La Cantina
La storia di Josko Gravner e i suoi vini in anfora
Sentendo pronunciare il nome Gravner potrebbero venirvi in mente parecchie cose. Sicuramente i suoi vini in anfora. Ma c’è tanto di più, eccome se ce n’è. Intanto il territorio a cui appartiene e con cui è in piena simbiosi. Parliamo della zona vinicola a cavallo tra Italia e Slovenia, terra di confine tra il Collio goriziano e il Collio sloveno, definibile in parte come il Brda. Una regione che ha visto tante battaglie, guerre sanguinarie, processi e cambi di bandiera.
Oggi è un posto meraviglioso e appartiene alla Slovenia, un luogo tranquillo e pieno di natura dove il “confine” imposto dalle milizie è solo un brutto ricordo. Le frontiere di ideologie miopi non esistono più, al loro posto strade incorniciate da frutteti (tanti ciliegi) e pettinati filari che compongono un paesaggio vinicolo invitante. Nel Brda si contano circa 2000 ettari di vigneto dove viene allevata specialmente la Ribolla ma non solo, Sauvignonasse, Chardonnay e Pinot grigio hanno il loro spazio. Gravner, che di nome fa Josko, o Francesco dovremmo dire visto che è questo il suo vero nome che però la legge di allora non ammetteva perchè “straniero”, possiede in questa zona 18 ettari di cui 15 vitati a ribolla e pignolo.
Qui Josko Gravner è nato, vive e con molta probabilità qui trascorrerà tutta la sua vita. L’Azienda Agricola Gravner è nata nel 1901 con 2,5 ettari di terra e una casa. Qui ha vissuto e imparato a lavorare e conoscere il terreno che calpestava con il padre e lo zio, con i quali tutto ebbe inizio. Poco ci volle però prima che decise di dire la sua a partire dagli anni ’80, posizione che a metà degli anni ’90 cambiò nettamente.
Francesco Gravner iniziò praticando una viticoltura convenzionale ma nel giro di un decennio decise di disfarsi della tecnologia che aveva comprato, delle vasche in acciaio e delle barrique. Arrivò prima nel ’97 a macerare in grandi tini di legno senza alcun controllo della temperatura, e poi nel 2001 al punto di non ritorno che lo consacrò al mondo: ebbe inizio la vinificazione nelle grandi anfore in terracotta interrate, la classica di origine caucasica proveniente dalla zona di Kakheti.
Da allora non soltanto poesia nel bicchiere (e oltre) ma tanta intelligenza etica derivata in parte da due viaggi intrapresi che lui ritiene esser stati fondamentali, la California e il Caucaso. Torna sui suoi passi, dimostra il valore dell’uomo cambiando il proprio pensiero:"da quando ho iniziato a fare il vino in anfora, nel 2001, non mi sono mai più permesso di controllare un grado zuccherino, tantomeno i valori di acidità fissa. Non si aggiunge e non si toglie. Prendo ciò che la natura mi dà. Ritengo che in cantina non sia necessario imparare chi sa che cosa, bisogna solo avere l’intuizione di quando lavorare, meno intervieni e meglio hai lavorato" ci tiene a sottolineare, e poi precisa, “siccome le scuole di enologia insegnano ad utilizzare lieviti selezionati, aromi sintetici e a filtrare, è ovvio che il mondo va dietro queste maniere di fare vino invece di seguire i contadini che lo producono in maniera autentica. Su questo sono categorico e non è un caso che chi filtra e irriga non mi saluti! Ma questo non è un mio problema, io devo essere libero di esprimere il mio pensiero!”.
E come dargli torto. Chi scrive lo ritiene uno dei personaggi del mondo del vino con maggior spessore, un signore di poche parole ma convinto di quel che fa. Benedetto Croce scriveva “il vero politico onesto è il politico capace”, e lo stesso può valere per un vignaiolo, non cambia nulla. Ha lo stesso dovere di fare del suo meglio per la propria terra e quella di tutti. Motivo per cui è diventato famoso nel mondo, rispettando la biodiversità contro ogni moda e producendo vini di spessore.
Ah, i suoi vini che divertimento! Possono essere ostici per molti ma se c’è feeling tra voi e lo stile gravneriano allora ve ne innamorerete. “I vini bianchi della Borgogna negli ultimi 20 anni si sono avvicinati a quelli giovani imbottigliati dopo sei mesi, voglio dire che ci si sta spostando verso vini più facili mantenendo però prezzi molto alti”, ecco questo fa capire un po’ a quali vini è più incline Gravner. Bianchi che somigliano più a rossi, lunghe macerazioni, profili aromatici profondi, grande persistenza, vini suadenti e avvolgenti, la sua ribolla è vibrante, fresca e balsamica, così come il Breg (2004), il pignolo in purezza che ha dell’incredibile per concentrazione di aromi.
Dall’anno scorso c’è stato un altro cambiamento, tutti i futuri vini saranno prodotti esclusivamente con uve Ribolla e Pignolo. Dunque se non avete ancora assaggiato il suo Pinot Grigio o il Breg Bianco (uvaggio di Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay e Riesling Italico), be provvedete. Le ultime annate di questi storici vini della cantina di Oslavia diventeranno presto introvabili, più di quanto già lo siano.
Io sono stato da Josko per fare la sua conoscenza, ammirare le due figlie Mateja e Jana, i nipoti (Silvia studia architettura del paesaggio e chissà se un giorno si occuperà dei “vigneti giardino” del nonno), provare la cucina della moglie Marija (in casa Gravner ogni pasto inizia con della fresca insalata dell’orto), i suoi due cani. Sono stato nella sua terra anche per vedere i tre vigneti da cui questi vini provengono: Runk a Oslavia, Hum e Dedno in Slovenia, a 1 km dalla cantina. Li riconoscerete perché qui e là sorgono alcuni stagni per l'equilibrio naturale e fondamentali per una buona salute dell’ambiente. L’ultimo citato, il vigneto di Dedno, è un vero e proprio giardino vitato (in corso d’opera) che non comprenda solo viti, coerentemente alla filosofia del produttore goriziano. Ci si è lavorato anni e anni, e altrettanti ce ne vorranno, ma il 2017 ha intanto visto l’impianto delle viti portainnesto che entreranno in piena produzione nella stagione 2024/25 donando le prime bottiglie solamente nel 2032.
Fino al prossimo progetto le uve di Ribolla Gravner continueranno a fermentare con lunga macerazione in anfore georgiane interrate, con lieviti indigeni e senza controllo di temperatura, dove torneranno dopo la svinatura e la torchiatura per almeno altri 5 mesi prima di iniziare l’affinamento in grandi botti di rovere normalmente per 6 anni. E senza chiarifiche né filtrazioni, la storia verrà imbottigliata.
Le fotografie sono di Alvise Bersanti
La fotografia di copertina è di M. Frullani
Indirizzo
GravnerLocalità Lenzuolo Bianco, 9, 34170 Oslavia, Gorizia GO
Tel. +39 048130882
Mail info@gravner.it
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