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Bordeaux: non solo grandi vini inaccessibili ma anche bottiglie a prezzi abbordabili, ecco le migliori anteprime

di:
Marco Colognese
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romina romano copertina

L'Evento

Bottiglie leggendarie, vini sublimi da attendere a lungo e quasi senza limiti d’invecchiamento, prezzi a volte inaccessibili. È dura a morire la nomea di Bordeaux e delle sue notevoli espressioni enologiche, ma non è più (soltanto) così. In effetti il mondo sta cambiando e con lui stereotipi e luoghi comuni: si possono trovare infatti ottimi vini a prezzi assolutamente abbordabili e se possono restare in cantina anche quarant’anni, ci sono bottiglie delle annate 2016 e 2017 già assolutamente pronte da bere.



Ne abbiamo avuto prova il 6 maggio a Villa Cà Vendri, bellissima villa patrizia nel veronese scelta da Crus et Domaines de France della famiglia Helfrich per dar vita per la prima volta in Italia, complici le restrizioni ai viaggi causate dalla pandemia, a quella che è nota come Place de Bordeaux, evento esclusivo che consente di degustare i campioni di botte della vendemmia dell’anno precedente per verificarne le potenzialità future e decidere gli investimenti prima che i vini vengano messi sul mercato. Evento eccezionale anche perché prelevare i campioni dalla barrique e farli viaggiare sottoponendoli a stress non è cosa comune.



A Bordeaux en primeurs 2020 erano presenti più di un centinaio di etichette, dal Grand Cru Saint-Émilion a Pomerol; da Haut-Médoc a Sauternes e ancora Margaux, Moulis, Saint-Julien, Pauillac, Saint-Estephe e Pessac-Leognan. Tra gli Châteaux più noti in degustazione c’erano anche Château Talbot, Château du Tertre, Château Guiraud, Château Beychevelle, Château Pape Clement e Château Gazingrand. Vini da una stagione in campagna precoce e inizialmente secca e calda oltre la media con uve bilanciate dai temporali in agosto; a inizio settembre una vendemmia ideale per il merlot e più difficile per il cabernet a causa della stagione umida.


Romina Romano, country manager per l’Italia del marchio attivo a Bordeaux da cinque generazioni, di una famiglia, gli Helfrich, che possiede oltre 701 ettari e rappresenta uno dei più importanti négociants, ha affermato: “L’Italia è un mercato altamente qualificato per Crus et Domaine de France, con una presenza di clienti e critici di spessore internazionale. Quello di Verona è stato un tasting strettamente tecnico, nel pieno rispetto delle disposizioni, destinato ai clienti di alto posizionamento che non potremo incontrare all’interno dei più grandi châteaux di Bordeaux”.


A guidare le interessanti masterclass con bottiglie dell’annata 2018 è stato Gabriele Gorelli, toscano, primo (e unico, per ora) Master of Wine italiano, il quale ha selezionato prodotti provenienti da Rive Gauche e Rive Droite evidenziando in modo ecumenico quanto non sia semplice attribuire caratteristiche univoche a un vino in un mondo di grandi cambiamenti. “A Bordeaux ogni mattina si alza il sipario e inizia lo spettacolo”: con questa frase del grande enologo Nicolas Vivas Gorelli ha cominciato a raccontare quella che lui stesso ha definito un’annata di estremi, con una primavera fredda e grandinate ed estate e autunno caldi e secchi. Ne sono usciti vini di grande intensità cromatica, potenti e densi, con “tannini assertivi, in genere ben gestiti e con grandissimo potenziale di invecchiamento”.


Abbiamo degustato Chateau De Lamarque Haut-Médoc, Chateau Petit Faurie de Soutard Saint-Émilion Grand Cru Classé, Chateau Yon-Figeac Saint-Émilion Grand Cru, Chateau Haut Bages Liberal Pauillac, Chateau Cadet-Bon Saint-Émilion Grand Cru Classé, Chateau Dauzac Margaux Grand Cru Classé, Chateau La Patache Pomerol e un Sauternes Chateau Bastor- Lamontagne.

Credits photos: Andrea Liverani

Wine Reporter

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