Cinque tipologie espressive per un vino dalle grandi potenzialità: prodotto tra Veneto e Lombardia, il Lugana non smette di sorprendere gli appassionati. E consolida la sua ascesa tra i migliori bianchi italiani.
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Il vino e il Consorzio
Il Consorzio Tutela del Lugana Doc ha avuto la grande idea di presentarsi in modo inusuale con una degustazione che ha messo insieme vino e arte in un contesto di rara bellezza. È accaduto a Venezia in occasione della seconda edizione di Wine in Venice, in una delle meravigliose sale della Scuola Grande della Misericordia, quando il professor Gianni Moriani e Andrea Gori si sono alternati raccontando il Lugana attraverso una degustazione che ha toccato cinque tesori artistici conservati a Venezia e le altrettante tipologie di questo vino dalle notevoli espressioni.
Il Consorzio, rappresentato dal presidente Fabio Zenato, comprende 215 soci, dei quali 180 sono viticoltori e aziende a filiera completa su un’estensione di circa duemilaseicento ettari a cavallo tra Veneto e Lombardia. Due regioni, due province (Brescia e Verona) e cinque comuni, quattro dei quali (Desenzano, Sirmione, Pozzolengo e Lonato) sono nel bresciano; anche la maggior parte degli ettari vitati si trovano nella stessa zona, ma la prospettiva cambia per quel che concerne i volumi commerciali, con il 60% dell’imbottigliato dai produttori del comune di Peschiera del Garda.
La produzione è prossima ai 28 milioni di bottiglie che per i loro due terzi sono vendute all’estero. Fabio Zenato ci ha ricordato come il territorio del Lugana, esteso lungo la costa meridionale del Garda, si sia originato dall’azione millenaria del ghiacciaio del lago, che nella fase del suo ritiro, diecimila anni fa, ha lasciato argille e insenature moreniche che lo hanno disegnato e plasmato.
“Il vino – ha ricordato – è un aspetto del territorio, un elemento frutto del lavoro dell’uomo e della natura: il ghiacciaio era profondo un chilometro, questo è un aspetto sostanziale perché ha portato a suoli che a loro volta sono profondi dai trenta fino ai sessanta metri con tenori di argilla molto elevati, diversi tra loro. Un altro aspetto fondamentale è quello climatologico, con una zona che è di fatto continentale, ma con la presenza del lago ha un clima mediterraneo, dominata da brezze che creano condizioni uniche con poche escursioni termiche e mitigando l’aria evitano le gelate”.
Il territorio
Un contesto geografico molto favorevole, quindi, un’area che dopo il periodo di glaciazione è diventata la “Selva Lucana”, un foltissimo bosco acquitrinoso bonificato a partire dal XV secolo dalla Serenissima Repubblica di Venezia per ricavare terreni destinati alla coltivazione di cereali. La presenza della vite, qui, documentata dai famosi vinaccioli di Vitis Silvestris ritrovati presso le palafitte di Peschiera del Garda, risale a almeno all’Età del Bronzo. Le prime menzioni specifiche risalgono invece al “De naturali vinorum historia” e gli “squisiti Trebulani” del 1595 di Andrea Bacci e al vino “gagliardo e soave della “fangosa Lugana” nominato da Ottavio Rossi nelle sue Memorie bresciane (1693).
Due sono le zone in cui si divide sotto il profilo vitivinicolo il territorio del Lugana. La prima, pianeggiante, si estende lungo l’entroterra tra Desenzano, Sirmione, una parte del comune di Pozzolengo e Peschiera. La seconda, più collinare, va dalla Torre Monumentale di San Martino della Battaglia da un lato verso Pozzolengo e dall’altro verso Lonato. Qui le argille sono più sabbiose e meno coriacee, i terreni più morenici con una buona presenza di elementi ghiaiosi. I vini, rispetto all’altra area, sono meno minerali, più acidi e corposi.
A livello ampelografico il Lugana è composto in modo nettamente preponderante dalla Turbiana, stretta parente del Trebbiano di Soave i cui suoli però sono di natura vulcanica. Si tratta di un’uva meno produttiva della media dei Trebbiano, dal grappolo medio e dalla buccia spessa. Anche se il disciplinare prevede la possibilità di utilizzare vitigni complementari a bacca bianca, purché non aromatici, fino al 10%, la tendenza è quella di usare Turbiana in purezza per tutte e cinque le diverse tipologie: il Lugana base, il Superiore, la Riserva, la Vendemmia Tardiva e lo Spumante.
Le diverse tipologie di Lugana
Le prime tre tipologie, con stili e caratteristiche differenti da un produttore all’altro, presentano un dato comune, ancora più evidente nel Superiore e nella Riserva, ovvero la propensione a una longevità estremamente soddisfacente, tanto che se il base si può stappare senza problemi dopo due o tre anni, le altre due possono riservare notevoli sorprese fino a dieci anni e oltre. Il base, Lugana d’annata, copre quasi il 90% della denominazione. È un vino dalle delicate note floreali con cenni di mandorla, fresco e agrumato.
Il Lugana Superiore prevede almeno un anno di affinamento dalla vendemmia. Ecco perché la sua complessità è maggiore rispetto al base sotto il profilo sensoriale. Più carico e dorato nel colore, ha profumi più articolati con sentori di erbe di campo, clorofilla, mela e agrumi maturi con il mandarino in primo piano, oltre a note di nocciola e spezie con il passaggio in legno grande; di bella acidità e struttura più evidente, si presenta in bocca particolarmente sapido e minerale. La versione Riserva affina per almeno due anni di cui un periodo di sei mesi in bottiglia. Va da sé che colore e profumi crescano in complessità e calore, con note di pietra focaia e sentori balsamici e una bella avvolgenza al palato.
La Vendemmia Tardiva è un vino ottenuto dalla surmaturazione delle uve in pianta con una raccolta e tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, senza ulteriori appassimenti in fruttaio. Non è un vino che presenta la dolcezza di un passito, ma una morbidezza molto ben bilanciata dall’acidità che può portare ad accostarlo alle vendemmie tardive alsaziane e alle Spätlese teutoniche. Solida è la tradizione della versione Spumante, prodotta in piccoli numeri ma nel disciplinare dal 1975. Prevista sia con metodo Charmat sia con metodo classico, può essere un prodotto più semplice, fresco e immediato nel primo caso e di maggiore finezza e complessità nel secondo.