Dietro le porte dell'albergo romano che attira i wine expert di tutto il globo: fra i più piccoli d'Italia, il De' Ricci sorprende con un secret restaurant e una cantina di 10.000 bottiglie, orientando la sete e l'appetito su una pista alternativa.
I luoghi a volte hanno nomi profetici; parole destinate ad attraversare gli anni senza perdere per strada il senso della storia. È questo il caso di Via della Barchetta, un filo invisibile sulla mappa capitolina che prende forma nel Rione Regola, dove fino all'800 portava dritta al traghetto per attraversare il biondo Tevere. Da passaggio segreto a luogo di passeggio, oggi rimane un grazioso varco appartato a cinque minuti d'orologio da Campo de' Fiori. Imbarcarsi è ancora possibile, ma il viaggio sarà tra le mura di una destinazione insolita per l'occhio abituato al gigantismo delle antichità romane.
L'Hotel de Ricci è infatti tra i più piccoli alberghi di lusso d'Italia, una "nana rossa" con posto fisso nella Small Luxury Hotels e sole 8 suite in cui dimenticare i patemi da congestione cittadina. Eppure, al suo interno dorme tranquilla una cantina con ben 10.000 bottiglie, gruzzolo liquido che attira qui i wine expert di tutto il globo.
Turisti o abitanti, la sostanza non cambia: giusto dopo l'ingresso, celato da un drappo strategico di velluto blu, c'è un risto-cocktail bar sui generis, pronto a orientare la sete e l'appetito su una pista alternativa.
Lo Charade Bar
D'un tratto vi sembrerà di calcare un set a metà fra Colazione da Tiffany e Midnight in Paris, con l'ambiente condiviso che scivola nel privato semplicemente tirando i tendaggi che separano i tavoli l'uno dall'altro. Quasi un angolo segreto, se solo l'ampia vetrata non garantisse un affaccio studiato sull'esterno, con cui la luce naturale integra quella soft del salottino.
Dimenticate brunch turistici, aperitivi dozzinali e drink uniformati allo standard "bevi e fuggi": lo Charade Bar -questo il nome dell'insegna- nasce per sconfessare il dogma dei locali tutti uguali. In primis perché la selezione di vini conta numerosi premi, assegnati di anno in anno dal noto network Wine Spectator (vedi il riconoscimento di Miglior Cantina dell'Urbe, confermato nel 2023); poi per la sala caleidoscopica, pronta a passare dal buondì impettito al dopocena in relax.
Si inizia quindi dal risveglio con una carta completamente espressa: via il buffet e largo alla "cucina cucinata", complice un'opzione continentale che affianca quella vegetariana e -per le allodole delle bollicine francesi- il superbo "pacchetto Champagne". Quale che sia la scelta, alle voglie del momento risponderanno con brio il Toast di ortaggi alla griglia e i biscottini "maison", alternati ai Pancake ricoperti di crema di nocciole, mandorle tostate e farina di cocco o il flûte con selezione di formaggi e salmone affumicato. Noi ultras della cremosità segnaliamo il riscatto dell'uovo poché, che a sorpresa "cambia camicia" con una colata di formaggio fuso.
Se, però, siete di strada il pomeriggio o all'imbrunire (quando la gola fa naufragare i buoni propositi prima del pasto serale) il De' Ricci batte pure il ciak dello spuntino. Così, scoccate le 16 ci si ritrova per una merenda all'inglese con relativo assortimento di tè (oltre agli assoluti -fra cui balza all'occhio l'Assam Mokabari Golden indiano- anche i "Cocktea", mixati a rum e whisky, o bevande più energetiche, sull'onda spumosa del Matcha Latte).
La Cigar lounge e l'esperienza cena
Il viavai cresce in fase di aperitivo, ed è allora che scopriamo una "mistery box" proprio accanto al ristorante, curiosamente eletta a meta di pellegrinaggio laico dagli ospiti degli hotel nei dintorni. Trattasi della Cigar Lounge, raro esemplare della categoria sul suolo romano -"tant'è che le altre strutture indirizzano da noi i fumatori in vena di degustazione", spiega il general manager Flavio Scannavino, tra una full immersion nella lista delle 15 varietà di sigari e un'abbinamento istantaneo con cioccolato, liquori o drink "della casa".
Il tesoretto ha il suo fascino, proprio perché "solo un'altra Cigar, oltre alla nostra, vanta la targa di Habanos Lounge in città, a segnalare la presenza di un mini-club di nicchia". C'è chi viene col pensiero fisso del Cohiba Behike 54, da provare col whisky Yamazaki; chi resta a lungo chiedendo a Flavio un medley composto sulle voglie del momento; infine, chi riemerge dall'intimità del fumoir per bloccare una seduta allo Charade.
E allora, dall'atmosfera smoky dei ritrovi inglesi anni '90, si torna all'immediatezza di una cucina "di mercato" che vuole i piatti riconoscibili, popolari e senza slanci di sofisticazione. Quindi happy hour godereccio, con baccalà mantecato e bruschette (talvolta a base di creme vegetali) in luogo dei soliti canapè; amatriciana dalla mordenza tenace e il guanciale sfrigolato effetto Maillard; secondi meno territoriali e più concisi nei sapori, di cui ordinare uno slot per l'assaggio collettivo (ottimo il Carpaccio di filetto di manzo marinato con limone e spirale di salsina alla senape, che stende un velo di piccantezza inaspettata sul finale).
Il tuffo nei ricordi prende slancio con dolci piacevolmente amarcord (vedi i Fruttini gelato), fra cui s'insinua qualche sorpresa fulminea secondo l'estro e la stagione (nel nostro caso, un semifreddo alla nocciola multistrato).
Per tutto il resto c'è Marco Ciampini, giovane sommelier intento a pescare l'etichetta giusta da una fitta rete di 1500 referenze: l'improvvisata in cantina completa il ritratto di una proprietà (la stessa del vicino ristorante Pierluigi) che ad oggi continua a scovare piccole produzioni, ferme restando le grandi casate internazionali, da Romanée Conti a Gaja, fino a Biondi Santi.
Le suite "a tema vino"
Sì, il vino entra anche in camera, e non solo per un breve brindisi rompi-ghiaccio. A diluire i ritmi del soggiorno, la cantina personale collocata in ogni suite con una decina di etichette scelte (niente spoiler, lasciamo a voi il piacere della scoperta!), dalla quale attingere per un sorso panoramico sulla terrazza che incornicia il Rione Regola.
L'occhio attento coglierà subito le stampe "enoiche" alle pareti, il richiamo vintage di un'Olivetti che ammicca sul mobile a specchio e il corner "a misura di bevuta", coi divanetti accanto alle bottiglie pronte da stappare. Inconfondibile la firma del maestro Andrea Ferolla, autore degli affreschi da cui emerge una Roma nuda, intima, sospesa tra tocchi anni Sessanta e lievi cenni di modernità. Una Roma cha da qui sembra abbracciare tutte le sue epoche.
Via della Barchetta, 14, 00186 Roma, RM, Italia
Telefono: +39066874775
Email: info@hoteldericci.com