Una cantina dalla lunga storia tra Roero, Langhe e Monferrato che produce un’eccellente Barbera. Abbiamo assaggiato l’Alfiera Barbera d’Asti DOCG Superiore 2021 di Marchesi Alfieri.
L'azienda
Quello in cui si estendono le proprietà di Marchesi Alfieri è un luogo paesaggisticamente felice e particolarmente suggestivo, trovandosi proprio nel punto in cui Roero, Langhe e Monferrato si incontrano, sulle colline alla sinistra orografica della valle del fiume Tanaro. Il suolo di Terre Alfieri può essere assimilato a quello del Roero per la presenza di sabbia e calcare, tipiche delle Langhe sono invece le percentuali di marne, limo e argilla. Il Monferrato dà il suo contributo con le sabbie astiane nelle parti collinari e con le argille di Lugagnano alla base.
La storia di Marchesi Alfieri risale al XVII secolo, precisamente al 1616, quando Carlo Emanuele I di Savoia concede a Urbano Alfieri il feudo di San Martino. Passano ottant’anni ed è Carlo Antonio Massimiliano Alfieri ad affidare all’ingegnere Antonio Bertola la modifica strutturale della proprietà, seguendo i canoni del barocco piemontese nella sua austera eleganza. Nello stesso periodo vengono realizzati una moderna cantina, il castello, portato a compimento nel 1721 e un grande parco. Passerà un altro secolo e Xavier Kurten, celebre architetto paesaggista prussiano, trasformerà il giardino formale del castello in un meraviglioso parco all’inglese con querce, tigli, cedri e un abete andaluso. Anche il castello verrà risistemato in stile neo-barocco dall’architetto Ernesto Melano.
È il 1851 quando Giuseppina Benso di Cavour, nipote di Camillo Benso di Cavour sposa Carlo Alfieri di Sostegno: sarà lo statista piemontese ad aiutare la famiglia a migliorare la qualità della produzione vinicola e lui stesso introdurrà in questa regione il Pinot Nero. Giovanni Visconti Venosta nel 1924 sposa Margherita Pallavicino Mossi: non avranno figli e così avrà fine la discendenza degli Alfieri di Sostegno. Il castello e la cantina verranno lasciati da Margherita a Casimiro San Martino di San Germano, il quale rilancerà la produzione viticola della proprietà. Quando Casimiro scompare, nel 1988, alla guida della cantina gli subentrano le tre figlie Emanuela, Antonella e Giovanna. Un paio di anni dopo, con le prime diecimila bottiglie, inizia la nuova produzione della rinnovata Marchesi Alfieri, che oggi dispone anche di una deliziosa dimora diffusa nel borgo storico e de La Margherita, una bellissima tradizionale cascina piemontese con diverse stanze.
Attualmente la cantina conta 20 ettari di viti, tra impianti storici e vigne più recenti, distribuiti su quattro colline che sono Sansoero, Quaglia, Calandrina e Vigna del Castello, con un’altitudine media tra i 200 e i 250 metri sul livello del mare. Tutto nell’ambito di una proprietà che complessivamente di ettari ne copre 140: oltre ai vigneti, 76 sono campi coltivati concessi in affitto, 21 di bosco, 10 prativi in conduzione, 5 sono noccioleti e altri 5 rappresentano il parco storico. Dal 1999 l’enologo di Marchesi Alfieri è Mario Olivero, piemontese classe 1961, il quale dal 1994 al 1998 è stato direttore enologo della Tenuta Col d’Orcia a Montalcino.
Sotto il profilo della filosofia produttiva, Marchesi Alfieri cerca di intervenire sulla natura il meno possibile, con trattamenti a basso impatto e pratiche agronomiche sostenibili. In queste scelte gioca a favore la presenza di una stazione meteorologica che consente di intervenire tempestivamente e solo quando è strettamente necessario. Viene adottato da tempo l’inerbimento spontaneo dell’interfilare e per il contenimento delle erbe del sottofila si interviene meccanicamente. Si pratica inoltre il diradamento selettivo dei grappoli per ottenere la massima concentrazione e un livello di maturazione omogeneo. La vendemmia viene effettuata manualmente e le uve sono controllate sul tavolo di cernita prima di essere diraspate e pigiate. Le vinificazioni, separate per ciascun vigneto, avvengono in vasche d’acciaio a temperatura controllata per circa 15/20 giorni con un primo délestage e rimontaggi leggeri fino alla svinatura.
Vale la pena visitare le suggestive cantine, all’avanguardia fin dalla loro realizzazione vecchia di secoli: la storica barricaia al di sotto dell’orangerie con circa 250 barriques di rovere francese e alcune botti grandi, alla quale si affianca una bottaia di tonneaux e botti grandi, ricavata sotto il perimetro del castello, accanto alle grandi cucine. L’affinamento avviene nelle antiche scuderie, in parte ipogee. Le bottiglie prodotte sono tra le 130.000 e le 150.000 per anno, divise tra 4 vitigni (Barbera, Nebbiolo, Grignolino, Pinot Nero) e 7 tipologie tra DOC e DOCG.
I vini
Tra i vini che abbiamo assaggiato, tutti decisamente interessanti, ci ha colpito in particolare Alfiera Barbera d’Asti DOCG Superiore 2021, da uve Barbera in purezza della collina la Quaglia. Racconta Mario Olivero: “Le uve da cui ha origine l’Alfiera provengono dal versante sud di questa collina estremamente vocata a produrre grandi vini. Negli ultimi 30 anni abbiamo progressivamente avviato la sostituzione scalare di piccole parcelle del vigneto originario del 1937 con lo scopo di mantenere vivo ed intatto il potenziale qualitativo che questi terreni riescono ad esprimere in modo naturale.”
L’annata 2021, connotata da una primavera moderatamente piovosa e di un’estate calda e stabile, è stata imbottigliata nell’agosto del 2023, dopo un affinamento in legno di circa 15 mesi. “Questa annata rappresenta una delle classiche e migliori espressioni della Barbera: un equilibrio perfetto tra frutta scura matura, buona freschezza acida, alcol e tannini dolci a dare al vino morbidezza e struttura allo stesso tempo. Il risultato è un vino armonico, importante e complesso, già godibile fin da subito, ma capace di evolvere e migliorare con il tempo”. Non si può che concordare con l’enologo, dopo aver apprezzato la complessità vivace di un naso articolato tra amarena, frutti rossi e note vanigliate. In bocca è morbido, intenso, di bella struttura: un vino destinato a dare soddisfazioni ancora maggiori negli anni a venire.
Contatti
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