Gruppo Ten
Il futuro della ristorazione? Secondo l’ultima ricerca presentata al Forum della Ristorazione, appartiene ai locali cosiddetti “accessible cool”, dove l’elevata qualità percepita si accompagna all’accessibilità anche economica, grazie al lavoro di marketing, alla capacità di strutturarsi come aziende e al modello di business “antifragile”, capace di resistere alle emergenze.Sembra il ritratto del Gruppo Ten, nato nel 2019 dalla fusione di due diverse realtà imprenditoriali, una lombarda, l’altra ligure, oggi attivo in numerose location sparse anche per la Sardegna, il Veneto, l’Emilia-Romagna e perfino al Svizzera. Ristoranti di diverse fasce, fino al fine dining, ma anche birrerie, stabilimenti balneari, proposte in delivery e pasticcerie; oggi perfino un albergo, l’Hotel delle Rose ad Arzachena, di cui è stata appena ultimata la ristrutturazione, con una ristorazione ancora in progress. A dispetto del nome, che tradisce l’ambizione all’eccellenza, il pallottoliere segna già quota 17.
“Partiamo dal concept di avere location molto belle, con una parte fashion e un’offerta ampia, che tocchi la pizza, l’hamburger e una proposta di prodotti spagnoli di eccellenza come il jamon iberico, sempre mantenendo un prezzo corretto, che sia congruo rispetto all’offerta”, spiega il direttore Alessio Brunati.
“La nostra struttura aziendale presenta una serie di vantaggi strategici. Controllando lo storico Panificio Colla di Milano e la Pasticceria Svizzera di Genova, per esempio, riusciamo a produrre internamente in modo centralizzato una serie di prodotti, come il pane e i dolci, per tutti i ristoranti del gruppo. Significa mantenere standard costanti, una garanzia di qualità e di convenienza, perché controlliamo ogni passaggio, dalla materia prima al prodotto finito, grazie alla catena del freddo. Mentre il cliente può essere sicuro di trovare tutto l’anno e dappertutto la stessa qualità”.
Gli atout iniziano al momento degli acquisti, grazie alle economie di scala sulle materie prime e sulle bevande. “Ma stiamo già ragionando su possibili estensioni di questo modus operandi. Prodotti di quarta gamma, che potrebbero essere elaborati in modo centralizzato e poi distribuiti per l’Italia. Sotto ogni insegna c’è il nostro logo, anche se siamo ancora piccoli per essere riconosciuti dal consumatore”.
Il 2019, tra l’altro, non è stato un anno qualsiasi. Quanto ha aiutato la diversificazione del business a superare la buriana? “Intorno a noi abbiamo visto sparire tantissime piccole aziende, tuttora chi non ha alle spalle una realtà consolidata fatica. Anche se stiamo assistendo a una ripresa che ci fa ben sperare. Avere diverse attività attive in zone anche lontane è stato sicuramente cruciale”.
Ma ancora non basta: dopo aver fatto 17, il gruppo Ten si appresta a fare 20. Sono in procinto di aprire due punti vendita a Milano, dapprima un multibrand in via Torino, che comprende una California Bakery, controllata del gruppo; poi un altro locale in città. Ed è già stato vinto l’appalto per la prestigiosa Taverna Colleoni, in Città Alta a Bergamo, dove la speranza è di aprire entro Natale.
I collaboratori sono tanti: 300 dipendenti, fra cui 30 pizzaioli e 70 cuochi, senza una toque unificata. “Perché questo è un mondo sempre in movimento; per noi è fondamentale ricevere stimoli da più persone”. Tra le strutture più di pregio la location mozzafiato come Capo Santa Chiara, sulla spiaggetta di Boccadasse a Genova, la Valletta di Santa Margherita Ligure e il ristorante Al Mare di Lugano.
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