Mondo Vino

La Landonne, La Mouline e La Turque: alla scoperta dei tesori del Rodano a Chateau d’Ampuis

di:
Roberto Mostini
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chateau dampuis

La Storia

Questa storia potrebbe partire da una bionda e una bruna, la blonde et la brune, definizione storica di due cru della Cote Rotie. Di facile immaginazione il motivo di questa designazione. Un po' come a Puligny e Chassagne Montrachet, dove al maschile si certificò un passaggio di consegne per inevitabili motivi di successione. Lassù le parcelle si divisero tra un Batard e un Chevalier. Mancherebbe una "s" ma ci siamo capiti.


Ma andando oltre la storia e le leggende, se vi venisse in mente di andare a visitare la premiata ditta E.Guigal ad Ampuis, nella parte nord del Rodano, prendetevi tutto il tempo e la pazienza necessaria, diciamo almeno mezza giornata. Per la blonde et la brune ci sarà tempo.

Ne varrebbe veramente la pena di affrontare la lunga visita guidata, sarebbe molto didattico, perché raramente come in questa azienda la quantità e la qualità vanno di pari passo. Sei o sette milioni di bottiglie è infatti l’approssimativa produzione dell’Imperatore del Rodano, coprendo praticamente quasi tutte les appellations da nord a sud, fino a Chateauneuf du Pape.


Il distinguo importante va però fatto tra i vini a grande diffusione ricavati dall’attività da negociant ed etichettati appunto “E.Guigal” e quelli forse ancora più famosi del Chateau d’Ampuis, dove sono custoditi Les Trésor du Domaine Guigal.

Va subito detto che la produzione dei vini più popolari, quelli etichettati E.Guigal sono tra i migliori se visti sotto l’aspetto del rapporto qualità prezzo. In Francia si trovano ovunque, negli scaffali della grande distribuzione, dai fast food piazzati ad ogni rond point periferico delle principali cittadine francesi, nelle enoteche di basso, medio o alto livello, e ancora nelle carte dei vini della ristorazione classica di fascia media.


Tra i 15 e i 25-30 euro si colloca approssimativamente la fascia di prezzo dove si incontrano questi prodotti da non sottovalutare neppure dagli appassionati già smaliziati e conoscitori dei vini migliori della regione, perché già su questi livelli standardizzati la maison Guigal propone quasi sempre dei vini che rispecchiano in maniera cristallina le caratteristiche identificative di ogni comune indicato in etichetta.


Torniamo all'inizio? Adesso mi spiego meglio: da nord a sud, dalla Cote Rotie “La Blonde et la Brune” così definiti come terroir forse perché quei frammenti di vigne furono ereditati dalle figlie di un proprietario che così -sommariamente- decise di identificarle, come forse è accaduto anche a Puligny e Chassagne, dove l’eredità dei nobili grand cru ricaddero su un figlio legittimo, quindi un Cavaliere (Chevalier Montrachet), e un figlio illegittimo, un Bastardo (Batard Montrachet).


Ma non perdiamoci nel ginepraio delle ricadute per successione, qui si cade bene anche sulle denominazioni sottovalutate ma nobili, come Condrieu e Cornas, attraverso gli sbriciolati terroir di St Joseph, sulle sommità dell’Hermitage o ridiscendendo attraverso Gigondas, Tavel, Chateauneuf du Pape, senza mai cadere nel caricaturale, anche quando si tratta di un semplice rosé da tutti i giorni.


Ma è ovviamente il piano superiore quello che accende l’immaginazione degli amanti dei grandi vini. Un’immaginazione Luminescense, 1800 bottigliette di viognier (dal comune di Condrieu) con residuo zuccherino, prodotto nel 2003, annata infernale, di cui ebbi la fortuna di averne una cassetta da sei, che apre le danze sui tesori Guigal. Uno degli aperitivi più originali e straordinari che si possano immaginare.


Il passo successivo sarà il Condrieu La Doriane. Lo metto in quest’ordine perché è quello che mi ha sempre convinto di meno, a causa di una certa mollezza appiattita dal pesante affinamento in legno.


Gli altri bianchi o rossi haute de gamme arrivano dai terroir di St.Joseph e soprattutto dall'Ermitage denominato "ex voto" e a cui è stata sottratta una acca per cavilli storici e che rappresenta l’ultima etichetta di grande fascino arrivata nella cassaforte dei tesori di Guigal. Come d'abitudine all'Hermitage i vini si declinano in bianco e in rosso, con pari dignità.


Ma non siamo ancora arrivati al dunque, ai mitici La-La-La, che non è l’attacco di una canzoncina popolare ma il termine confidenziale per richiamare l’attenzione sui tre vini mostruosi ricavati da tre diverse parcelle della Cote Rotie. La Landonne, La Mouline, La Turque.

La prima cosa che salta all’occhio guardando la scheda tecnica di questi vini è il periodo di affinamento in legno nuovo: almeno 42 mesi. Un’altra cosa curiosa e forse imprevedibile è la piccola percentuale di uva bianca, (viognier) che entra nella cuvèe de La Turque e La Mouline.


Per nulla imprevedibili invece i 100/100mi di Robert Parker, valutazione spesso discutibile sui vini fotocopia del bordolese, mentre qui il Robert secondo me ha assunto una sensibilità diversa e più condivisibile. Durante diverse degustazioni di vini rossi del Rodano qualcuno affermava: “però! … Parker sul Rodano ci prende sempre!” E anche Bettane e Desseauve confermano sull’annata 2005 valutazioni che stanno tra il 19 e il fatidico 20/20ml.


Nonostante il prevedibile ma non fastidioso ricordo del lungo "allevamento" in legno nuovo, questi vini in gioventù stupiscono per il sontuoso equilibrio tra la densità della materia, la concentrazione, la tensione, la morbidezza dei tannini e soprattutto per la persistenza inaudita.


I prezzi sono alti, parecchio alti, però, per godersi un ottimo Cote Rotie di Guigal senza svenarsi, la soluzione è l’etichetta che apre la gamma dell’appellation, lo Chateau d’Ampuis, dal naso fine e delicato, quasi burroso, dove le nette note speziate si fondono con frutti rossi maturi fino a raggiungere il sentore di prugna e dove i tannini si sono abbigliati in smoking per dare il benvenuto nel castello dei tesori di Marcel Guigal.

Wine Reporter

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