Il Celler de Gelida è un punto di riferimento per i vini regionali, senza mai scordare il valore dell’accessibilità. “Ho sempre pensato che un vino buono non debba per forza essere costoso”, afferma il suo enotecario.
L'opinione
C’è un posto, in una Barcellona che non dimentica le sue radici, dove le bottiglie raccontano storie e i tappi suonano come note di un vinile d’altri tempi. Questo luogo non è solo un’enoteca, né soltanto un negozio storico: è un organismo vivente con la memoria di quattro generazioni. Si chiama Celler de Gelida, ha sede nel quartiere di Sants dal 1895 e ha appena soffiato sulle sue prime 130 candeline. Una cifra che fa tremare i polsi anche alle attività più blasonate. Ma non ai Falgueras, la famiglia che ha trasformato una piccola bottega di vino sfuso e ghiaccio in uno dei baluardi enogastronomici più autentici della Catalogna. La storia, ripercorsa qui da La Vanguardia, comincia con Ton "Toro", il bisnonno di Toni Falgueras, che caricava verdure e damigiane dal paesino di Gelida per portarli in città su un carretto trainato da un asino. All’epoca si vendeva di tutto: vermouth, acciughe, olio, sapone e perfino ghiaccio all’alba. Niente a che vedere con le 4.500 etichette selezionate oggi con perizia filologica dalla nuova generazione Falgueras. Eppure, il cuore pulsante è rimasto lo stesso: servire chi entra non solo una bottiglia, ma un pezzo di cultura liquida.

Toni, oggi 77 anni e teoricamente in pensione da dieci, gira ancora tra scaffali e botti con la leggerezza di chi non riesce a stare lontano da casa propria. “Ho un pezzo di metallo nel ginocchio!” scherza mentre serve un cliente e racconta, bicchiere alla mano, l’epopea familiare. Il Celler, così come lo conosciamo oggi, è il frutto di una decisione romantico-pragmatica presa con la moglie María Febrer durante un viaggio “bohémien” in Europa. Dormivano in macchina, anche sotto la Tour Eiffel. Tornarono a casa con una certezza: focalizzarsi sul vino, quello vero, prodotto con amore e radici. In particolare quello catalano, da difendere e valorizzare. Fu così che Gelida divenne un punto di riferimento per i vini regionali, pur senza mai scordare il valore dell’accessibilità. “Ho sempre pensato che un vino buono non debba per forza essere costoso”, afferma Toni con quella semplicità che è diventata un marchio di fabbrica. E infatti, nonostante nasconda nel magazzino chicche come vecchi sherry pre-Guerra Civile o i primi vini imbottigliati in Catalogna, non esita a indicare con entusiasmo bottiglie che costano meno di 10 euro. Se oggi il Celler continua a brillare, lo si deve anche ai figli Ferran e Meritxell, cresciuti tra cantine e vigneti come altri lo fanno tra matite e quaderni. Ferran, oggi alla guida dell’azienda, e Meritxell, sommelier di fama internazionale, condividono con il padre -che ha viaggiato in oltre 70 paesi per esplorare oltre 2.000 cantine- un approccio meticoloso al prodotto. È un’eredità che hanno preso sul serio, ma senza rinunciare all’entusiasmo di chi sente di essere parte di qualcosa di unico.

Il loro mood è colto ma mai elitario, e si riflette in una selezione che abbraccia anche whisky, liquori d’erbe e sakè catalano. Un’enciclopedia alcolica in formato enoteca. Nel corso degli anni, tra le pareti del Celler sono passati personaggi iconici come Joan Manuel Serrat, Manuel Vázquez Montalbán, Pere Mir. Ma il visitatore più eclettico, senza dubbio, è stato Vicentet: un leone in carne, ossa e criniera. Non è leggenda urbana, ma un dettaglio pittoresco della storia del padre di María Febrer, ex lottatore e poi concessionario di auto al civico 39 di via Vallespir, che allevava felini con la stessa disinvoltura con cui altri tengono canarini. Quando gli si chiede qual è il cliente più straordinario, Toni risponde senza esitazioni: “Quello che, nonostante il passare degli anni, torna sempre”. È il cliente che non cerca solo un vino, ma un abbraccio liquido, una parola gentile, una memoria condivisa. Il vero tesoro del Celler non è nella bottiglia più rara, ma nel rapporto tra chi serve e chi si lascia servire. E così, mentre il quartiere di Sants-Montjuïc organizza una festa per i 130 anni del Celler, con la presenza del sindaco Jaume Collboni e di molte personalità del mondo culturale, Toni continua a versare vino e storie con lo stesso sguardo curioso di chi sa che ogni annata può ancora sorprendere.

Se passate da Vallespir 65, sappiate che non state entrando in un semplice negozio. State attraversando una soglia temporale, un portale sensoriale, un piccolo teatro dove ogni bottiglia ha una voce. E ricordate le parole di Toni Falgueras, il vero sommelier dell’anima: “Per bere bene, bisogna farlo con moderazione.” Ma una visita al Celler de Gelida non può che farvi ubriacare… di storie.