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Vigilius Mountain Resort: l’albergo di lusso tra le montagne dell'Alto Adige che si raggiunge solo in funivia

di:
Marco Colognese
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1 Exterior view vigilius mountain resort Spring GeorgTappeiner 45

41 camere in legno e pietra affacciate sul bosco, spazi comuni suggestivi e due ristoranti per un soggiorno difficile da dimenticare.

L'Hotel

Il luogo affascinava Ulrich Ladurner fin da bambino, tanto che nel tempo questo imprenditore altoatesino a capo di Dr Schär, azienda leader nei prodotti senza glutine, decise di affidare a Matteo Thun il compito di realizzare un albergo fuori dagli schemi. Un azzardo, in apparenza, dato che per arrivare quassù c’è un solo modo e dura i sette minuti di funivia che separano il Vigilius Mountain Resort da Lana, dove rimangono le auto.



Si sa però che le visioni a volte hanno il dono di essere felici, così questo albergo di lusso a 1500 metri sul livello del mare, perfettamente integrato nella natura, è un sogno che molti fortunati hanno vissuto e un desiderio per tanti altri che lo vivranno. “Chi viene qui lo fa per trovare se stesso e per trovare noi. In tutta semplicità. E questo è il nostro dono.” La semplicità è infatti una chiave di volta per interpretare quello che è un lusso mai ostentato, fatto di dettagli di grande pregio e tanto legno, vetro e pietra, in particolare quarzite argentea. E appena varcata la soglia si ha questa idea di grande spazio vitale, di un’austerità sobria e senza sfarzi che allo stesso tempo regala esclusività e un prezioso silenzio, quasi come la grandezza della natura non fosse rimasta fuori.


Del resto, si tratta del primo hotel CasaClima classe A in Italia, vero e proprio precursore di un genere diffuso ora ma del tutto avveniristico sedici anni fa. L’albergo viene riscaldato esclusivamente con la legna del monte, raccolta dai contadini che puliscono il bosco e grazie a una macchina particolare i trucioli vengono tagliati nelle giuste proporzioni per trasformarsi in profumato pellet poi conservato in enormi silos, naturalmente invisibili. La direttrice, Claudia Tessaro, ci racconta: “Sono stata ospite qui con mio marito, un soggiorno di una notte, e potrei dire che per il Vigilius è stato amore a prima vista, nel senso che questo posto riesce a darti in uno spazio temporale brevissimo del tempo da portarti a casa. Quando poi mi è arrivata l’opportunità di dirigere la casa ero chiaramente interessata, perché a mio avviso qui non puoi stare se non ti ci identifichi filosoficamente anche a livello personale.” In effetti, quando apprendiamo che Claudia ha un contratto part-time, ci rendiamo conto di quanto peculiare sia il pensiero sotteso al Vigilius: “Funziona perché i capi reparto sanno lavorare in modo autonomo gestendo al meglio la loro squadra. Qui il tipico manager d’albergo presente dalle sette a mezzanotte rovinerebbe un po’ l’atmosfera e le persone sarebbero meno libere di esprimersi. Certo che quando sono in albergo ci sono al centoventi per cento, ci si confronta sempre, perché siamo aperti undici mesi all’anno.”


Claudia ci racconta della zona relax, realizzata quest’anno in quella che definisce una “maratona” di quaranta giorni, così ci torna in mente la SPA, fatta di spazi di rara bellezza e che in condizioni atmosferiche particolari (noi l’abbiamo provata con il bosco circostante avvolto dalle nuvole) ha un fascino surreale dal quale è impossibile non farsi rapire. E l’acqua è protagonista anche nelle 41 stanze profumate di larice con le loro vetrate panoramiche: proviene dalla fonte del Bärenbad e oltre a essere buonissima da bere e ricca di sostanze minerali circola nelle pareti d’argilla che dividono la zona notte dalla vasca e dai lavabi, garantendo una perfetta umidificazione dell’ambiente. E se di ambiente vogliamo parlare, al di là del fascino intrinseco che questo luogo sprigiona, è un altro dettaglio a colpire per la sua originalità. Non è la prima volta che si sente parlare di “digital detox”, infatti, ma il modo gentile in cui qui si chiede di abbandonare almeno per un po’ quella tecnologia che rimanda a certe foto da metropolitana nell’ora di punta con le persone chine sui loro display e completamente ignare di quel che passa loro intorno, è emblematico. Così la linea wi-fi, dalle 23 alle 7 della mattina, è spenta (e naturalmente il 4G quassù non c’è).

Il Ristorante


È quasi automatico che chi ha pensato a un hotel del genere non possa aver dimenticato l’importanza dello star bene a tavola. Ora la cucina di tutta la struttura è in mano al giovane Filippo Zoncato, che qui ha avuto un predecessore illustre come Mauro Buffo (ora al 12 Apostoli a Verona). Dopo una breve parentesi come secondo di un altro veneto come Matteo Contiero, Filippo ha preso le redini dei fornelli e ora ne governa i flussi con grande perizia. “Essere cuoco era un affare di famiglia, mio zio e mio padre avevano una trattoria a Vicenza, adesso in mano ai miei cugini. Fin da piccolo quindi mi dilettavo tanto a mangiare quanto a bazzicare tra le pentole.”


Il classico percorso della scuola alberghiera, nel suo caso a Recoaro, a lavorare con i parenti invece durante i fine settimana. Quattro mesi a Londra, due stagioni in Valgardena, un paio di mesi all’Osteria Francescana e da Arnolfo a Colle Val d’Elsa e molte esperienze sempre in montagna l’hanno convinto che l’Alto Adige fa per lui. Filippo ama la cucina semplice, senza fronzoli, diretta al gusto. Anche perché quassù la clientela è per la maggior parte nordeuropea con un 50% di tedeschi, sebbene gli italiani, che salgono solo per cenare e arrivano soprattutto da Bolzano e Merano, stiano aumentando molto. Per questo serve essere preparati a mettere nel piatto anche degli ottimi spaghetti al pomodoro o una lasagna come si deve, perché “la gente non ha voglia di mangiare gourmet tutte le sere”. Due sono i ristoranti interni, uno è la deliziosa “Stube ida” dove vengono servite specialità tradizionali altoatesine e l’altro l’elegante “1500”.


Raffinatezza e confort caratterizzano una sala multietnica di grande professionalità, a partire dal maître George, camerunense che non spegne mai il sorriso. In cucina con Filippo invece un secondo campano, Giosuè, agli antipasti un piemontese, ai primi un lombardo e poi Jennifer, emiliana. Ragazzi da tutto il mondo in sala e da tutta Italia ai piatti: ecco che alla direzione viene in mente, insieme al cuoco che sistema i dettagli, di creare un menu degustazione concepito con un piatto omaggio alla regione di provenienza di ciascun capopartita.


A tavola quindi ci si diverte, a partire dagli amuse bouche come il cannolo di pasta brisé con baccalà mantecato, la ghiotta lingua fritta impanata con il pane nero con una salsa tonnata, cipolla rossa in agrodolce, radicchio di monte e fave. Elegante la piccola tartare di cervo con fragoline di bosco, misticanza aromatica di erbe selvatiche e gelato al polline, piatto alpino primaverile: “amo accostare la carne cruda alla frutta, meglio ancora se rossa e di bosco”.


Molto saporiti e tecnicamente perfetti i ravioli del plin con pasta fresca all’uovo arricchita di nocciola, ripieni di Robiola “tre latti” e serviti con salsa alle ortiche e tartufo nero. Un apparente azzardo, in realtà perfettamente riuscito nel suo equilibrio centrato, il risotto mantecato con burro agli agrumi, succo di carote e sedano rapa ristretti e un tocco di liquirizia.


La triglia, piatto della brigata, è infornata con il tarallo sbriciolato, verdure di stagione, patate allo zafferano, pomodorino sott’olio alla vaniglia, purea di melanzana affumicata e due coulis (basilico e pomodorini vesuviani). Un grande classico il carré di agnello della Val d’Ultimo marinato al latte e fieno, servito con un millefoglie di patata, carciofo in padella e la nota dolce-acida delle amarene sciroppate.


Dedicato al Giappone “Mami”, un dessert di estrema finezza e sorprendentemente buono, con cialda al sedano rapa, confettura di fagioli Azuki, crema al tè matcha, granita al sakè e fiori secchi. Si spendono volentieri 75 euro per il menu degustazione che si può accompagnare a una bella selezione di vini da una carta che contiene tanto Alto Adige ma non solo, con le sue 250 etichette. Se l’ideale, in un posto così, è pernottare, altrettanto suggestivo è scendere a valle in funivia con le luci della notte.

Indirizzo

Vigilius Mountain Resort

Via Villa, 3, 39011 Lana, BZ

Tel +39 0473 556 600

Mail info@vigilius.it

Il sito web 


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