Amarone Ciliegio 2017
L'azienda
Si sale, si sale parecchio, prima di raggiungere Erbin. È un posto che va scoperto, anche perché per arrivarci si passa lungo strade che raccontano la bellezza della Valpantena. Poi, giunti a destinazione, ci si ritrova ad ammirare una vista davvero notevole sulla pianura. I vigneti de La Collina dei Ciliegi si trovano in alto, tra i 450 e i 750 metri di quota: bel vantaggio in un periodo come questo in cui le temperature estive salgono a livelli preoccupanti.
Luogo deputato all’accoglienza della cantina è Ca’ del Moro Wine Retreat, struttura decisamente ben concepita, frutto del sapiente recupero delle vecchie stalle e del fienile del piccolo borgo, dove oltre a poter dormire nelle sei confortevolissime stanze che portano ciascuna il nome di un vino, la qualità della cucina è davvero molto alta, grazie alla mano felice di un giovane calabrese come Giuseppe Lamanna, che in coppia con Lina Maffia sa mescolare i sapori della sua terra d’origine con il mondo gastronomico di questa parte di Veneto.
Del resto, Massimo Gianolli è uno che di enogastronomia se ne intende: imprenditore attivo nel mondo dei servizi finanziari, fonda La Collina dei Ciliegi nel 2010. 58 ettari di cui 33 vitati e in conversione biologica. Gianolli di questi luoghi è innamorato: suo padre Armando, nato a Verona nel 1925, viene affidato dalla mamma a una balia nei monti Lessini e qui vicino vive fino al 1932 per poi tornare a Milano e nel tempo fare un’importante carriera.
Ma dell’infanzia non perde il ricordo e a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 acquista terreni a Erbin. Così Massimo nel 2005, insieme a Stefano Falla, inizia una piccola produzione di Amarone. L’azienda, ben riconosciuta sul mercato, cresce in modo brillante nel corso degli anni e oggi conta una produzione di circa 170.000 bottiglie con 16 etichette distribuite su tre collezioni (classica, Vini del Duomo e Supervalpantena) e un importante piano di sviluppo che prevede nel tempo l’apertura del capitale al mercato.
Oltre a questo, nel 2020 è stata creata una joint venture in partnership con Advini, solido gruppo enologico francese con 2.300 ettari di proprietà e 28 aziende tra tenute, Chateaux e cantine nei migliori terroir d’Oltralpe, Sudafrica e Spagna che darà ulteriore stimolo all’espansione del marchio anche all’estero.
Non è tutto, perché la 2021 è stata la prima vendemmia per i vini destinati a diventare etichette ‘Supervalpantena’, sul mercato dal 2023, i frutti di un progetto messo a punto con gli agronomi dell’azienda e di alcuni tra i più importanti Chateaux francesi Lydia e Claude Bourguignon e Christian Roger, vicepresidente de La Collina dei Ciliegi: vini per i quali non sono previsti compromessi, tra coltivazione biologica, sesto d’impianto stretto, rese non superiori ai 40/60 quintali per ettaro e interventi ridotti al minimo indispensabile.
Cinque parcelle, in buona sostanza i cru dai quali Paolo Posenato, l’enologo della casa, ha dato vita a Monte Castello, rosso da Corvina e Teroldego e il bianco Prea da Garganega, Pinot Bianco e Chardonnay. Infine, il “Club en Primeur”, un circuito messo a punto da Gianolli che a differenza di quel che accade in Francia con i negociant che riservano l’opzione agli addetti ai lavori, mette insieme professionisti tra winelover, manager e imprenditori di settori differenti dando loro la possibilità di investire nell’Amarone Cru Ciliegio. Questo avviene acquistando una o più barrique nelle quali affina il più importante Amarone dell’azienda: 13.500 sono a oggi i litri acquistati con questa formula.
Il vino
A proposito di questo vino, blend di Corvina Veronese, Corvinone e Rondinella, le uve, raccolte a mano, vengono appassite in fruttaio per almeno 4 mesi. Fermentano poi in acciaio inox a temperatura controllata tra i 18 e i 22°C con una macerazione di circa 30 giorni. Il vino matura per 2 anni in legno e successivamente per altri sei mesi in bottiglia.
È potente e allo stesso tempo elegantissimo, il naso che si esprime con una concentrazione di confettura di frutta rossa; le stesse note olfattive, speziate e balsamiche si ritrovano in bocca, dove si rivela di una freschezza sorprendente, di notevole suadenza e di una beva distante da tanti omologhi che dopo un calice tendono a stancare. Lunghissimo il 2017, con un’acidità ancora evidente, è destinato a una vita evolutiva importante. Un vino prezioso.
Foto di Francesco de Marco
Indirizzo
La Collina dei Ciliegi