"L'Italia è stata molto dinamica con il suo Prosecco, ora tocca a noi fare lo stesso con il nostro Champagne e i nostri spumanti". Parola del presidente di FEVS Gabriel Picard.
La notizia
Le ultime analisi di FEVS (Fédération des Exportateurs de Vins & Spiritueux de France) rivelano un cambiamento significativo nel mercato internazionale del vino francese. Nel 2024 il valore delle esportazioni ha registrato un calo del 3%, scendendo a 10,9 miliardi di euro, nonostante i volumi spediti siano aumentati dello 0,7%, raggiungendo 124,1 milioni di casse. Questo fenomeno riflette una trasformazione nei gusti dei consumatori, che prediligono bottiglie più abbordabili e spumanti regionali rispetto ai costosi Champagne e ai rinomati vini di Bordeaux.

Secondo il presidente di FEVS, Gabriel Picard, «si osserva un mutamento nei modelli di consumo e forse la fine di un'epoca di ultra-premiumizzazione. Prodotti dall’ottimo rapporto qualità-prezzo hanno retto piuttosto bene o addirittura hanno fatto progressi, ad esempio nel caso degli spumanti, mentre gli Champagne, molto costosi, hanno avuto la tendenza a calare. L'Italia è stata molto dinamica con il suo Prosecco, ora tocca a noi fare lo stesso con il nostro Champagne e i nostri spumanti», osserva ai microfoni di Decanter. In effetti, i vini con un valore aggiunto elevato, come quelli spumanti provenienti dalla Loira e dall'Alsazia, hanno visto un incremento sia in volume (8%, fino a 10,3 milioni di casse) sia in valore (9,5%, raggiungendo 426 milioni di euro), mentre le esportazioni di Champagne, principale prodotto francese per valore, hanno subito una flessione, con un calo del 9,7% in volume e dell'8% in valore (3,86 miliardi di euro).

Nel frattempo, i vini di Bordeaux hanno visto un ribasso del 4,5% in volume (16,6 milioni di casse) e dell'1,4% in valore (5,28 miliardi di euro), con Picard che osserva: «Per ora, Bordeaux sembra aver toccato il fondo». Al contrario, le esportazioni di Burgundy sono cresciute rispettivamente dell'8,4% in volume e del 9,1% in valore, in parte grazie a abbondanti raccolti nel biennio 2022-2023. Anche le regioni della Loira e della Provenza hanno registrato un aumento nelle vendite all'estero, mentre le aree del Rodano, Languedoc-Roussillon e del Beaujolais continuano a mostrare un calo, quest'ultimo per il quinto anno consecutivo. Inoltre, il mercato americano, il principale destinatario dei vini francesi, ha visto un incremento del 10% in volume e dell'8,4% in valore, spinto da un rinnovato rifornimento da parte degli importatori. Al contrario, i numerosi problemi economici e le incertezze hanno frenato le esportazioni verso la Cina, Singapore e Hong Kong.

Picard conclude che «i prodotti di fascia media - non altissima- tendono a mostrare maggiore resilienza, sia per i rossi che per i bianchi», aggiungendo che, mentre il consumo di rossi sembra in declino, i vini bianchi e rosati stanno guadagnando terreno. Nel complesso, le esportazioni di vino e distillati francesi hanno subito un calo del 4%, attestandosi a 15,6 miliardi di euro. Le vendite di Cognac, in particolare, sono scese dell'11% a causa di un'indagine antidumping condotta dalla Cina nel 2024. Questo scenario sottolinea come il mercato stia gradualmente abbracciando opzioni più accessibili, segno di un'evoluzione nei gusti e nelle aspettative dei consumatori globali, che cercano equilibrio tra qualità e convenienza. Un cambiamento che potrebbe ridefinire le strategie delle aziende vinicole francesi, invitandole a reinventarsi per rimanere competitive in un mondo in continua evoluzione.
