“Questo vino fu molto voluto da mio zio Leonardo con il desiderio che fosse da subito un grande bianco da invecchiamento. Oggi, dopo 50 anni, tutta la mia famiglia e io siamo orgogliosi di aver desiderato Benefizio, che vendemmia dopo vendemmia, ci regala ogni anno grandi emozioni.” Il racconto di Lamberto Frescobaldi e una verticale sorprendente.
Frescobaldi festeggia 50 anni di Pomino Bianco Riserva Benefizio
L’incontro a Milano al ristorante di Andrea Aprea con Nicolò D’Afflitto, enologo di Marchesi Frescobaldi, per i cinquant’anni di Pomino Bianco Riserva Benefizio con una preziosa verticale che ci ha portato indietro nel tempo fino al 1990, è stata un’occasione preziosa per conoscere un lembo di Toscana meno noto.

Come lui stesso racconta: “Quando si parla di Pomino si parla di un cru che non sembra Toscana, perché la Toscana sono ulivi, colline e cipressi e a Pomino tutto questo non c’è. Ci sono abeti, terreni e clima totalmente differenti. La cantina è a 600 metri sul livello del mare ma il vigneto Benefizio si trova a 710: questo gioca nella viticoltura lo stesso effetto della latitudine; dunque le grandi zone dello Chardonnay, come Chablis e Borgogna, circa mille chilometri più a nord. A Pomino i terreni sono sub-acidi e sabbiosi e nelle nostre foreste crescono, tra boschi di abeti e sequoie secolari, piante come le felci, specchietto dell’acidità del terreno. Impensabile, in queste condizioni, avere uno chardonnay ‘ciccione’.”


Del resto, come sostiene lo stesso Lamberto Frescobaldi, presidente dell’azienda: “Sulla strada per Pomino mi emoziono come fosse la prima volta a scoprire questo angolo unico di Toscana. Qui, le classiche colline toscane lasciano spazio a un territorio inaspettato, quasi montano. Fu proprio dall’osservazione e dall’ascolto del territorio che la mia trisavola, Leonia degli Albizi, nel 1855 ebbe l’audacia di piantare le barbatelle di Chardonnay che più di un secolo dopo, nel 1973, videro la luce della prima vendemmia di Benefizio. Questo vino fu molto voluto da mio zio Leonardo, con il desiderio che fosse da subito un grande bianco da invecchiamento e oggi, dopo 50 anni, tutta la mia famiglia e io siamo orgogliosi di aver desiderato Benefizio, che vendemmia dopo vendemmia, ci regala ogni anno grandi emozioni.”


Il territorio
Si è parlato di clima, quindi, con D’Afflitto: “Le temperature massime lassù sono molto più basse, gli acidi del vino non vengono degradati e si arriva a vendemmia con uve mature ma che hanno preservato l’acidità. È un vantaggio grandissimo perché in questo modo i vini bianchi danno moltissimo sulla freschezza. Poi c’è una notevole escursione termica. E infine, la luce: a Pomino è nitida, bellissima.” Questo accade anche d’estate, quando la cappa di umidità si fa vedere ovunque e qui non c’è foschia.

La storia del vino a Pomino, una delle prime zone toscane a ottenere la Denominazione di Origine Controllata nel 1983, risale al XIX secolo. Castello Pomino ha un totale di 108 ettari vitati, un’altitudine tra i 400 e i 750 metri sul livello del mare. I suoli di Pomino hanno preso forma nell’era miocenica, frutto di depositi marini trasformati tempo a causa del sollevamento dell’Appennino. Si tratta di terreni composti in prevalenza da marne, arenarie e scisti, con una percentuale importante di argilla e calcare che dona ai vini una notevole mineralità, che a sua volta si traduce in freschezza, complessità e sapidità. Prima cantina per gravità nella storia della Toscana, forse anche Italia, ci ricorda D’Afflitto: “All’epoca non c’era energia, ma noi l’abbiamo preservata così e continuiamo a lavorare nella stessa maniera”.


Il vino
Nel corso della degustazione verticale abbiamo avuto modo di apprezzare quanto ci è stato raccontato, attraverso le sensazioni percepite all’assaggio. La stupefacente vitalità di una vendemmia come la 1990, trentacinque anni di eleganza ancora totalmente vibrante, la freschezza della 2009, la 2014 ancora in piena espressione di gioventù e infine la 2023, annata in cui si celebrano i cinquant’anni di un progetto più che mai attuale, in un momento storico in cui è la finezza quella che si cerca nei vini, contrapposta a una potenza ormai fuori contesto.


Frutto di una vendemmia leggermente posticipata, le uve del 2023 sono state sottoposte a pressatura soffice e delicata. Il mosto è passato in barrique – metà nuove e metà di primo passaggio: qui si è svolta la fermentazione alcolica e soltanto parzialmente quella malo-lattica. Il vino è poi maturato sulle fecce in legno, con bâtonnage secondo necessità. Un ulteriore affinamento in bottiglia e il vino è stato messo in commercio. Note di frutta bianca matura e una bella speziatura al naso; in bocca è giovane, teso, di significativa struttura e notevole pulizia. Ottimo ora, da amare con qualche anno sulle spalle.

Contatti
Castello Pomino
Indirizzo: Località Pomino, 80, 50068 Rufina FI
Telefono: 055 831 1050