Mondo Vino

Non solo turismo, l'isola di Pasqua produrrà vino: impiantati i primi vigneti e allo studio le viti selvatiche sconosciute

di:
Luca Sessa
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La Notizia

“Rapa Nui”: nome che evoca il film del 1994 ma, soprattutto, identifica l’isola situata nel mezzo del Pacifico meridionale, ad oltre 2.000 miglia dalla costa cilena, meglio conosciuta come Isola di Pasqua. Grande circa il doppio di Manhattan e popolata da 8.000 residenti, questo pezzo di terra è meta ogni anno di circa 100.000 visitatori, attratti dalle iconiche statue in pietra dal volto umano. Presto però potrebbe esserci un altro spunto di interesse per i turisti, il vino. È notizia di questi giorni infatti l’iniziativa di un gruppo di imprenditori guidato dall’enologo e ingegnere Alvaro Arriagada, che ha avviato un progetto il cui primo passo ha previsto la costruzione di un vigneto di cinque acri.


Chardonnay e Pinot Nero i vitigni individuati per dar vita al progetto vitivinicolo nella zona di Pu Ika ta'e Hape, un’area a circa cinque miglia a nord di Rano Kau, il vulcano dormiente nel sud-ovest dell'isola. Nel gruppo di imprenditori ci sono anche l’enologo Fernando Almeda, lo storico Cristian Moreno Pakarati e il nativo dell’isola Poki Tane Hao (con suo padre). “Rapa Nui ha un clima subtropicale, terreni vulcanici ed è fortemente influenzata dalla fredda corrente di Humboldt: tutto ciò contribuisce a creare un ambiente diverso da quelle delle altre isole situate nella Polinesia francese” ha dichiarato Arriagada. “Con acque più fredde, temperature meno estreme e livelli di umidità più bassi, la crescita delle viti ai fini della vinificazione potrebbe svilupparsi con grande successo”.


Queste uve non sarebbero però le prime a crescere sull’Isola di Pasqua: a quanto pare infatti i coloni francesi che si recarono a Rapa Nui da Tahiti, probabilmente nel XIX secolo, portarono con sé dell’uva. Queste viti piantate all’interno di Rano Kau per proteggerle dal vento hanno continuato a sopravvivere fino ai giorni nostri come viti selvatiche di varietà ora sconosciute, e Arriagada sta cercando di indagare al riguardo per classificarle. “Abbiamo tagliato 300 vitigni dalle viti selvatiche trovate all'interno del vulcano Rano Kau, in differenti stati di crescita e maturità”, ha affermato Arriagada. “È stato allestito un vivaio per valutare la loro capacità di adattamento e la velocità della crescita. La prossima sfida è effettuare uno studio di ampelografia per scoprire a quali varietà appartengono” ha concluso l’enologo.

Fonte: foodandwine.com

Al netto del ritrovamento e delle prime attività del gruppo capitanato da Arriagada, è innegabile che la sfida non è delle più semplici: “Sono molto entusiasta di quanto è stato fatto fino ad ora” ha dichiarato l’altro enologo, Almeda “ma bisogna tener conto delle condizioni climatiche particolari e della natura del suolo che generano molte incertezze tecniche, ma faremo del nostro meglio”. L’eventuale vino prodotto non rappresenterebbe però una novità dal punto di vista alcolico per l’Isola di Pasqua, che infatti già ospita il birrificio Mahina.

Wine Reporter

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