Weekend Wine

Parma, non solo food valley: Nabucco, il vino 90 % barbera dedicato a Giuseppe Verdi

di:
Marco Colognese
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Nabucco monte delle vigne copertina

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Ci si trova a Ozzano Taro, in un luogo di pace e bellezza, tra quelle verdissime colline che nelle Cronache medievali di Fra Salimbene de Adam venivano descritte come “li monti de le vigne”. È qui che Pietro Pizzarotti, ormai quasi sessant’anni fa, inizia ad allevare bovini nel suo podere di 100 ettari, la Villa del Monticello, con l’idea nel cuore di riportare sul terreno i vigneti che un tempo popolavano la zona. 

Paolo Pizzarotti


C’è emozione nella voce di Paolo Pizzarotti quando racconta come, diciannovenne, all’improvvisa morte del padre nel 1966, tre anni dopo aver intrapreso questa strada, si prende la responsabilità di condurre l’azienda. La svolta che porta al mondo del vino avviene nel 2004, quando Paolo incontra Monte delle Vigne, realtà confinante con il suo podere e una piccola cantina, 7 ettari di vigneti con una produzione basata sui vitigni autoctoni che ancora adesso costituiscono l’ossatura produttiva: ne rafforza la struttura diventando socio di maggioranza e così gli ettari vitati diventano 20 grazie al podere Bella Foglia e ai suoi impianti di Barbera e Malvasia, per arrivare a 40 vitati su 60 alla fine del 2009. 



Inoltre, si coltivano Sauvignon, Chardonnay, Lambrusco Maestri e Cabernet Franc. Dai 200 ai 300 metri d’altezza, in un contesto microclimatico caratterizzato dalla posizione tra il Parco Fluviale del Taro e il Parco Naturale dei Boschi di Carrega e dalla brezza che arriva dal passo della Cisa che separa i due appennini tosco-emiliano e ligure, insieme a terreni di natura calcareo argillosa, i vini acquisiscono carattere di finezza ed eleganza non prive di concentrazione. La tecnologica cantina ipogea a pigiatura gravitazionale, realizzata su progetto dell’architetto Fiorenzo Valbonesi con una struttura rivestita di mattoni in terracotta a richiamare la tradizione edile delle strutture medievali e rendendo omaggio alla Via Francigena che attraversa i vigneti, in un’ottica di approccio sostenibile sfrutta un impianto fotovoltaico da 40 kW e un sistema geotermico e di recupero delle acque piovane per l’irrigazione


A partire dalla prossima vendemmia tutta la produzione sarà certificata biologica e nell’ottica della coerenza con un percorso aziendale orientato all’attenzione per l’ambiente cambierà anche il Nabucco, primo rosso fermo realizzato a Parma, terra di vini frizzanti, etichetta storica nonchè la prima nata in cantina. Sarà differente tanto nella veste grafica quanto nella sostanza. Espressione di un territorio in cui la Barbera può prendere piede con grande finezza se viene curata come si deve, se le annate precedenti erano tutte con il 70% di Barbera e il 30% di Merlot l’ultima, la 2018, messa a punto con la consulenza di Luca D’Attoma, vedrà passare il vitigno principale al 90%. 7200 bottiglie prodotte, uva raccolta a mano con selezione dei grappoli, fermenta con macerazione sulle bucce per 40 giorni e matura 12 mesi in barriques di rovere francese prima di affinare altri tre anni in bottiglia. 


È un vino ancora in evoluzione, che promette notevoli soddisfazioni andando avanti col tempo ma già oggi si esprime con eleganza, col suo colore rubino acceso e un naso complesso che fa sentire prima la ciliegia, poi un delicato sottobosco, note floreali di spezie e un cenno di liquirizia. La struttura è importante, in bocca si fa già ricco e avvolgente nonostante la gioventù. Ha portato la Barbera di qui a un’espressione particolarmente riuscita e si farà lirico, come promette il suo nobile nome dedicato a Verdi.

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