La Grande Madame Veuve Clicquot
L'azienda
È un ambito dal fascino decisamente irresistibile, quello delle grandi maison di Champagne. Qualcosa di unico al mondo, con tradizioni e storie importanti. Generazioni, persone leggendarie: come Madame Clicquot e il suo essere una donna emancipata già nel XIX secolo.
Ritratto di Madame Clicquot- Léon Cogniet - 1861
Tra le prime imprenditrici moderne, vedova a 27 anni, prende le redini dell’azienda governata dal marito ed è capace di mettere in atto azioni innovative che sommuovono il mondo dello Champagne: sua l’idea del primo millesimato nel 1810, la table de remuage nel 1816, il primo rosé per assemblaggio due anni dopo e ancora il disegno di una bottiglia, la Maubeuge, usata ancora ai nostri tempi da moltissime altre maison.
Crediti Yayoi Kusama
Intelligente intuizione, quindi, la decisione di Veuve Clicquot di accostare la sua personalità a quella di un’artista contemporanea quale Yayoi Kusama, anche lei donna con una storia di successo fatta di scelte coraggiose, ad esempio quella di andarsene dal Giappone per raggiungere gli Stati Uniti a 28 anni ed entrare in un mondo ancora prettamente maschile: suoi sono infatti coffret ed etichetta della nuova edizione de La Grande Dame 2012.
Tra fiori e pois, il suo cuore che fiorisce nell’oscurità della notte (my Heart That Blooms in The Darkness of The Night) rappresenta, in una vivacità sfolgorante, il simbolo di uno sguardo alla rinascita dopo il buio di un periodo difficile come quello che ognuno di noi ha vissuto; e ancora i classici pois a rappresentare quelle bollicine che diffondono verso l’alto gioia e ottimismo.
Crediti Yayoi Kusama
Universi paralleli di epoche diverse, con un percorso analogo e soprattutto un messaggio comune tra l’artista e Madame Barbe-Nicole Ponsardin: audacia, determinazione e lungimiranza, valori fondanti tanto della maison quanto di Yayoi Kusama.
Crediti Yayoi Kusama
Il vino
Ma com’è questo nuovo millesimo? Racconta lo chef de cave Didier Mariotti: “Con questa Grande Dame vogliamo presentare l’essenza stessa della maison, ovvero il pinot noir. Di solito quando si parla del pinot noir in Champagne si dice che è un vitigno molto potente, ma io non sono del tutto d’accordo con questa descrizione. Parte della mia famiglia proviene dalla Borgogna e quindi per me il pinot noir rappresenta più eleganza e finezza che potenza”. Fondamentali per Mariotti sono i vini di riserva.
“Credo che la nostra maison abbia una delle più belle collezioni di vini di riserva di tutta la regione; vinifichiamo dopo la vendemmia tutti i vitigni e i cru separatamente e dopo aver degustato ciascun campione andiamo a selezionare quelli che hanno il potenziale per poter entrare a far parte dei vini di riserva”.
Tutti sono separati in base a cru, vitigno e millesimo. Esistono 3 famiglie: i giovani tra 1 e 3 anni, quelli maturi tra i 4 e 10 e les epices (le spezie) sopra i 10. Fermentazione alcolica e malolattica avvengono per tutti, dopo la degustazione vengono travasati e poi non si muovono più, non vengono filtrati e rimangono in acciaio inox sulle fecce fini.
Continua Mariotti: “Per poter costruire uno champagne come questo si parte dalla struttura verticale, nella quale i vini di riserva sono fondamentali. La struttura può provenire dall’acidità o anche dalle punte di amarezza, soprattutto quelle che arrivano dai pinot neri della Montagna nord; le note amare sono interessanti e importanti per me perché sono quelle che si notano al palato, ma soltanto alla fine".
"Il vino per me è un po’ come una pianta, deve innalzarsi per cercare l’energia del sole: una volta che l’ha fatto si può costruire un involucro intorno alla verticalità. Se non abbiamo questa trama, questa spina dorsale, il vino non regge”.
La Grande Dame
È a partire dal 2008 che la Maison spinge ancor di più l’espressione del pinot nero ne La Grande Dame, il primo millesimo con il 92% di questo vitigno dai vigneti storici di Aÿ, nella Grande Vallée de la Marne, Verzenay, Verzy, Ambonnay e Bouzy nella Montagne de Reims. Da lì in poi ogni annata ne conterrà almeno il 90%. Il restante 10% arriva dai Grands Crus di Chardonnay di Avize e Mesnil-Sur-Oger nella Côte des Blancs.
“Per ora il 2012 si muove su freschezza, acidità e salinità. È un vino ancora giovane ma abbiamo lavorato molto sulla struttura portante, su una verticalità attorno alla quale andrà a costruirsi per diventare sempre più complesso” Continua Mariotti: “quando si parla di Grande Dame si fa riferimento a una persona che attrae l’attenzione per la eleganza.
Perché quando si costruisce in verticale si lascia il tempo al vino di trasformarsi lentamente, ottenendo sì complessità ma mantenendo inalterata la finezza.” Frutta e fiori bianchi al naso; mineralità, frutta candita e scorza d’agrume, note tostate e affumicate in bocca. Seta in evoluzione.
Foto per gentile concessione di Veuve Cliquot
Informazioni
Maison Veuve Clicquot
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