Majolini e l'extra brut Disobbedisco
L’azienda
Si sale, per arrivare da Majolini. E salire non è poi una cosa così scontata, in Franciacorta. Così ci si ritrova in località Valle a Ome. Un paio di curve e si raggiunge la nuova cantina, che in realtà, come ci racconta Simone Maiolini: “Sembra una cantina vecchia, ma è stata costruita in diversi momenti a partire dal 1995 e l’ultima modifica risale a quest’anno. Prima era giù in paese dove abito anch’io, è diventata piccola si è scelto di costruire qui, comprando questo terreno, un antico uliveto a gradoni. La mia famiglia è qui dal 1550, quindi c’è un legame fortissimo con questo piccolo paese a nord est della Franciacorta: la volontà era quella di costruire qualcosa che potesse essere bello oggi, ma anche per le future generazioni; un’idea per noi di famiglia molto sentita.”
Dietro questo edificio, dall’aspetto rustico e perfettamente integrato nel suo ambiente, c’è un pensiero articolato che fa parte di quello che Simone definisce il rispetto delle tre ‘A’. A partire proprio dalla A di Architettura e dal concetto di bellezza a cui accennava prima: “La roccia che si vede sulle pareti è quella che è stata cavata quando abbiamo tagliato la collina, tutto utilizzando materiale locale. Quando mi sono scontrato con qualche problema logistico mi è stato detto: ‘La cantina ti è arrivata da tuo nonno, adesso tocca a te: se pensi di darla a tuo figlio e non fai una cosa bella non lasci niente, soltanto un’attività qualunque’.”
Poi c’è la A di Ambiente: “Oggi l’ambiente è sulla bocca di tutti, ma noi siamo bio dal 2012, la certificazione sulle emissioni di CO2 risale a più di 10 anni fa e abbiamo scoperto di assorbire più anidride carbonica di quella che emettiamo nell’ambiente. Questo grazie a una serie di parametri come la raccolta dell’acqua piovana che riutilizziamo nei lavaggi e nei trattamenti in vigna; il 100% del consumo energetico viene da energie rinnovabili. Ancora, siamo certificati SQNPI per la produzione sostenibile in vigna.
Tutto questo non rappresenta una medaglietta che vogliamo assegnarci, perché ricordo a tutte le persone che passano di qua che ci sono un milione di aspetti che creano inquinamento, non solo la C02. Ci stiamo lavorando, il problema grosso è che per quanto uno abbia voglia di impegnarsi sulla sostenibilità vera, ci si scontra con problemi che non hanno per ora una soluzione. Ad esempio, io faccio 180 mila bottiglie all’anno, il che vuol dire che butto via 180 mila capsule. Questo accade perché non c’è nessuno che le ricicli: per moltissimi motivi, intanto è metallo con la parte interna di plastica, poi dopo il dégorgement sono sporche di vino. Questo è solo uno dei tanti aspetti, facciamo tutto quello che si può, però la sostenibilità rappresenta tantissimi fattori su cui è necessario lavorare ed è necessario che il pubblico capisca.”
Il tema ha molto a che fare anche con quella che è la sostenibilità economica: “È vero che se vai dal tuo consumatore, che può essere un ristorante o un’enoteca e gli dici: sono sostenibile al 100%, ma il mio vino costa 3 euro in più a bottiglia, c’è poco da fare… l’abbiamo visto anche quando siamo passati al bio, con una perdita in vigna che va dal 15 al 20%: non puoi scaricarla sul cliente finale, altrimenti rischi di tornare indietro.”
La terza A è quella che appare più evidente, anche perché è la più visibile e possiede un fascino del tutto unico. Si tratta della A di Arte ed è palese che Simone Majolini ne sia orgoglioso: “Siamo pieni di opere d’arte, la nostra però non è una collezione, perché ogni singola opera ha un significato ed è qui per un motivo: la prima arrivata in cantina è Cavalli Innamorati di Aligi Sassu, lui era amico di mio padre, il quale, quando hanno iniziato lo scavo, gli ha chiesto una scultura che fosse simbolo di natura o dell’amore per la natura. È stata la sua ultima scultura; aveva 88 anni, è riuscito a finirla ma non l’ha inaugurata perché stava male. Dopo che è mancato l’abbiamo presentata dedicandogli il nostro pas dosé, che si chiama appunto Aligi Sassu e riporta stilizzati in etichetta i due cavalli.”
All’esterno c’è anche Moby Dick, una bellissima scultura di Mattia Trotta, artista vicentino che vive in Val Camonica e lavora il filo di metallo (ferro, bronzo, rame, alluminio, acciaio): “Melville ci racconta la storia del capitano Achab che passa tutta la vita cercando di catturare la balena bianca senza mai riuscirci: quest’opera è la metafora del sogno irraggiungibile e sono stato io a volerla. Quando l’ho comprata ho chiesto a Trotta quale fosse per lui il sogno irraggiungibile: mi ha parlato della ricerca di Dio, perché è tutta la vita che lo cerca e non l’ha mai trovato. Per me invece è la metafora del sogno di fare un vino perfetto secondo quelli che sono i miei canoni, il simbolo dell’impegno che metto tutti gli anni per fare quello che ritengo tale, fino a ora senza esserci riuscito.”
Percorrendo l’interno della cantina Majolini racconta come la sua famiglia sia sempre stata sensibile all’arte e l’idea di concepire il luogo in questi termini sia stata una diretta conseguenza di quest’animo. Sono davvero tante le opere che si possono ammirare qui, come il bellissimo quadro tridimensionale dell’ebanista Luciano Molinari, formato da Fornasetti: “Un artista che lavora solo con legni di recupero: è stato importante collaborare con lui. Quando l’ho conosciuto gli ho chiesto di venire qui e passare una giornata con me per ideare un progetto insieme, perché volevo un’opera che si integrasse con la cantina. Dopo un mese, mi ha chiamato, dicendomi che era pronto per realizzare ‘quello che si fa quando si assaggia un vino’.”
Questa sua opera è stata concepita con gli stessi tre step (visivo, olfattivo e gustativo). Se ne osservano due su tre, a partire dall’immagine con le 199 varietà di legni con crescite e colori diversi utilizzate per realizzarla. Il secondo step è rappresentato dalla raccolta in boccette delle segature dei legni utilizzati. Racconta Majolini: “Ho scoperto che ogni legno ha un odore diverso, una cosa incredibile, si va dagli odori più nauseanti ai profumi più inebrianti. Abbiamo così realizzato 199 magnum con ogni scatola che è un pezzo unico e al posto dell’etichetta c’è uno dei legni presenti nell’opera. Per il terzo step, quello gustativo, abbiamo pensato a 52 barattoli con dentro mezzo litro di chardonnay e un cucchiaio di segatura di ciascun legno: è così che ci siamo accorti del perché sono secoli che si usano castagno, rovere e ciliegio per le botti, unici tre a dare risultati positivi senza far virare odori e gusti.”
I vini
Se vale la pena fare una visita qui da Majolini anche solo per il tema dell’arte, va detto che si producono vini notevoli, dei Franciacorta decisamente differenti rispetto a quella che è una pur buona media. “Il nonno muore nel 1975 e la cantina rimane abbandonata fino al 1981 quando mio zio Ezio riprende in mano la produzione, quindi la prima etichetta è di quell’anno. Questo è l’ultimo paese a nord est della Franciacorta e di Franciacorta ce ne sono due, la parte centrale che è di deposito morenico sassi e sabbia e poi le zone a nord-est, nord-ovest e la zona di Montorfano. Queste tre aree sono formate da medolo, un calcare bianco: noi andiamo dai 300 metri fino ai 500, abbiamo 40 ettari bosco e 21 di vigna sparsi in 4 comuni.
Tendenzialmente questo significa che abbiamo vini diversi, con molta più salinità e mineralità, oltre che con un’acidità un filo più spiccata perché siamo un po’ più in alto, con degli aromi più fissati perché c’è un maggiore sbalzo di temperatura tra giorno e notte. D’altra parte, queste condizioni generano vini che hanno bisogno di lunghi periodi di invecchiamento prima di essere goduti.” E sono 11 vini ognuno con una grande personalità, come per esempio Disobbedisco, primo extra brut e primo vino accettato al Vittoriale degli Italiani, con l’etichetta che riproduce il gonfalone della città di Fiume voluto da Gabriele D’Annunzio: l’Oroboro, il serpente che si morde la coda, è il simbolo egizio della vita che si rinnova e dell’eternità. Così come le sette stelle del Grande Carro, simbolo di una costellazione che non tramonta mai e indica la Stella Polare. Pigiatura soffice delle uve, 50% Chardonnay e 50% Pinot Nero, fermentazione in acciaio a 18°C, nella primavera successiva alla raccolta si decide se unire annate differenti o andare alla fermentazione in bottiglia. Un vino di grande finezza, da godere un sorso dopo l’altro.
Indirizzo
Cantina Majolini Franciacorta
Via A. Manzoni, 3, 25050 Localita' valle Ome BS
Tel: 030 652 7378
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