Vini, Birre e Drink A tutta birra

Il primo microbirrificio verticale con "ristorante della birra" si trova a Napoli: Kbirr, un format unico in Italia

di:
Andrea Martina di Lena
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Copertina Kbirr

Kbirr

Nella Felix regione del vino, ovvero la Campania, dove la viticoltura è una delle più documentate d’Italia, c’è un movimento brassicolo in significativo fermento che ha subito un’accelerata nei confini partenopei. Questo nonostante la lettura di alcuni dati statistici indichi che i campani siano tra i beer lovers meno ricettivi del Bel Paese. I consumatori di birra in queste province rappresentano, infatti, il 45,7%, la più bassa percentuale in tutta Italia, agli antipodi con il maggior fruitore della bevanda luppolata che sembra invece essere la Valle d’Aosta. Come il vino ha un significato culturale, così la birra accompagna l'uomo da oltre 5000 anni ma, a differenza del cosiddetto nettare degli dei che vuole un preciso terroir, la birra è una ricetta circoscritta dagli ingredienti utilizzati, e volendo replicabile in modo uguale, in qualunque posto.


Negli ultimi quattro lustri diversi microbirrifici si sono impegnati, però, a legare la birra al territorio in cui operano, attribuendole un’identità locale non solo in qualità di prodotto “agricolo” ma anche di elemento “culturale”. Questa nobile visione è stata accolta da Fabio Ditto, professionista del settore che gravita intorno al mondo della birra almeno da quando suo zio sposò una bavarese: il suo Grand Tour brassicolo cominciò a 7 anni, da quando frequentava Monaco di Baviera, fino ad attendere la piena maturità per partecipare ai primi Oktoberfest.

La storia


Una fortunata coincidenza che dà l’assist per romanzare la sua biografia di importatore e distributore di birra subito dopo il militare. Oggi è general manager di Drink Up, azienda che eroga servizi, consulenze e distribuzione alla ristorazione. “Pur continuando con l’import, quando ho aperto il mio birrificio ho pensato di invertire il processo, facendo birra locale e portandola io fuori per creare ricchezza sul nostro territorio”. Queste sono le generose premesse con le quali nasce Kbirr, una birra artigianale, quindi cruda e non filtrata, dal naming pittoresco che deriva dalla contrazione del modo di dire Ua, ch’ birr”, espressione vernacolare che unisce folklore e sentimento, genuinità e qualità, la stessa che trovò Fabio quando per la prima volta spillò la sua birra.


Il progetto embrionale ha origine in un piccolo birrificio a Crispano, comune al centro della fertilissima pianura campana che dista circa 13 chilometri da Napoli, con una sola sala cotta da 500 litri che riusciva al massimo ad arrivare a 7 mila litri al mese. L’ulteriore salto di qualità ci fu nel 2020, poco prima che scoppiasse la pandemia, con lo spostamento della sede produttiva nella più ampia area industriale a Giugliano in Campania (NA). Così, Kbirr diventa il primo impianto moderno a sviluppo verticale in Italia e si classifica al primo posto per essere il birrificio con la più alta capacità produttiva (potenziale) sempre sul suolo nazionale.


Questo vuol dire che le nostre tre sale cotte lavorano similmente a tre birrifici in 150 metri quadrati. Attualmente teniamo un ritmo di circa 2 mila ettolitri custoditi nella sala di rifermentazione, passaggio squisitamente artigianale che avviene in una cabina su misura, in gergo chiamata drive in, contenente fusti e bottiglie lasciati a maturare prima di essere messi in commercio”. Un unicum rafforzato dalla filosofia green di Kbirr (in attesa di certificazione), garantita dal recupero energetico messo in atto da un impianto fotovoltaico da 70 kilowatt che autoproduce, appunto, gran parte dell’energia. Un manifesto di autosufficienza il cui prossimo step prevede di riutilizzare persino gli scarti della birra per la panificazione, e già qualche esperimento è riuscito. Una macchina che lavora in “smart working” per mezzo della tecnologia dell’industria 4.0 e conta pochi attori principali, tra i quali non manca la figura del mastro birraio che gestisce tutte le operazioni a distanza.


Le birre


Kbirr è un omaggio a Napoli e valorizza il patrimonio culturale campano attraverso le sue etichette parlanti e scaramantiche. Di queste sei, Natavota è la Lager devota a San Gennaro che chiede un’altra volta il miracolo dello scioglimento del sangue e la sua bottiglia stilizza esattamente l’immagine del Santo. Lo stesso adesivo, riconoscibile per via della sagoma con la tipica mitra, “protegge” due pezzi fondamentali di tutto l’ingranaggio: il “caveau” che custodisce 10 mila euro di luppoli e il quadro con tutte le valvole elettropneumatiche per comandare l’impianto. Insomma, anche la scaramanzia ha le sue regole ma va assistita per Fabio.

Natavota


Sfidando la sorte, invece, per bere una Scotch Ale si dovrà pronunciare Jattura, in napoletano ‘sfortuna’, dalla figura del Scio’ Scio’, un uomo con la gobba che distribuisce corna e ferri di cavallo: qui prevalgono note maltate di whisky affumicato con legno di torba. Quella con la più alta gradazione è la Paliata (in napoletano l’equivalente di una solenne bastonata), una Imperial Stout che lascia spazio alle note di caffè, nocciola e cioccolato amaro.

Jattura Pop


Paliata pop


Frutto di affinità elettive e sincera dichiarazione di appartenenza al territorio, la #CuorediNapoli, che prima ancora di essere un’American Pale è un progetto culturale creato dall’Accademia delle Belle Arti, ottenuta con luppoli americani ma dallo stile 100% partenopeo proprio nel segno della contaminazione. E, infine, la PullicenHell, una Golden Ale in esclusiva per l’Associazione Verace Pizza Napoletana, nata dalla collaborazione tra i maestri pizzaioli, lo stile di Kbirr e l’ingegno dell’artista Pasquale Manzo, autore dell’etichetta con Pulcinella, l’anima del Carnevale partenopeo.

PullicenHell


#cuoredinapoli

Il ristorante e il B&B


Nel 2018 viene inaugurata Casa Kbirr, la casa della birra artigianale interamente prodotta e dedicata a Napoli. Nomen omen. Non un pub né una pizzeria che nello stereotipato linguaggio brassicolo rappresentano i luoghi di consumo canonici della birra, bensì un ristorante dallo spirito conviviale e familiare, dove mangiare “ricordi” campani e in cui ovviamente non manca la postazione per la spillatura. “Una esplorazione del gusto nell’ottica di creare nuove esperienze sensoriali legate a Kbirr”, dichiara Fabio Ditto. Ci sono i grandi classici della tradizione partenopea che, sotto il suo sorprendente guizzo, alternano terra e mare, scandendo aromi, profumi e texture ad abundantiam.

Candele con ragù napoletano


Qualche esempio? Le frittatine di pasta declinate a sentimento, gli ziti alla genovese, e purpette dda nonna impastate con il ragù napoletano o Sua Maestà, la cheesecake al pomodoro di San Marzano a forma di Vesuvio, tutte ricette da abbinare naturalmente alle birre della casa. Una tappa gastronomica che diventa un’esperienza culturale immersiva.

Alici 'mbuttunate


Sua Maestà - Cheesecake con riduzione di datterino e limone abbinata alla Paliata


Vi basterà guardarvi intorno, alzare gli occhi alle pareti o al soffitto per scorgere opere di numerosi artisti partenopei contemporanei. “A loro chiediamo di interpretare le nostre etichette o quando lanciamo una novità di dedicarci un’opera. Finanziamo l’arte e la leghiamo a un prodotto popolare come la birra affinché possa arrivare a tutti”. Dalle sculture in legno ispirate alle etichette Kbirr di Eddy Ferro su disegni di Maura Messina a un’opera personalizzata per Kbirr con i tappi di birra e realizzata da Luigi Masecchia di Tappo’st per valorizzare il tema del riciclo usando proprio la corona metallica che chiude la bottiglia.


E se oggi le Catacombe di San Gennaro, le più antiche di tutto il meridione, sono uno dei siti maggiormente visitati è anche grazie alla sua birra. Nel ventre della collina di Capodimonte c’è questa cittadella sotterranea gestita dalla Cooperativa della Paranza, giovani del Rione Sanità che una decina di anni fa hanno reso nuovamente fruibile questo luogo e continuano a incentivarne la conoscenza con il supporto di Kbirr, che si è messo a disposizione per organizzare AperiVisita serali guidati con taralli e birra.



A completare il cerchio, la Charming House Kbirr in zona Chiaia a Napoli, un quartiere trendy del capoluogo in prossimità del mare con affaccio tra le palazzine in stile liberty dei primi del Novecento, un punto di riferimento per gli avventori che potranno vivere in modo autentico e completo la Kbirr experience.

Foto per gentile concessione dell'azienda

Indirizzo


Casa Kbirr

Corso Vittorio Emanuele 53, 80059 Torre del Greco (NA)

Tel: 376 0466091

Sito web

Charming House Kbirr

Via del Parco Margherita 49, Chiaia, Napoli

Tel: +39 081 1878 9305

Sito web

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