I grandi Vini

I migliori vini del 2024: ecco le bottiglie più entusiasmanti secondo Marco Colognese

di:
Marco Colognese
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copertina migliori vini 2024

“Vi racconto i vini che nel corso di un anno di assaggi, presso i produttori, al ristorante oppure a casa, mi hanno più colpito per la loro personalità”. Marco Colognese svela le 11 migliori bottiglie dell’anno.

10 vini (+1) da non perdere nel 2024

Il mondo del vino è in grande movimento. Protagonista di discusse (e discutibili) inchieste televisive, nel mirino di un salutismo troppo spesso integralista, rimane un prodotto chiave per il nostro paese, in quanto a immagine e rappresentatività. Di fatto sia in termini di qualità sia per quel che concerne le quantità prodotte, l’Italia è un player di prim’ordine. Si tratti di vini di grandi e blasonate cantine, oppure di piccoli vignaioli indipendenti, di chi sostiene di aver scelto un approccio ‘più naturale’ alla viticoltura, la questione che rileva davvero è quanto sia buono quello che si ritrova in bottiglia. Così come per la cucina, il concetto di bontà è relativo: varia in funzione della diversa sensibilità del consumatore, del palato di chi assaggia, della sua esperienza. Pochissimi sono i piatti e i vini che mettono d’accordo tutti: ben venga che i gusti siano differenti, quindi, sempre nel rispetto delle idee di ciascuno, al netto degli schieramenti che inevitabilmente si creano tra addetti ai lavori, a volte distanti dal pubblico. Il vino è una grande occasione per la conoscenza di un territorio: noi abbiamo la fortuna di avere una quantità impressionante di territori, di bellezze differenti e altrettanto affascinanti. Sarebbe bene non dimenticarsene, ma questo è un altro paio di maniche. Quello che mi piacerebbe fare, in questa occasione, è suggerire qualche bottiglia da conoscere, di cantine note e meno note, accomunate da un solo fattore. Si tratta di vini che nel corso di un anno di assaggi, presso i produttori, al ristorante oppure a casa, mi hanno colpito per la loro personalità. Vini che suggerirei a chiunque volesse provare a scoprire anche quanto un prodotto possa essere frutto di un’interazione profonda tra luogo, clima e uomo.

Marco Buvoli – Pinot Nero 2019 – Opificio del Pinot Nero – Gambugliano (VI)

pinot nero 2019
 

Detto come va detto, Marco Buvoli produce degli spumanti metodo classico uno più buono dell’altro, tutti identificati da numeri differenti e caratterizzati da diverse peculiarità, dalla sosta sui lieviti, al dosaggio, agli affinamenti. Vini dal fascino incontrovertibile, prodotti nella sua casa sui colli vicentini (ma ci sono vigne anche in provincia di Padova) da un’uva tanto complessa quanto amata da questo vignaiolo che ama la Francia. Il Pinot Nero, trait d’union e chiave di lettura, lo vinifica anche fermo, in rosso. Il risultato, nell’annata 2019, è convincente, di notevole armonia. Pressate le uve, il vino ha affinato per una quindicina di mesi in tonneaux, decantato per un altro paio di mesi dopo la svinatura ed è stato imbottigliato a primavera del 2021, per restate in bottiglia a riposare altri tre anni prima di andare sul mercato. Note di piccoli frutti rossi e profumi di spezie, di un’eleganza piena che passa dal naso in bocca, con un corpo deciso e insieme di grande suadenza vellutata. Darà ancora grandi soddisfazioni nel tempo.

Benito Ferrara – Greco di Tufo Docg Vigna Cicogna 2020 – Tufo (AV)

Greco di Tufo Vigna Cicogna
 

È emozionante addentrarsi in Irpinia e scoprire una terra di bellezza selvaggia. L’azienda viene fondata da Benito nella seconda metà del ‘900, ma la produzione vinicola dei Ferrara risale all’inizio del secolo. Ora è la figlia Gabriella che la porta avanti con il marito Sergio e i figli. 23 ettari complessivi, tra Tufo per il Greco e Montemiletto per l’Aglianico, con terreni tra i 450 e i 600 metri d’altitudine. Vigna Cicogna è un cru importante, nel cuore della denominazione del Greco di Tufo. Le uve subiscono una pressatura soffice, il mosto fiore fermenta in acciaio a temperatura controllata; il vino rimane in acciaio sulle fecce fini per sette mesi. Ho voluto aspettare, prima di berlo, dato che in cantina avevo assaggiato annate più vecchie e mi avevano conquistato. E ho fatto bene, perché il risultato è di una freschezza assoluta, con un’acidità ancora vivacissima, un corpo più potente ma non meno leggiadro, la frutta a polpa bianca e note di erbe profumate ben presenti. E in bocca un piacere vivo, sapido, minerale. Di grande eleganza: tenetelo in cantina, almeno un po’, se prendete l’ultima annata.

Codronchio -  Fattoria Monticino Rosso – Imola (BO)

Albana di Romagna Codronchio Fattoria Monticino Rosso
 

L’azienda nasce sessant’anni fa sui colli imolesi, fondata da Antonio Zeoli; nel tempo lo affiancano i figli Luciano e Gianni, i quali ora la gestiscono: vent’anni dopo la famiglia acquisterà il podere Monticino Rosso da cui arriva il nome. La selezione di Albana di Romagna Secca Codronchio prende invece il nome dai conti Codronchi, nobili imolesi che possedevano queste terre in passato. È un vino di stupefacente bontà e di incredibile longevità, questo. Albana in purezza da vendemmia tardiva, viene raccolta grappolo per grappolo solo quando inizia a comparire la botrytis cinerea, nota come muffa nobile: questo implica un lavoro di vendemmia lungo e complesso, con diversi passaggi in vigna e un’attenzione meticolosa. Anche il suo color oro è bellissimo. Al naso rivela profumi minerali che si integrano a quelli floreali e di frutta gialla per terminare con note balsamiche. In bocca rivela corpo e sapidità, bilanciate da una notevole freschezza agrumata. È un vino potente, da bere e ri-bere dopo anni.

Versante Sud 2021 – Serafica Terra di Olio e Vino – Nicolosi (CT)

serafica versante sud
 

È il 1950 quando Andrea Serafica rientra in Sicilia dal Massachusetts, dove lavorava nelle concerie; è lui a fondare la sezione di Nicolosi dei “Coltivatori diretti”. Il figlio Nino realizza il frantoio oleario. Nel 2000 vengono reimpiantati nuovi vigneti e uliveti e nel 2018 nasce Serafica Terra di Olio e Vino, con la nuova generazione rappresentata da Giuseppe Borzì e Nino Serafica; Maria Ausilia Borzì introduce in azienda la didattica, viene acquistato un nuovo frantoio con estrazione a freddo e si ristruttura la cantina. Tra i vini prodotti, mi ha colpito Versante Sud Etna Bianco, da una selezione di varietà reliquie e uve Carricante, da una vigna ad alberello a Monte Arso, vulcano spento ai piedi dell’Etna con una pendenza di oltre il 30% a 900 metri  d’altezza. Affina sulle fecce nobili in botte di rovere di Slavonia non tostata per un anno, prima di riposare a lungo in bottiglia. Di elegante complessità al naso, tra note iodate e di agrumi, cenni di idrocarburi. Sapido e di bella intensità è ampio, mantenendo una splendida freschezza. Sarà ancora più ricco di sfumature seducenti tra qualche anno.

Barbaresco Faset 2016 – Michele Chiarlo – La Morra (CN)

Barbaresco Faset 2016 Michele Chiarlo
 

Ho incontrato Stefano Chiarlo in quel magnifico posto che è Il Relais Palás Cerequio a La Morra, primo relais dedicato ai cru di Barolo, all’interno di una delle 6 core zones che compongono i paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, dichiarati Patrimonio dell’Umanità nel 2014 dall’Unesco. Un luogo magico, dove insieme abbiamo degustato alcuni dei vini più rappresentativi della cantina fondata dal compianto Michele. Il Barbaresco Faset è uno dei vini più eleganti mi sia capitato di bere: da una delle zone più conosciute del Barbaresco, divise tra diversi proprietari: i vigneti formano una grande,ripida conca esposta a sud. La parcella da cui proviene questo vino appartiene ad un vigneto di circa 3 ettari che fa parte della cascina Cabanet, con terreni ricchi di calcio e magnesio. Invecchia due anni almeno, tra maturazione in botte grande e affinamento in bottiglia. Dapprima austero, aprendosi si svela con note di piccoli frutti rossi, rosa appassita e una delicata, persistente speziatura. In bocca è lunghissimo, con tannini levigati e una struttura importante. Memorabile.

Vernaccia Riserva- Contini 1898 - Cabras – Oristano

Vernaccia Oristano DOC Contini Mobile
 

Ha una storia antica, la Vernaccia di Oristano. Prima DOC di Sardegna nel 1971, è un vino dalle caratteristiche uniche che prevede l’affinamento in botti scolme: questa condizione fa sì che i lieviti residui affiorino in superficie formando un velo noto come flor. Contini 1898, alla quarta generazione di famiglia, si trova a Cabras, nella penisola del Sinis ed è l’azienda che mi ha fatto conoscere questo vino dalle sfumature sensoriali di meravigliosa complessità e un’ossidazione virtuosa incredibilmente armonica. Resa per ettaro attorno agli 80 quintali, terreni da deposito alluvionale o sabbiosi, nei quali si trovano ancora vigne a piede franco. Nell’imponente barricaia del magazzino storico di Contini, i vini maturano in caratelli di rovere e castagno per almeno 20 anni. Ci penserà la flor a proteggere il vino da un eccesso di ossidazione nel corso del lungo invecchiamento. Macchia mediterranea, pulizia assoluta, concentrazione, sapidità; in bocca è secco e lunghissimo, la Vernaccia di Oristano andrebbe molto più valorizzata anche negli abbinamenti, oltre a fungere da perfetta partner per la bottarga.

Sacrisassi Rosso 2019 – Le Due Terre – Prepotto (UD)

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Le Due Terre nasce poco più di quarant’anni fa in un garage a Prepotto, sui Colli Orientali del Friuli. Ne sono artefici Flavio Basilicata e Silvana Forte, moglie e marito, ai quali da qualche anno si è aggiunta la figlia Cora, sempre più partecipe alla creazione dei loro vini, assolutamente unici e somiglianti al carattere accogliente di questa famiglia. Vini non imbrigliabili in concetti che oggi vanno (anche troppo) di moda, certamente non allineati, ottenuti non senza far nulla, ma accompagnando natura e processi enologici con intelligenza, conoscenza agronomica e meno invasività possibile. Terre marnose da una parte, rosse dall’altra, minimo uso di rame e zolfo in vigneto, studio accurato degli equilibri legati alla biodiversità. Ridotti anche gli interventi in cantina: non ci sono lieviti aggiunti, né enzimi o chiarifiche, le fermentazioni sono spontanee, con rimontaggi periodici e assaggi giorno per giorno per gestire i tempi di macerazione a seconda dell’annata. Nessun travaso durante gli affinamenti in legno (barriques usate per i rossi e tonneaux per il bianco). La produzione è sotto le ventimila bottiglie, tra le quali il Sacrisassi Rosso 2019, pari proporzione di Schioppettino e Refosco, per una personalità meravigliosamente viva. Di grande pulizia e paradossale immediatezza, perché poi stando sul bicchiere ti accorgi di una complessità in movimento. Un grande rosso, con una longevità potenziale importante.

Tintilia 66 2017 Claudio Cipressi – San Felice del Molise (CB)

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Sarebbe forse scomparso il secolo scorso, l’unico vitigno interamente autoctono del Molise: non fosse stato per Claudio Cipressi, il quale negli anni ‘90 ha cercato e ripreso la Tintilia con le sue ricerche. È un vino interessante, da esplorare nelle sue sfaccettature. L’ho bevuto anni addietro nella sua regione d’origine e mi è stato riproposto a tavola da uno chef molisano per accompagnare egregiamente un gran piatto a base d’anatra. Cipressi coltiva in regime biologico e in vendemmia opera la cernita manuale, grappolo per grappolo. In cantina tende a non essere invasivo, controllando però temperature dei mosti e gestendo il legno, dove questa Tintilia rimane tre anni prima di una sosta in bottiglia di altri sei mesi, in modo da non influenzare la purezza del frutto. Ne deriva un vino dal carattere importante, dalla speziatura evidente, di bella balsamicità e un finale ricco di frutta rossa. In bocca è ampio, vellutato e mantiene viva anche una bella freschezza.

Loto 2018 – Villa Santo Stefano - Lucca

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Siamo nella Lucchesia, in un angolo collinare a poco più di venti chilometri dalla costa versiliese, protetto a nord dalle Alpi Apuane e dall’Appennino, il che garantisce un clima particolarmente favorevole alla vite (ma anche all’ulivo, qui infatti si produce un olio buonissimo). Di questo luogo si è innamorato Wolfgang Reitzle, top manager tedesco nel mondo automotive, acquistando Villa Bertolli e cambiandole il nome con quello della pieve del IX secolo che si trova nei pressi della tenuta. I lavori per la cantina, ad altissima tecnologia, vengono nel 2014, la produzione inizia invece otto anni prima. Ho bevuto Loto, il loro vino di punta, da una magnum vendemmia 2018, ben orchestrato dall’enologo Alessio Farnesi e dall’amministratore-agronomo Alessandro Garzi. Questo IGT Toscana, blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e una percentuale minore di Petit Verdot, è il primo vino prodotto a partire dal 2006. Non più di quattro grappoli per vite vendemmiati a mano, dopo la fermentazione il vino rimane 16 mesi in barrique e tonneaux, con vinificazione separata; successivamente la cuvée rimane tra i sei e i nove mesi in vasche di cemento che danno al vino maggiore armonia e finezza, prima di passarne altri sei in bottiglia. Frutti rossi, pepe bianco e una leggera nota di tostatura al naso, in bocca si presenta elegante e con un’acidità ancora spiccata. Il tempo gli darà ancora più fascino.

Mare 2022 – Cantine Benvenuto – Francavilla Angitola (VV)

cantine benevento mare
 

Ho conosciuto Giovanni Celeste Benvenuto qualche anno fa, grazie a un amico comune. Sono stato in cantina da lui e ne ricordo la grande sensibilità nel raccontare la sua storia e il suo ritorno alle origini. Lui è un uomo coraggioso, trasferito dall’Abruzzo a Francavilla Angitola nel vibonese, per realizzare la sua azienda e i suoi vini negli appezzamenti appartenuti a nonno paterno. Dalle terrazze naturali dei suoi vigneti, in collina, a circa 350 metri d’altezza, si vede il mare di Calabria. Suo il merito di concentrarsi sui vitigni autoctoni, riportando in auge con grande successo lo Zibibbo di qui nella sua versione secca, ma anche di aver fatto un ottimo lavoro con Malvasia, Greco Nero e Magliocco. Alla fine di questa primavera sono tornato in Calabria, non sono riuscito ad andarlo a trovare ma ho bevuto, sorseggiandolo in riva al mare, un suo vino che non conoscevo. Mare, appunto, vendemmia 2022: da uve Zibibbo e Malvasia. Dopo una pressatura soffice e una decantazione naturale, la fermentazione spontanea avviene in acciaio. Dopo un primo travaso, inizia l’affinamento sulle fecce fini. Va in bottiglia a marzo. Di freschezza immediata, con note di frutta esotica sentori aromatico floreali di zagara e ginestra, è sapido e armonico in bocca. Rilassante.

Pulsar Rouge PNM – Roberto Ferrari Manifattura Vini – Salorno (BZ)

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Roberto Ferrari, nativo di Termeno, ha lavorato a lungo in un’azienda vinicola per poi dar vita alla sua cantina nel 2007. Il nome Manifattura vini nasce dalla sua idea di ricavare il meglio dalla sua collaborazione con i contadini conferitori della sua zona, scegliendo le uve che arrivano da vigneti in cui si rispetta al massimo la terra. Il suo è un approccio artigianale, in cui gli interventi enologici sono ridotti allo stretto necessario. Ne derivano vini di grande personalità, con un carattere unico, definiti da una sua affermazione inequivocabile: “È un sottile esercizio di equilibrio, come un funambolo su una corda: se è troppo marcante il protocollo enologico – e quindi la firma di chi vinifica – i vini perdono il proprio carattere individuale; se è troppo forte il lato anarchico e ‘selvaggio’, i vini non sono più un prodotto civilizzato”. Così nascono prodotti decisamente fuori dal coro, come ad esempio un notevole Gewürztraminer, incredibilmente differente dagli altri. Ho amato il Pulsar Rouge PNM, da 75% Pinot Nero e 25% Merlot che, dopo otto mesi di macerazione, ne passa altri sei in anfora prima di maturare per circa due anni e mezzo in botti di legno da 500 litri. Dopo la decantazione riposa altri sei mesi in vasche d’acciaio prima di essere imbottigliato, senza filtrazioni né aggiunte di solfiti. Di schietta eleganza, porta con sé  finezza e profumi del Pinot Nero, integrati in armonia con il corpo del Merlot, con un risultato di grande freschezza e un’espressione inimitabile.

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