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Valpolicella: come scegliere il vino giusto? Dall’Amarone al Recioto, la guida completa

di:
Marco Colognese
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copertina vino valpolicella

Un paradiso del vino in crescita, lodato dagli estimatori di tutto il mondo: alla scoperta dei vini della Valpolicella, tutelati dall’omonimo Consorzio.

Alla scoperta della Valpolicella

In Italia non mancano i territori ricchi di storia e di bellezza, ma perdersi in Valpolicella, quella che si può immaginare come una sorta di ventaglio di vallate che si dipanano da Verona, è un’esperienza meravigliosa: per la varietà di paesaggi, la bellezza dei borghi che si incontrano e naturalmente per i panorami collinari popolati di vigneti dai quali si ricavano grandi uve, tra i quali crescono olivi (notevoli alcune produzioni di olio) e ciliegi.

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Nella morfologia dei terreni, piuttosto varia ed eterogenea, si distinguono tre macro-aree: una zona montuosa calcarea formata dai Monti Lessini, la fascia collinare in cui si sviluppano gran parte della superficie vitata e dei vigneti e infine la zona di fondovalle. Nel 2024 si celebreranno i cent’anni dalla nascita del Consorzio per la tutela dei Vini Valpolicella, realtà associativa presieduta da Christian Marchesini che questo territorio lo rappresenta in modo importante, con più dell’ottanta per cento dei produttori che ne utilizzano la denominazione.

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È però già nel VI secolo d.C. che Cassiodoro, ministro del Re Teodorico il grande, descrive la tecnica dell’appassimento e la produzione del Recioto, allora noto come Acinatico; nel XIV secolo, invece, Federico della Scala, Signore di Verona, dispone che i vini debbano portare il contrassegno della Contea Valpolicella. La zona di produzione è ampia ed eterogenea, con un ambito territoriale che va dal lago di Garda per arrivare ai Monti Lessini e copre tutta la fascia pedemontana veronese con diciannove comuni e una trentina di migliaia di ettari di cui quasi ottomilaseicento vitati. Tre sono le zone principali, ciascuna con le sue peculiarità: la Classica, formata da cinque aree geografiche come Sant’Ambrogio di Valpolicella, San Pietro in Cariano e le vallate di Fumane, Marano di Valpolicella e Negrar di Valpolicella. Meno nota e fuori dalle rotte più battute, ma certamente di grande fascino, è la zona della Valpantena. Infine la zona Doc con i comprensori del comune di Verona e le valli di Illasi, Tramigna e Mezzane.

valpolicella vini 6
 

Il Consorzio e i vini

I numeri che sintetizzano l’attività del consorzio sono importanti: 2.251 viticultori, 6 cantine sociali e 344 imbottigliatori. Il 97% delle uve utilizzate sono – in ordine di quantità - le autoctone Corvina, Rondinella e Corvinone, ma ci sono anche Molinara, Oseleta, Croatina, Dindarella e Spigamonti. La produzione, nel 2022, è stata di 67,4 milioni di bottiglie per un giro d’affari di circa 600 milioni di euro e un 60% di esportazioni in 87 paesi del mondo. Si parla di quattro tipologie di vini, ognuno con una precisa personalità e una modalità espressiva che varia in funzione delle peculiarità di ciascuna zona.

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In linea di massima, il Valpolicella Doc d’annata, più giovane e scattante, è caratterizzato da una maggiore freschezza e da un affinamento breve: è quindi adatto a piatti più leggeri e perché no, anche da aperitivo, in estate servito alla giusta temperatura. Si sale di tono con il Superiore, le cui uve arrivano da vigneti selezionati, prevede un invecchiamento di almeno un anno prima di essere messo in commercio e in alcuni casi anche un leggero appassimento: in questo caso si abbina a pietanze di maggiore struttura.

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Con il Ripasso Doc si arriva a un vino dalla struttura ancora più importante, essendo ottenuto dalla rifermentazione del Valpolicella base sulle vinacce di Amarone e Recioto: il processo è noto infatti proprio come ripasso. Più corpo, più alcol, sostanze polifenoliche ed estratti ne fanno un vino di bella rotondità e predisposto a invecchiare felicemente. Va da sé che anche i piatti che meglio accompagna sono anch’essi più robusti e strutturati.

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Noto e apprezzatissimo, con un cambio di registro che negli ultimi anni l’ha visto in generale virare sull’eleganza piuttosto che su una espressione monolitica a cui certe versioni potevano far pensare, è il meraviglioso Amarone, che vede la sua prima etichetta con questo nome nel 1936 e ottiene la Docg nel 2010; è connotato dall’appassimento delle uve che rimangono nei fruttai dai cento ai centoventi giorni prima di essere vinificate in inverno, regalando così un vino potente, dall’importante gradazione alcolica e una notevole capacità di evoluzione nel tempo. L’abbinamento al cibo chiede portate di carattere, ma anche da solo può dare grande soddisfazione.

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Il precursore dell’Amarone è invece un nettare antico come il Recioto: anch’esso derivato da uve fatte appassire, subisce un arresto della fermentazione per mantenere dolcezza e struttura tipiche. Unico vino dolce della Valpolicella, mantiene un’ottima acidità ed è eccellente tanto con grandi formaggi come, per restare sul territorio, un saporito Monte Veronese d’allevo stagionato, oppure con il cioccolato fondente.

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