La Notizia
È stato ospite da poco nella nostra rubrica “Cosa bevono i sommelier” e già lo aveva previsto 2 anni fa dagli assaggi in botte durante la sua visita alla cantina Vietti. Andrea Gori parlava dell’annata 2016 come di una vendemmia capace di bissare l’eccellenza della 2010.Le anteprime svelate a Nebbiolo Prima anno confermato le previsioni. La 2016 è una di quelle di cui fare scorta, beato poi chi riesce a resistere senza consumarla.
Anche ai nasi e ai palati degli americani questa vendemmia ha fatto scendere lacrime di commozione, espresse con i loro soliti criteri da test sierologico e la razionalità classificatrice in centesimi, ma erano pur sempre emozioni vere.
Il Consorzio Barolo Barbaresco Alba, Langhe Dogliani ha fatto le cose in grande quest’anno, con un grande evento a New York nel mese di febbraio in cui 220 produttori hanno presentato i loro vini, tra cui i Barolo 2016. Appena prima del lockdown, by the way.
Forbes ha rilasciato un’anteprima delle note di degustazione del suo giornalista Tom Hyland che ci è sembrato piuttosto entusiasta dell’esperienza. Gli aggettivi per definire il vino in una parola sono “superb” e “outstandig” senza mai scendere sotto “excellent”.

Tra gli assaggi raccontati, il nome più altisonante è quello di Cordero di Montezemolo, azienda che raccoglie e produce vino sin dal tardo Medio Evo.
Il Barolo Monfalletto 2016 è di granato vivace, aroma di more, cedro e fragole. I tannini sono eleganti, un vino che denota complessità e armonia. Il giornalista di Chicago annota spesso anche lo spettro temporale in cui può essere goduto al meglio un barolo. In questo caso sostiene che è apprezzabile fin da subito, con un picco di godibilità fra 7-12 anni.
Per il Barolo Gattera 2016, altro Cru della zona di La Morra, i sentori di buccia d’arancia e cumino vanno a braccetto con una maggiore spalla acida e tannini più marcati ma non esuberanti. Per questo vino è indicata la bevibilità ottimale dopo 15 anni.
Il Barolo Enrico VI è definito “oustanding”, per la sua estrema profondità e ricchezza e i tannini raffinati. L’attesa per la sua completa espressione e di 3 anni, con un picco sulla bevibilità anche oltre i 15 anni.

Volgendosi verso Nord, nel comune di Verduno, troviamo gli assaggi dei barolo di Fratelli Alessandria, realtà non sempre ricordata tra i barolisti più spinti, ma sicuramente coerente nello stile e nella qualità dei suoi vini. Il loro Barolo Monivigliero 2016 ha fatto centro ma mai quanto il meno celebrato Barolo San Lorenzo di Verduno 2016: ricco, naso di more appena colte, mirtilli rossi e rosmarino. Acidità bilanciata che denota lunghezza e “tiro lungo”, leggere note tostate e grande, grande persistenza. Un vino a cui viene abbinato un pizzico di carattere di Borgogna, si spera per la verticalità. Un vino spettacolare da lasciare in lockdown ancora 3-5 anni, per reincontrarlo nel momento della piena maturità.
Spostandosi a Grinzane di Cavour viene riportato l’ottimo lavoro del piccolo produttore Mauro Sebaste, ancora troppo sottostimato secondo il collega americano.

Il vino che più è rimasto nella sua memoria è il Barolo Cerretta 2016, da un vigneto posto nel Cru della zona di Serralunga d’alba. Un vino che profuma di ribes e di cedro, lasciando immaginare un importante spalla acida in bocca. Così è. Il vino tuttavia risulta anche complesso, elegante e armonico. Elementi che si rivelano a poco a poco durante la bevuta e non “scoppiando in bocca”. Una forza gentile.
Per l’ultimo assaggio, facciamo passaggio a sud, nel comune di Novello. L’azienda Cogno, coltiva e lavora viti situate nel Cru Ravera. Proprio il Barolo Ravera 2016 è il vino che ha lasciato più il segno. Fragole, rosmarino e ribes essiccato provocano l’olfatto e fanno da apripista a una degustazione memorabile: maturità, purezza, tannini bilanciati, tostatura lieve. Salvia e timo sul finale. Una bevuta distintiva che raggiungerà il suo apice tra 15 anni e oltre.