Menhir Salento
La pietra, nel Salento, adorna le case, è espressione di un’identità antica e candida, che neppure il tempo riesce a scalfire. La storia stessa del Salento è stata scritta da popoli nomadi, che hanno segnato la terra con grandi blocchi di pietra chiamati ai giorni nostri “Menhir”. I Menhir servivano per misurare, per raccontare, per tenere traccia del loro passato. In maniera analoga, da quasi vent’anni, un’azienda vitivinicola che eredita il nome di questi monumenti megalitici tra i più conosciuti in tutta Europa, punta a segnare il futuro della Valle dell’Idro: il fondatore di Menhir Salento, Gaetano Marangelli, ha deciso sin dalla nascita della sua cantina nel 2002 di erigerla seguendo un progetto ambizioso, ovvero il sogno di poter valorizzare la bellezza paesaggistica e storica del Sud Salento.
La prima pietra posata come base per la costruzione di questo obiettivo è stata una complessa attività commerciale, prima come imbottigliatori: “Il nostro esordio è stato Numero zero, Negroamaro in purezza affinato in botti di rovere”, racconta Marangelli. “Un’etichetta che parlava già con chiarezza e semplicità di noi: la nostra prima bottiglia, il nostro punto di partenza, senza neppure essere stato presentato nel formato classico da settantacinque centilitri. L’abbiamo presentato al Vinitaly per la prima volta nel formato Magnum. Dopo quasi vent’anni è ancora apprezzato. È in tutto e per tutto il nostro piccolo ‘menhir’.”
Col tempo, Menhir Salento ha iniziato a prendere sempre più la forma dell’espressione del suo territorio: la vasta area in cui si estendono le vigne di Marangelli, che oggi raggiungono la cinquantina tra Minervino e Bagnolo, Galatina e Galatone e la Valle d’Itria, è ricca di pietra, lo stesso elemento con cui condivide il nome l’azienda. Ciò che per altri è sempre stato un problema e tradizionalmente un ostacolo per la viticoltura, per Gaetano è stata una sfida, un’anima in cui si è riconosciuto. “Siamo duri e fermi come un Menhir”, sorride Marangelli. Così ha deciso di “bonificare” il terreno, estraendo alcuni massi dal terreno e valorizzando le proprietà calcarea che hanno potuto trasferire le proprie qualità alle piante e ai frutti.
Tutto è stato convertito in biologico e con vitigni autoctoni: Quota 29, la seconda etichetta, simbolo della distanza in cui si trova dal mare, è un 100% Primitivo, ma in cantina, tra i grandi classici, hanno seguito le varianti di Quota 29 col Susumaniello, il N° Zero rosato con un bland di Negroamaro e Susumaniello, Gelso Regina, Negroamaro vinificato come spumante Brut, i due bianchi Pass-O, Fiano Bianco e Sale, Fiano e Malvasia Bianca, e persino un dolce, D’Alesio, Primitivo di Manduria DOCG.
“Non mi piace definirmi un viticoltore, sono soltanto una persona con una grande passione e con la visione di voler migliorare la terra che amo”, spiega Gaetano. “Oggi posso parlare di Menhir Salento come una somma di errori usciti tutti bene. Siamo partiti con niente, con soltanto l’obiettivo di migliorare l’ambiente, la terra, il Salento di cui mi sono innamorato e su cui si conosce ancora così poco. Il mio modello aziendale è basato su pacche sulle spalle e il rapporto con le persone: senza il lavoro dei miei oltre 60 dipendenti, non ci sarebbe niente. Ecco perché punto sempre a valorizzarli, con una giusta retribuzione, spazi in cui possano lavorare serenamente e realizzare anche i loro sogni. Noi vorremmo essere incubatori di progetti altrui".
"Vogliamo puntare a crescere, ma allo stesso tempo a essere una traccia per gli altri. Là dove molti pensano che il Salento in autunno si fermi, possiamo insegnargli che invece è il periodo migliore per fare impresa, per lavorare in cantina. Là dove molti hanno visto soltanto terra e massi, noi abbiamo visto un sogno, che oggi è già realtà. Possiamo fare tanto per questa terra meravigliosa situata nei pressi di Otranto. Questo è, secondo me, il vino in tutta la sua espressione: un’eredità”.
Indirizzo
Menhir Salento
Via Salvatore Negro, 73020 Bagnolo del Salento (LE)
Tel: (+39) 0836 81 81 99
Sito Web