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Masetto Nero di Endrizzi: il vino trentino cha ha 140 anni e non li dimostra

di:
Marco Colognese
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copertina masetto nero endrizzi

Masetto Nero di Endrizzi

L’azienda


Il territorio di San Michele all’Adige, ai piedi delle montagne, è davvero suggestivo: fin dai tempi dei monaci agostiniani dell’Abbazia qui si coltiva la vite. La famiglia Endrici produce vino dalla fine del XIX secolo, dal 1885 per la precisione; la cantina fu fondata da Francesco e Angelo quando questa zona del Trentino era ancora parte del regno austroungarico.



Chiedendo quale sia l’origine del nome a Paolo Endrici, che con il suo ingresso a fianco del padre ha dato una svolta qualitativa importante alla produzione, abbiamo appreso che Endrizzi non è altro che la pronuncia dialettale del nome di famiglia.



Nel 1984 Paolo è tra i fondatori dell’Istituto Trento Classico, poi diventato Trentodoc nel 1993: “Siamo andati dal notaio in sei sui quattordici produttori di allora, eravamo pochi: adesso siamo passati a sessantacinque.” Sembrava avviato alla carriera di avvocato, ma “quando mio padre mi ha detto ‘o fai l’uno o fai l’altro’, ho convinto mia moglie Christine, architetto che avevo conosciuto a Monaco ed era giunta in Italia per lavorare con Matteo Thun, a venir qua. Così io ho mollato le scartoffie e lei il suo lavoro e insieme ci siamo dedicati anima e corpo a questo progetto. Allora di vino ne capivamo pochissimo, ma adesso siamo molto ben strutturati e lavoriamo in 26 paesi in tutto il mondo e stiamo iniziando a espanderci di più anche qui in Italia, perché se vuoi essere un marchio devi essere nei posti giusti.”




La quinta generazione è rappresentata da Lisa Maria e Daniele, laureati in economia vinicola a Bordeaux e a Geisenheim:Sono loro a condurre la danza adesso”. L’azienda è stata sempre piuttosto avanti nelle sue scelte e già da metà degli anni ‘90 inizia ad andare in direzione dell’eco-sostenibilità e del rispetto dell’ambiente, a partire dalla tecnologica cantina interrata dove la temperatura si mantiene costante e la cui energia è per la maggior parte passiva o generata da pannelli solari.



In vigneto, dove le operazioni di raccolta sono tutte manuali, Endrizzi ha bandito i diserbanti e si affida alla confusione sessuale per evitare l’uso di prodotti chimici e una ventina di nidi dedicati agli uccelli che si cibano di insetti potenzialmente pericolosi per la vite e per l’uva; in cantina utilizza l’azoto per ridurre al minimo le ossidazioni e l’aggiunta di solfiti.



Le uve provengono da 17 ettari di vigneti di proprietà e da un’altra cinquantina che arrivano da conferitori fidati, per una produzione totale di circa cinquecentomila bottiglie (altre centomila arrivano dalla tenuta toscana Serpaia, ma questa è una storia che racconteremo un’altra volta). Per ciascuna linea gli enologi di casa, Tiziana Piffer e Thomas Battisti, sono affiancati da un consulente esperto: nel caso dei Trentodoc, con tempi di riposo sui lieviti che vanno da due a dieci anni, l’azienda si affida a Paolo Inama. Per i rossi invece è Hartmann Donà, personaggio altoatesino di spicco, a deciderne le sorti con la famiglia.


Il vino


Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, il vino più rappresentativo di Endrizzi non è però il Trentodoc, peraltro eccellente nelle sue differenti espressioni, ma il Masetto Nero.


L’origine del nome Masetto è latina: mansum era infatti l’appezzamento che i legionari romani ricevevano in premio. Racconta Paolo Endrici: “Tanti paesi qui attorno si sono sviluppati a partire da mansum romani”. Masetto Nero proviene da una tradizione che ha origine proprio con il fondatore dell’azienda Francesco Endrici ed è anche il nome del luogo dove ha sede dal 1885 la cantina.


Merlot, Cabernet Sauvignon e Teroldego in parti uguali; a proposito di uno dei tre vitigni Endrici ricorda che Luigi Veronelli “scrisse che se fosse arrivato un nuovo diluvio universale, tra i cento vini da salvare ci sarebbe stato il Cabernet di Endrizzi, quello della ‘collina dei bambini, proprio sopra il Masetto’. Eravamo conosciuti già allora”. Il vino nasce con il fondatore e viene poi dimenticato negli anni Cinquanta. È una ricerca dell’Università di Trento che ne riporta alla luce la ‘ricetta’.Avevamo in soffitta tutte le carte dal 1885 in poi e così si può dire che il mio bisnonno, sessant’anni prima dell’avvento dei supertuscan, è stato un precursore di un taglio bordolese che prevedeva Cabernet Sauvignon, Merlot e un altro vitigno, nel nostro caso il Teroldego. Abbiamo ricominciato a produrlo nel 1995.”


Il Masetto Nero è un gran bel vino, che arriva da terreni misti da conoide del Rio Faedo e dolomitico-calcarei. Una resa per ettaro di 60 ettolitri, l’uva viene vendemmiata a seguito di un importante diradamento estivo. I grappoli provengono dalle vigne più vecchie. Durante la fermentazione alcolica sono frequenti le follature, cui seguono una macerazione prolungata e la fermentazione malolattica. L’affinamento avviene parte in barrique e parte in grandi botti per circa 18 mesi, dopo il quale il vino passa un altro periodo di sei mesi in bottiglia prima di andare sul mercato.


Regala al naso note di spezie e frutti rossi, ma anche sfumature di vaniglia e cacao. In bocca è armonico, pieno e persistente e l’acidità della sua gioventù lascia presagire un’evoluzione notevolmente interessante. Un trentino da scoprire.

MATTEO LAVAZZA SERANTO

Indirizzo


Cantina Endrizzi

Località Masetto, 2, 38098 San Michele all'Adige TN

Telefono: 0461 662672

Sito web




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