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Apre Portrait Milano, il maxi-hotel di lusso con la cucina di Alberto Quadrio

di:
Martino Lapini
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copertina portrait milano

Con 73 camere (di cui 20 suite), un bar, una boutique e un fine dining curato da Alberto Quadrio, il Portrait approda a Milano in grande stile. Tutte le anticipazioni sull’attesissimo hotel di lusso dei Ferragamo.

Portrait Milano

L'hotel


Le anteprime stampa sono quel momento in cui un’azienda tendenzialmente inonda giornalisti, influencer e key people di informazioni, dettagli, rtb (reason to believe) e usp (unique selling proposition), aneddoti. Uno tsunami predigerito e pre-pensato da uno specifico team di lavoro in cui il più alto in grado dell’azienda e dell’organizzazione fa da anfitrione - perché il suo ruolo lo impone - sperando che abbia fatto almeno uno stage in un villaggio vacanze o sopra un palco di Ted. Altrimenti la noia sarebbe davvero mortale. Questa è la prassi, nella maggioranza dei casi. Capita poi che le stelle ogni tanto si allineino e che il progetto abbia davvero qualcosa di unico da raccontare.


È il caso del nuovo nato all’interno del portfolio della Lungarno Collection, luxury hotel di proprietà della Famiglia Ferragamo. Dopo i tre Portrait Firenze e uno a Roma, è il turno di Portrait Milano. La sede è un luogo sconosciuto anche al milanese più campanilista. Siamo in pieno centro, l’ingresso è un portale barocco disegnato da Francesco Maria Richini a metà ‘600 che conduce a un doppio loggiato a colonne: classico, rigoroso, austero. Ci ritroviamo nel cortile dell’ex Seminario Arcivescovile di Corso Venezia, il più antico d’Europa. Così grande, 3000mq, che cortile non basta. È una piazza, una nuova piazza che collega corso Venezia 11 a via Sant’Andrea 10.


Che le celle dei seminaristi e i luoghi di studio teologico siano diventate suite ed espressioni del lusso, è strano a dirsi. Eppure, Valeriano Antonioli, ceo di Lungarno Collection, nella lunga trattativa con la diocesi di Milano e Varese, sembra abbia assorbito qualcosa in più, che solo la gestione mondana del seminario. La parola Humilitas è inscritta su più di una pietra della pavimentazione dei porticati, un monito per la vita dei ragazzi che dovevano farsi prete, ora anche per chi lavora in questa struttura cinque stelle lusso.


La decisione di non tenere la piazza tutta per sé da parte della famiglia Ferragamo, e di condividerla con i milanesi, è qualcosa che intanto genera gratitudine. In minima parte anche un po’ di raccoglimento. Lo stesso che probabilmente anche il genio di Mario Bellini, designer del P101 Olivetti, primo personal computer, cercava nel silenzio di quei muri spessi, quando decise di installare lì il suo studio. Alla sua porta, questa la dovete sapere, per ben due volte bussò un giovane capelluto in infradito. Gli chiese di disegnare i suoi progetti di desktop cumputer. Era Steve Jobs. Forse Bellini aveva esagerato con il raccoglimento o con la milanesità, fate voi.


La rarefazione della pietra, la quasi totale mancanza di grazie o decori, insieme alle dimensioni e agli spazi molto estesi rendono ancora più evidente il contrasto tra esterno ed interno. La sala in cui veniamo accolti è come un grande salotto. Ci raccontano che l’obiettivo era l’accoglienza di una casa e non l’ostentazione, che spesso può risultare pacchiana. Certo, una casa milanese arredata da un designer come Michele De Lucchi. Ma per nostro gusto personale, molto meglio così, piuttosto che ambienti pieni di specchi e riflessi argentati. Le 73 camere, di cui 20 suite, sono state pensate e arredate dall’architetto Michele Bönan. Quella in cui siamo entrati colpiva per la toilette in marmo bianco e per l’utilizzo diffuso del rattan - molto utilizzato anche dallo stilista Ferragamo - come materiale caldo e leggero per creare netta discontinuità con l’inflessibilità della grigia pietra del corridoio esterno.


La cucina


Sulla piazza si affacceranno, e saranno aperti al pubblico, il bar del Portrait, il ristorante finedining che aprirà i battenti a febbraio, oltre che al secondo store della boutique Antonia e al format Beef Bar. Il ristorante casual dining affaccia su un giardino interno. Lì abbiamo testato il rodaggio della cucina di Alberto Quadrio, talento silenzioso piemontese, strappato dalle Cucine Nervi di Gattinara e precedentemente a imparare e crescere al Marchesino, da Narisawa a Tokyo, al Geranium di Copenaghen, da Leemann, Migliaccio, Niederkofler e Ducasse.


Al ristorante 10_11 (Ten_Eleven) il pranzo è stato occasione per approfondimenti culturali e per una inaspettata benedizione da parte di don Rossi, anche se in un ex-seminario è stata una sorpresa minore che in altri luoghi. Cosa ci ricordiamo del pranzo?Come ci spiegava Davide Rampello, direttore artistico e curatore di tantissime manifestazioni nazionali e internazionali tra cui Expo 2015, ricordare è diverso da rammentare. Il secondo significa tenere a mente, il primo tenere nel cuore.


Zucca al forno, fonduta di taleggio, anacardi tostati e amaretti



La pasta in bianco e la pasticceria sono ciò che ci ricordiamo, il resto per ora lo teniamo a mente, sapendo che lo chef è appena entrato in cucina e che quindi ha bisogno di prendere un po’ le misure con luogo, fornitori e brigata. La pasta in bianco sono i fusilli di Pietro Massi in una sorta di riduzione di croste di parmigiano.

La mia idea di pasta in bianco



Riso al salto con ragù di ossobuco in gremolada



Involtini di verza, ceci e uvetta appassita



La pasticceria, curata da Cesare Murzilli, è equilibrio, golosità, mordenza, sia come morso che per il coraggio di riproporre tanta tradizione e di renderla contemporanea.

Torta alle nocciole



Cesare Murzilli



Ten_eleven è anche bar dove Andrea Maugeri impera con creatività e mano equilibrata. Il nome 10_11 è forse l’unica cosa che si addice poco a questo splendido progetto. Piuttosto che un luogo di ristoro di charme e stile, evoca un localino cool newyorkese, senza la portata di quello che anche le pietre raccontano. Un nome geografico - il collegamento tra Corso Venezia 11 e via Sant’Andrea 10 - che rimane nascosto. Un semplice refettorio oppure una parola che indichi passaggio-transito o anche il termine latino quies, sarebbero state scelte più rilevanti e memorabili.


Portrait Milano è un progetto affascinante che restituisce Milano alla sua storia. La Piazza Quadrilatero, aperta a tutti, è una sorpresa inaspettata che presto diventerà un nuovo simbolo della città.


Indirizzo


Portrait Milano

Corso Venezia, 11, 20121 Milano MI

Tel: 02 3679 95800

Sito web


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