L’omosessualità repressa, il coming out, la dipendenza dall’alcol e dalla cocaina: Raül Balam Ruscalleda a 46 anni racconta come ha ripreso in mano la sua vita e il suo lavoro.
La storia
Sta facendo discutere in Spagna la pubblicazione del libro Enganchado (letteralmente “agganciato”) della giornalista Carme Gasull. Racconta la storia di Raül Balam Ruscalleda, figlio della più celebre Carme, cuoca a tre stelle Michelin, nonché chef di Moments, che ne detiene due.“Mi chiamo Raül e mi drogo”, recita l’incipit. E di fatto il libro intende raccontare senza pudori una vicenda di dipendenza, tutt’altro che rara nel settore, per aiutare coloro che si confrontano con la medesima emergenza. Ruscalleda junior riferisce di avere trascorso un’infanzia felice e privilegiata a Sant Pol de Mar, poi nella prima adolescenza sono iniziati i problemi. Innanzitutto, perché era gay e lo nascondeva. “Pensavo di dovere dare al mondo quello che si aspettava da me. Di dover avere una fidanzata con cui sposarmi. Ma il lupo non può perdere il vizio. Mi è costato moltissimo accettarlo, ma è stato al momento di fare coming out, catastroficamente, che sono arrivate le droghe”.
Prima c’era già stato l’incontro con l’alcol, approcciato in casa. “Chi non ha ricevuto dai genitori un bicchierino per le feste? Non è stato lo sballo del secolo, ma è così che è iniziato il problema. La mia droga stella era la cocaina, ma sono dipendente anche da quello che non ho ancora provato, da quello che ancora non è stato inventato. Ciò che vuole la testa di un drogato, è perdere il controllo e disinibirsi. Ognuno cerca il suo cammino e il mio era quello. Però non sei più tossico con una sostanza o con un’altra”.
La dipendenza era tale, che Ruscalleda visitava i più grandi ristoranti del mondo, Noma compreso, senza serbarne memoria. “Cercavo di bere rapidamente, per poter ordinare subito un’altra bottiglia. E se mi dicevano che restava ancora un bel pezzo di menu, mi tranquillizzavo, perché sapevo che avrei bevuto ancora”. A ripensarsi allora, vede un “rifiuto umano”, incapace di lavorare e di prendersi cura di se stesso. Tanto che ha dovuto fare una pausa dal lavoro, sotto la sorveglianza della sorella. Ma continuava a cascarci, finché la madre non gli ha chiesto: “Che facciamo?”. E lui è entrato in un centro.
La reintegrazione sul lavoro si è svolta gradualmente. Prima ci sono state le mattinate da quattro ore, trascorse a Sant Pol svolgendo le mansioni più elementari, come pulire il pesce; poi il ritorno al Moments di Barcellona, salutato da un’accoglienza calorosa da parte dei collaboratori. Quel cartello di benvenuto, che hanno alzato tutti insieme, lo ha fatto piangere e ancora lo conserva.
Il 5 marzo saranno 10 anni che Raül non assume più droghe, condizione che si riflette sulla sua creatività. “Un tempo pensavo di creare grazie a loro. Ma una mente pulita vola molto più in alto e molto più lontano. In terapia ti fanno pensare molto al qui e ora. Un dottore dice che un piede nel passato e uno nel futuro equivalgono a una cazzata nel presente. Ho preso una barca in un fiume di grande portata. La controllo e mi accompagna buona gente. Non so dove arriverà, ma sarà in buoni porti. Sento un grande entusiasmo”.
Fonte: cadenaser.com
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