, siamo diventati un solido brand. Un brand che porta avanti la dinamica del vino al centro, un’enoteca inclusiva e non boutique, un luogo dove conoscere e vivere il vino. Accogliamo chi non è esperto, ma anche chi se ne intende. È un luogo aperto a 360°, un luogo per tutti”.
Anche la scelta del nome del brand, Signorvino, è legata all’idea di avere una doppia valenza. È infatti un giusto mix fra un nome che può sembrare giocoso, ma allo stesso tempo serio ed importante. “Ci sembrava ottimale per portare avanti il nostro credo: avvicinare la gente al vino italiano, renderlo accessibile, e farglielo vivere” conferma Pizzighella. Signorvino non è però solo vini, ma anche cucina, che dopo le prime aperture a Verona e in Duomo a Milano, entra rapidamente nel concept e, tuttora, ne è elemento imprescindibile.
“All’inizio la cucina nasce come accompagnamento, ma presto acquista importanza visto la sua potenzialità nel far vivere meglio il vino: non solo all’aperitivo, ma anche a pranzo e a cena. Alla selezione di vini italiani abbiamo quindi affiancato le ricette classiche della tradizione della penisola. Come portiamo i vini italiani in tutta Italia, vogliamo fare lo stesso con i piatti tradizionali: un po’ di Veneto in Piemonte, un po’ di Roma a Milano e così via. Ci piace l’idea di aiutare l’italiano a conoscere meglio il territorio della nostra penisola” aggiunge il General Manager.
Oltre al perfetto e ben oliato connubio fra enoteca e cucina, Signorvino ha puntato molto anche sulla scelta delle location, dove ha lanciato i suoi attuali 27 punti vendita italiani. Ponte Vecchio a Firenze, Piazza Maggiore a Bologna, il Duomo a Milano, sono tutti luoghi iconici e storici e spesso lasciati in balia della ristorazione turistica. “Ci teniamo certamente a far conoscere l’italianità ai turisti, ma anche a far vivere queste zone agli abitanti. Vogliamo riportare una frequentazione locale nei luoghi importanti e storici delle città”.
La visibilità è accompagnata dall’accoglienza dei giovani wine specialist che sono informali, gentili e aperti ad ascoltare le richieste di qualsiasi tipo di cliente. Da Signorvino si possono trovare bottiglie per tutte le tasche: da vini per approcciarsi a questo mondo, a pezzi da collezione.
“Cerchiamo di avvicinare il consumatore, qualunque esso sia, al mondo del vino. Negli anni si è puntato molto sulla qualità, che è stato sicuramente un bene, ma ha allontanato parte dei consumatori instillando in loro un certo timore reverenziale verso questo mondo. Per questo motivo cerchiamo di avvicinare e riavvicinare offrendo delle lezioni, dei corsi, delle cene con i produttori e degli eventi. Cerchiamo di educare il cliente in maniera informale, semplice, conviviale, ma di valore. Bisogna sicuramente bere bene, ma soprattutto farlo tranquilli e senza pressioni” ci racconta Luca Pizzighella. Quale miglior luogo in cui farlo se non Signorvino, dove oltre a comprarlo lo si può anche degustare a prezzo di scaffale?
Signorvino è una realtà in fermento che punta a passare da 27 punti vendita a 37 entro la fine del 2023, senza contare ulteriori due aperture all’estero. Uno di queste sarà a Parigi, capitale del paese che per primo ha valorizzato il vino nel mondo. “La nostra espansione è molto calcolata e apriamo dove pensiamo di far bene. Abbiamo scelto Parigi perché crediamo che la Francia, insieme all’Italia, sia il paese dove si beva meglio. Il cliente medio ha una buona cultura in fatto di vino ed è aperto a novità e a conoscere il nuovo. L’idea è quindi quella di portare a Parigi un po’ più di conoscenza dei vini italiani”.
Allo stesso modo, ci spiega ancora Luca Pizzighella, Signorvino ha aperto i propri punti vendita ai primi vini fuori confine: “In enoteca rappresentiamo tutte le bollicine italiane, ma i clienti ci chiedevano uno sforzo in più. Siccome cerchiamo di venire loro incontro, per quanto possibile, abbiamo aperto le porte allo Champagne. L’idea è di mantenere l'italianità della nostra offerta, ma non escludiamo la possibilità di aprirci anche a bottiglie estere”.
Il lavoro di Signorvino nel mondo del vino non si ferma qui, infatti si occupa anche di raccogliere dati per rilevare i trend e gli andamenti. “Grazie all'osservatorio realizzato in collaborazione con Wine Monitor - Nomisma diffondiamo i trend del vino italiano a cadenza semestrale: il primo ad aprile in occasione del Vinitaly con un taglio più business, e il secondo a dicembre con un taglio più lifestyle con un focus sulle bollicine e le festività natalizie” ci racconta Luca Pizzighella.
Qualche trend del vino italiano secondo gli ultimi dati? “Parlando di bollicine, il Trento Doc sta crescendo molto, mentre Prosecco e Franciacorta si mantengono stabili. Per quanto riguarda i vini rossi, c’è un importante andamento e interesse sulle etichette di maggior pregio come Barolo, Brunello e Amarone. Una menzione anche ai prodotti biologici che sì, stanno crescendo nel tempo, ma che ancora incidono poco”.
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