La Notizia
Paolo Monelli, Il Ghiottone Errante (1935)
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A cavallo fra cibo e vino, questo volumetto agile rappresenta l’atto di fondazione della critica enogastronomica italiana, con la sua rassegna decontratta di osterie, fiaschi e copiose leccornie. È il frutto della raccolta degli articoli pubblicati da Monelli sulla “Gazzetta del Popolo”, che aveva sguinzagliato il suo brillante inviato in giro per l’Italia.
Mario Soldati, Vino al Vino (1969)
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Il capolavoro enoico di una delle personalità più eclettiche del Novecento, scrittore, regista, giornalista, sceneggiatore. Disegna con penna leggera una mappa del vino italiano fuori dalle rotte scontate: non solo Piemonte e Toscana, ma le denominazioni a venire della provincia profonda, scovate alla ricerca di genuinità in tempi non sospetti, dall’Umbria alla Sardegna, alla Calabria, ai fiordi aguzzi della Liguria. I viaggi sono tre, svolti nell’autunno del 1968, 1970 e 1975. Folgoranti le conclusioni: “I nostri vini sono schietti e squisiti soltanto quando sono un prodotto artigianale: sono preziosi soltanto quando non sono pregiati”, scriveva Soldati, schierato contro il culto dell’etichetta e del grande vino in favore di una poesia elusiva, che sfugge per definizione alla prova dell’anello dell’avaro di De Sanctis, con cui vagliare l’uovo grosso da comprare.
Hugh Johnson e Jancis Robinson, Atlante mondiale dei vini (1971)
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Più volte aggiornato, fino all’ottava edizione di recente pubblicazione, il volume offre una panoramica sui vini del mondo, considerando vitigni, aree di produzione e produttori. È ampiamente corredato di mappe che illustrano le diverse condizioni pedoclimatiche e culturali, tanto da rappresentare un riferimento imprescindibile per tutto il mondo del vino. Si calcola che finora abbia venduto quasi 5 milioni di copie.
Luigi Veronelli, Bere Giusto (1974)
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Dalla personalità più carismatica dell’enogastronomia italiana, un libro (fra i tanti) che è qualcosa di più di un manuale per aspiranti sommelier. Vitigni, modalità di vinificazione, bottiglie e bicchieri, tecniche di degustazione, denominazioni raggruppate per regioni, con tanto di cru e di “marche”; ma anche un approccio generale al vino e alla sua essenza. Perché “ogni vino bevuto ha il suo racconto”.
Émile Peynaud, Il Gusto del Vino (1996)
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Viene considerato tuttora il libro di riferimento sulla degustazione. Incontournable, direbbero i connazionali di Peynaud, enologo che ha rivoluzionato il settore. Passa in rassegna la pratica e la disciplina della degustazione, il ruolo della memoria e dei sensi, l’esame visivo, olfattivo e gustativo, le tecniche di assaggio, gli errori più comuni, gli equilibri e gli squilibri, gli esercizi e la formazione del degustatore nonché le tecniche di servizio, con tanto di glossario per rispondere finalmente alla domanda delle domande: cosa fa la qualità di un vino?
Sandro Sangiorgi, L’Invenzione della Gioia (2011)
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Tutta la poesia del battitore libero del vino italiano. Si compone di quattro parti: “Approccio al vino”, che introduce all’assaggio e alla descrizione; “Le parole del vino”, sorta di dizionario filosofico dei termini utili per fissare le sensazioni senza tecnicismi; “La dispensa”, di carattere più nozionistico, con il contributo di altri autori; “Visioni e letture”, con le illustrazioni di Marcello Spada e una piccola antologia personale.
Armando Castagno, Borgogna, le vigne della Côte d’Or (2017)
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È italiana l’opera definitiva sul sogno proibito degli amanti del vino: l’ha scritta Armando Castagno, autore che unisce come raramente accade alle straordinarie doti di degustatore l’eleganza stilistica e la cultura umanistica. Sviscera fin nella più infima parcella un terroir straordinariamente complesso, come non era mai stato fatto in precedenza.