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TrentoDoc: etichette e tendenze secondo Marco Sabellico e Maurizio Filippi

di:
Alessandra Meldolesi
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La Notizia

TrentoDoc: etichette e tendenze secondo Marco Sabellico e Maurizio Filippi


È un mercato che continua a crescere quello delle bollicine trentine che nel 2016 hanno toccato la cifra record di 8 milioni di bottiglie (+10% sull’anno precedente), per un fatturato di 88 milioni, in crescita anch’esso del 13%. I produttori sono 48 e i loro tappi saltano per l’80% in Italia, sempre più spesso negli Stati Uniti. Cresce anche la qualità, con un +16,6% di millesimati e riserve. Lo si è toccato, labbra sul bicchiere, alla tredicesima edizione di Bollicine sulla città, manifestazione dove è possibile conoscere l’intera produzione appena rilasciata, proveniente da vendemmie diverse a causa dei tempi variabili di permanenza sui lieviti, protratti talvolta fino a 10 anni. Morbidezza senza residui zuccherini, aromi di mela, fieno ed erbe alpine oltre i consueti sentori di pasticceria sono le caratteristiche di una denominazione, che sta sposando sempre più la voga del pas dosé.


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L'Intervista

Maurizio Filippi, miglior sommelier d’Italia 2016


Perché bere bollicine trentine?


Vanno oltre i sentori tradizionali e le aspettative sul metodo classico, perché c’è territorialità, per la precisione 4 terroir e una climaticità unica. Favoriscono sentori diversi, un’evoluzione, una tensione e una composizione gustativa che non costringono i produttori a forzare.

Quali tendenze hai constatato a Trento?


Ho registrato innanzitutto un sentimento di sorpresa sui livelli qualitativi raggiunti. La crescita è stata tanto esponenziale quanto inaspettata. La tendenza è verso il pas dosé e le lunghe permanenze sui lieviti, ma non è una moda: qui si è sempre dosato meno delle altre zone spumantistiche, grazie a un territorio che trasmette strutture importanti, cosicché i produttori possono scommettere sulle uve. L’espressione “Bollicine di montagna” insomma ha un significato.

Ronny Kiaulehn Photography
Ronny Kiaulehn Photography

Giulio Ferrari è ancora un mondo a parte?


A questo proposito parliamo di storia e non di un’azienda. Per me significa emozione, qualcosa di evocativo, il ricordo di una persona terrorizzata dal dover produrre di più, che ha mantenuto una grande linea di pensiero. Ancora oggi leggendo l’etichetta e degustando trovo conferma a una storia così importante. L’ultimo nato è il Perlé Zero 10, che per me è tutto e il contrario di tutto, un puzzle di tecnica, filosofia, sensazioni e risultati.

A proposito di abbinamenti?


Il campo è sconfinato. Le etichette sono oltre 130, con la possibilità di grandi posizionamenti, sempre più spostati dall’aperitivo scacciapensieri a tavole anche importanti, fino a vere e proprie bollicine da meditazione.

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Marco Sabellico, curatore della guida vini del Gambero Rosso


Quali tendenze si sono evidenziate a Trento?


Seguo da sempre con particolare attenzione le bollicine per il Gambero Rosso. La tendenza che ho riscontrato a Trento è verso una grande pulizia stilistica, si cerca di esaltare le peculiarità di questo vino che nasce in un terroir vocato, quindi non ha bisogno di aggiunte di liqueur invasive o maturazioni prolungate in legno. Sono bottiglie che esprimono una purezza dolomitica, ottenuta lavorando sulle cuvée, la selezione dei vigneti e le maturazioni, mentre una volta i dosaggi risultavano più caratterizzanti.

Qualche etichetta nuova?


Al di là dei produttori che abbiamo premiato nell’ultima edizione della guida, ho apprezzato il lavoro di alcuni debuttanti, che hanno mostrato di essere partiti subito con il piede giusto, come Marco Tonini. Il suo è un bel prodotto limpido, pulito, non conciato, che lascia parlare la materia prima di montagna.

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Giulio Ferrari è ancora un mondo a parte?


C’è una rendita di posizione importante, dovuta a 100 anni di vantaggio e al know-how straordinario accumulato nel tempo; ma dei trentini va apprezzata la grande scuola spumantistica, che significa travaso di saperi fra enologi. Il divario, per quanto grande, non è incolmabile.

Che bollicine prediligi nei tuoi momenti di festa?


Di solito stappo bollicine italiane, spesso trentine. Amo anche lo Champagne: trent’anni fa era una scelta obbligata, oggi per fortuna abbiamo straordinarie alternative, per quanto circoscritte a terroir e vitigni vocati. Alcune uve del meridione, come gaglioppo e negroamaro, stanno dando ottimi risultati. Ci sono tante cose da scoprire.

 

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