Tra le diverse attività pionieristiche condotte da Benanti c’è la zonazione dell’area etnea. Ancora oggi questa azienda è l’unica realtà a essere presente su tutti i versanti della DOC dedicata al vulcano, destinata presto a trasformarsi in DOCG. Vi raccontiamo il suo Etna Bianco Contrada Cavaliere, un grande Carricante in purezza.
Crediti fotografici: Leif Carlsson
L'azienda
Ci siamo arrivati in un giorno di pioggia torrenziale, da Benanti. Un tempo non così usuale, ma neppure capace di guastare la bellezza di questa cantina ai piedi dell’Etna, per tanti motivi pioniera della viticoltura in quest’area enologica. La presenza della famiglia Benanti in Sicilia risale al XVIII secolo, quando da Bologna arriva nel 1734 un discendente mandato da Vittorio Amedeo d’Aosta.

Sia pur in modo amatoriale, i Benanti a fine ‘800 iniziano la produzione viticola a Viagrande, versante sud-est. Se dal 2022 Benanti fa parte di Brave Wine, holding del vino fondata da Renzo Rosso, facendo qualche passo indietro, Salvino Benanti, che con il fratello Antonio conduce l’azienda, ci racconta: “Abbiamo iniziato nel 1988, mio padre Antonino aveva 44 anni e veniva dal mondo del farmaco, mio nonno aveva fondato un’azienda di produzione, la SIFI, che abbiamo ceduto 15 anni fa. Quindici anni li abbiamo passati anche io e mio fratello tra Ginevra e Londra, ritornando qui nel 2012 a trent’anni dopo aver visto tanti mondi, tra finanza e banca. Papà era un chimico e aveva iniziato a farsi assistere da una squadra, ingaggiando all’epoca un ragazzo del luogo.


Si trattava di Salvo Foti, enologo allora venticinquenne a cui va il merito di aver contribuito a definire il carattere distintivo della prima produzione, soprattutto per Nerello Mascalese e Carricante. Tutto si era iniziato a sviluppare senza l’assillo del guadagno ma con un grande amore verso l’Etna”. Dal 2010 l’enologo è Enzo Calì, il quale ha capitalizzato un enorme patrimonio di conoscenza affiancando nel tempo i professionisti che qui hanno prestato la loro opera, a partire da Foti, ai piemontesi Gian Domenico Negro e Marco Monchiero, ai professori Rocco Di Stefano e Jean Siegrist.



Tra le diverse attività pionieristiche condotte da Benanti, c’è la zonazione dell’area etnea, con la selezione accurata delle uve dai versanti storicamente più vocati alla loro coltivazione. Ancora oggi è questa azienda è l’unica realtà a essere presente su tutti i versanti della DOC dedicata al vulcano, destinata presto a trasformarsi in DOCG. Un altro primato è la realizzazione, ormai nel 2002, del primo spumante metodo classico dell'Etna da uve Carricante. Tre anni dopo viene avviata una sperimentazione quinquennale che porta a brevettare quattro lieviti autoctoni selezionati.



Un’altra caratteristica che rende Benanti un caso di impresa che guarda avanti è l’estrema attenzione che dedica all’accoglienza. Continua infatti Salvino: “La prima firma nel guestbook risale a venticinque anni fa, e negli ultimi quindici abbiamo investito moltissimo. Per ora non offriamo il pernottamento ma abbiamo una proposta di cucina che vede protagonista Enrico Rinaldi, il quale è stato dieci anni con Antonia Klugmann e di recente è arrivato anche Gianluca Sottile, di Alba, che è stato al Therasia.” Ecco perché, aggiungiamo noi, qui si mangia davvero molto bene.

I vini
La produzione annuale si assesta sulle 250.000 bottiglie, le cui uve arrivano dai diversi versanti del vulcano, nella forma semi-circolare da nord a sud-ovest della DOC: da qui una grande varietà di altitudini, esposizioni, escursioni termiche, suoli, illuminazione, insomma una combinazione unica di condizioni pedoclimatiche che consentono una grande valorizzazione dei diversi vitigni autoctoni delle differenti sottozone e delle loro espressioni. Sono 13 le etichette che distinguono Benanti come Etna DOC (sette rossi, quattro bianchi, due rosati). A esse si aggiungono il monovitigno Nerello Cappuccio e due spumanti metodo classico da uve Carricante. Ci siamo innamorati anni fa del Pietramarina, Etna Bianco Superiore che fa parte delle Icone, un vino che bevuto con diversi anni sulle spalle sa regalare quelle emozioni che solo una longevità come la sua riesce a concedere.

Siamo poi rimasti particolarmente colpiti da una delle etichette della "Selezione Contrade", l’Etna Bianco Contrada Cavaliere, annata 2019, da uve Carricante in purezza. Le vigne hanno un’età di quasi cinquant’anni e si trovano intorno ai 950 metri sul livello del mare, sul versante Sud-Ovest del vulcano, con un clima montano, poco piovoso, con elevata ventilazione ed escursioni termiche importanti; il suolo è vulcanico-sabbioso, ricco di minerali e di scheletro, con ottima capacità drenante. La vendemmia avviene a mano attorno alla metà di ottobre: le uve vengono prima diraspate e poi pressate sofficemente.

La fermentazione con lievito autoctono, a temperatura controllata, avviene per circa due settimana a circa 18 °C in serbatoi di acciaio. Il vino matura in vasca sulle fecce nobili, con bâtonnage periodici, per un anno. Dopo l’imbottigliamento, affina ancora bottiglia per circa 6 mesi. Ha un profumo di notevole intensità e ricchezza, di mela, zagara, con sentori di anice. In bocca è fresco, di bella sapidità, armonico e dal finale leggermente ammandorlato. Da dimenticarne in cantina qualche bottiglia per sorprendersi ancora.
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