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Fra i vitigni più importanti del mondo, lo chardonnay deve il suo nome a un villaggio del Maçonnais, in Borgogna, dal quale si è disseminato in tutto il mondo. Al punto che negli Stati Uniti, dall’Oregon alla California, è pressoché sinonimo di vino bianco. Lo deve in gran parte alla sua facilità di coltivazione, che lo rende appetibile a qualsiasi latitudine, fino in Australia, Argentina e Sud Africa.I suoli sui cui dà il meglio, tuttavia, sono calcare, gesso e argilla. Nei diversi terroir rivela doti camaleontiche: non solo riesce a tradurre i luoghi in sorsi, ma si adatta anche docilmente alle tecniche enologiche di volta in volta prescelte.
Più morbido degli altri grandi vitigni bianchi, lo chardonnay tende costantemente verso il frutto. Se coltivato in zone fredde, come Borgogna e Champagne, dove contribuisce massicciamente ai vini base, assume un profilo più snello, con aromi citrini e minerali. Risulta meno dritto di un sauvignon o di un riesling, più vicino alla mela golden delicious o alla mela cotogna che alla granny smith. Anche il gusto, pur fresco, risulta morbido ed equilibrato. Salendo le temperature, in un clima moderato esplode il frutto, come in una macedonia: arancia, pesca, melone, mandarino. Gli aromi tipici di un californiano.
Nei climi caldi infine il colore vira verso l’oro, come se l’acino si abbronzasse, e il frutto si fa più maturo. Al naso è la volta di frutti esotici come banana, mango e ananas, mentre la bocca diventa opulenta e generosa. Con riferimento all’affinamento, l’eventuale utilizzo di legno nuovo porterà note di burro, crema, tostato e vaniglia.
Fra gli abbinamenti più riusciti, convincono un californiano col salmone confit o un Borgogna con pollo arrosto o branzino.
Alcuni produttori di riferimento
California: Aubert, Kistler, Kongsgaard, Marcassin, Paul Hobbs, Ramey, Ridge
Borgogna: Coche-Dury, Comtes Lafon, Leflaive, Leroy, Ramonet, Roulot
Champagne: Krug Clos du Mesnil