Da un’intuizione brillante di Carlo e Aurora Baccheschi Berti è nata un’attività che comprende accoglienza e vitivinicoltura, ora seguita dai loro tre figli Brando, Neri e Corso.
La struttura
Raggiungere Castello di Vicarello ha un che di avventuroso, perché, per arrivare in quello che non è esagerato definire un piccolo paradiso, ci si perde in mezzo a una natura lussureggiante, percorrendo un ultimo tratto tutto sterrato. In effetti, quello che la famiglia Baccheschi Berti ha realizzato, sotto il profilo dell’ospitalità, è un vero capolavoro dove si può apprezzare, una volta tanto nel pieno della sua accezione, quel concetto di esclusivo di cui tanto si abusa.
Siamo in Maremma, a Poggi del Sasso: da qui, poco distante da Montalcino, si scorge la forma inconfondibile del Monte Amiata; e qui, da un’intuizione brillante di Carlo e Aurora Baccheschi Berti, avvenuta alla fine degli anni Ottanta del 1900, è nata un’attività che comprende accoglienza e vitivinicoltura, ora seguita dai loro tre figli Brando, Neri e Corso.
Tutto è partito con il magnifico recupero dei resti di un antico castello del XII secolo, ‘scoperto’ durante una passeggiata a cavallo: quello che doveva essere un buen retiro di famiglia si è trasformato in 40 ettari tra vigneti, oliveti e terreni agricoli biologici, dieci suite una diversa dall’altra - per ora perché se ne prevedono altre cinque - di preziosa eleganza, in cui elementi d’arredo indonesiani si integrano a pezzi classici, due stupende piscine e tanto altro. Tutto rende la sosta al Castello di Vicarello un’esperienza unica. Si punta molto anche sulla cucina, affidata al bravo Massimiliano Volonterio, comasco trasferito in Toscana per amore.
La cantina
E sempre di amore e passione si tratta quando si parla della volontà di Carlo di realizzare degli ottimi vini che oggi provengono dalle uve di tre vigneti, distribuiti su circa sei ettari, che circondano questo angolo di bellezza, tra i 300 e i 350 metri d’altitudine.
La Vigna del Castello, poco più di un ettaro, con un imponente ulivo secolare a presidiarla, si trova proprio all’ingresso della struttura ed è il luogo da cui tutto è partito quando Carlo e il figlio Brando tornano da un viaggio in Francia e il primo decide di piantare Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. Le stesse percentuali (45%, 45% e 10%) si ritrovano ora nell’eccellente taglio bordolese che prende il nome della tenuta. Nel vigneto di Poggio Vico, 3,5 ettari in direzione del fiume Ombrone, si coltivano Cabernet Franc, Malbec e Merlot. Procedendo ancora si incontra la scenografica Vigna Anfiteatro con la sua forma inconfondibile e una ragguardevole pendenza: in questo caso si tratta di un ettaro e mezzo di terrazzine da cui si vendemmiano Sangiovese e Merlot.
Le vigne si alternano a fitte macchie di bosco che contribuiscono a un clima, ideale per le piante, influenzato dalla presenza del monte Amiata a sud-est, che funge sia da barriera contro i venti più freddi, sia da blocco per le correnti umide occidentali. Poi c’è l’apertura a ovest, sul letto del fiume Ombrone, verso il mare, distante solo una trentina di chilometri in linea d’aria e visibile in lontananza. Questo favorisce nella tarda primavera e in estate l’inserimento di brezze termiche che riducono il rischio di colpi di calore e un'importante escursione termica notturna.
I terreni sono eterogenei, con formazioni geologiche molto antiche, soprattutto di origine marina: alberese e argilloscisti, suoli franco-argillosi, ricchi in scheletro e micro-elementi e calcare attivo. Le radici arrivano in profondità, caratteristica importante per viti ad alta e altissima densità come in questo caso, tra le 9 e le 14 mila piante per ettaro, aumentando la resistenza allo stress idrico e migliorando l’interazione tra vite e suolo.
Il sistema di allevamento è ad alberello toscano, ormai raro, qui riadattato alle caratteristiche pedoclimatiche della zona, con effetti sulla stabilità e sul parziale ombreggiamento di pareti fogliari e dei grappoli, maturazioni più lente e gradazioni meno pesanti. Dal 1999 Castello di Vicarello è in regime biologico: il rame, utilizzato contro le malattie fungine, è metabolicamente attivo e non si accumula nel suolo. Le potature seguono il calendario lunare. I suoli sono lavorati con prodotti naturali e seminati con sovesci modificati di anno in anno, con il maggior inerbimento possibile del suolo. Per il contrasto agli insetti nocivi si liberano insetti antagonisti e si usa la pratica della confusione sessuale.
I vini
È Brando, ex velista professionista, il responsabile del progetto enologico: nella squadra di cantina lo affianca l’enologo consulente Maurizio Saettini. Le etichette prodotte sono cinque: oltre al già citato taglio bordolese, ci sono un Supertuscan e tre monovarietali, di cui un Sangiovese in purezza, e due Malbec, un rosso e un rosato. Tutti vini significativamente molto buoni, tra i quali per noi spicca Poggio Vico, l’ultimo arrivato, uscito nel 2022 con la vendemmia 2018. Si tratta di un Malbec in purezza che arriva dal vigneto omonimo, mezzo ettaro con quattordici anni di vita.
Di questo vitigno, ora il più coltivato in Argentina, se ne innamora Carlo Baccheschi Berti all’inizio degli anni duemila assaggiando i vini di Achaval Ferrer durante in viaggio in Sudamerica. Prodotto in 2500 bottiglie, racconta un sorso di estrema eleganza, armonico, dal corpo strutturato e allo stesso tempo di bellissima freschezza. Affina un anno e mezzo in barrique nuove per il 30% e rimane altri 12 mesi in bottiglia prima di andare sul mercato. Restiamo in attesa di assaggiarlo di nuovo, magari una volta aperta la scenografica cantina con sala di degustazione panoramica attualmente in costruzione.
Contatti
Castello di Vicarello
58044 Poggi del Sasso Cinigiano (Gr) Tuscany Italy
Telefono: +390564990718
mail: info@vicarello.it