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120 anni di leggende d’ogni genere: rifugiarsi nella storia, la magnificenza dell’Hotel Cristallo a Cortina d’Ampezzo

di:
Marco Colognese
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hotel cristallo copertina neve

Questo elegante albergo di lusso nasce nel 1901 come Palace Hotel Cristallo grazie a Emilia e Giuseppe Menardi, uomo di antica famiglia ampezzana: su progetto di Gustavo Ghiretti, ispirato alla nobile tradizione dell’art nouveau viennese.

La Storia

Una sorta di rappresentazione integrata della magnificenza. È il primo pensiero che corre nella mente di chi si trova all’interno del Cristallo di Cortina d’Ampezzo e si ferma a osservare l’imponente mole delle Tofane dalle ampie vetrate al piano terra, oppure dalla terrazza panoramica nella stagione estiva. Per la verità il nome corretto e completo di questo luogo di alta accoglienza, defilato in una zona tranquilla rispetto al centro della regina delle Dolomiti, è Cristallo, a Luxury Collection Resort & Spa.

Forte di centovent’anni di storia intensa da celebrare nell’anno in corso, questo elegante albergo di lusso nasce nel 1901 come Palace Hotel Cristallo grazie a Emilia e Giuseppe Menardi, uomo di antica famiglia ampezzana: su progetto di Gustavo Ghiretti, ispirato alla nobile tradizione dell’art nouveau viennese. Diventa così una meta ambita dal jet set, contribuendo alla crescita turistica della cittadina bellunese, per trasformarsi nel corso della Grande Guerra - accomunato in questo destino a tanti altri alberghi - in ospedale militare. Passano gli anni, il turismo evolve e l’hotel si afferma sempre di più come ritrovo di personaggi importanti, da poeti come Gabriele d’Annunzio a re e regine da tutto il mondo.



Nel 1956 Cortina d’Ampezzo è sede delle Olimpiadi invernali e si conferma ancora di più come punto di riferimento per la montagna e l’alta mondanità. Seguono anni memorabili, in cui il Cristallo diventa set per film con protagonisti e registi famosi, da Vittorio de Sica ad Alberto Sordi: nel 1963 vengono girate parecchie scene de La Pantera Rosa di Blake Edwards. L’Hotel passa di mano nel 1978, quando a Menardi subentra la gestione della Compagnia Italiana Grandi Alberghi, più nota come CIGA, di Karim Aga Khan. Dieci anni dopo l’hotel viene acquistato da Paolo Gualandi, imprenditore di Bologna che lo fa ristrutturare e ampliare nell’attuale stile “gustaviano” (da Gustavo III di Svezia) ispirato alle case patrizie veneziane, inaugurandolo nella sua nuova veste a luglio del 2001. Ecco allora le attuali 74 camere, tra le quali 20 suite e 2 Presidential.



Nel 2017 il Cristallo, Resort & Spa entra a far parte di Marriott International Luxury Collection come nuovo affiliato e primo mountain resort del brand al mondo. Il 2021 vede Cortina ospitare i Mondiali di Sci Alpino che purtroppo sappiamo già saranno senza pubblico, questo non impedirà alle squadre nazionali provenienti da tutti i paesi del mondo di colorare la città in attesa dell’appuntamento con i Giochi Olimpici Invernali del 2026 in tandem con Milano.




Chef

Se l’hotel è particolarmente ben attrezzato con la sua notevole Cristallo Ultimate Spa, con una magnifica area relax rinnovata e la nuova wet area, la sua parte gastronomica è decisamente di rilievo con tre ristoranti dalla diversa personalità: La Veranda con una vista senza pari sulle Dolomiti, l’invernale e intima Stube 1872 con i classici piatti della ricca tradizione ampezzana e infine il fiore all’occhiello, Il Gazebo, aperto anche agli ospiti esterni, dove la cucina è ispirata al fine dining.


I fornelli fanno capo al campano Marco Pinelli, classe 1972, executive chef dalle variegate esperienze internazionali. Racconta: ”andavo all’alberghiero ma non l’ho finito, perché ho capito che la vera scuola per me sarebbe stata la cucina. Ho iniziato prestissimo nella pizzeria-trattoria dei miei zii; quando gli altri ragazzi andavano a giocare a pallone, io ero lì a rotolare palline di impasto per la pizza. All’inizio odiavo dover stare lì, poi ho capito che era proprio quello che avrei voluto fare”. Tra le sue numerosissime esperienze, quella al Dorchester a Londra sulla Park Lane:Una delle case più famose d’Inghilterra, un mondo a parte, con centocinquanta cuochi e una brigata di dodici sous chef. Lì ci ho lavorato tre anni, fianco a fianco con un amico, Francesco Mazzei, maniacale e viscerale come la passione per la Calabria, la sua terra”.


Poi Pinelli va da sous chef al Four Seasons Canary Wharf con Marco Bax : “lì mi si è aperto un mondo, credo sia una delle migliori compagnie. La formazione è maniacale, avevamo otto ore alla settimana di management, per imparare a gestire un gruppo anche a livello umano e professionale. Avere a che fare con colleghi dal Perù al Giappone, all’Austria e un sacco di altre nazionalità mi ha aiutato a sentirmi a mio agio in giro per il mondo”. Una piccola pausa al Capri Palace con Oliver Glowig e poi Marco parte per le Bahamas per un po’, di nuovo a fianco di Bax. Lo troviamo poi sulla costiera sorrentina dove apre una struttura con Franco Carmelo Lentini (attuale general manager del Cristallo). Ancora Malta, Austria, Albania e finalmente approda a Cortina. “Cercavo un posto più a dimensione d’uomo, quando si lavora in città ti rendi conto che tutto quello che fai ha una dimensione troppo ampia. Le materie prime provengono da tutte le parti e non c’è un’identità. Arriva il punto in cui vuoi tornare alla terra e Cortina mi sembrava il posto ideale”.


E continua: “è stato un impatto forte anche a livello culturale, era la mia prima volta in montagna e per il primo anno e mezzo non ci capivo nulla, facevo solo piatti che avevo già realizzato ovunque, replicandoli. Finalmente a un certo punto ho capito che non aveva senso e ho iniziato a girare per malghe e piccoli produttori. Ho poi iniziato a lavorare con Harald Gasser e mi ha aperto gli occhi per capire che era proprio altro quello che avrei dovuto fare.“ Così adesso Pinelli fa una cucina che secondo lui “mette insieme la scoperta di un territorio, le amicizie vissute e l’infanzia. Preparando il menu invernale mi è venuto in mente il capitone fritto: da noi non esiste un Natale senza, come posso allora portare quassù le mie origini? E ancora mi sto appassionando a un mondo vegetale che non conoscevo, rape, radici di ogni genere. Tutto questo grazie ad Harald, un pazzo buono. Lo vado a trovare, ci passo una giornata e il menu nasce lì al Maso Aspinger”.

I Piatti

Il restaurant manager Diego Piergiovanni è un uomo che ha calcato il palcoscenico di sale autorevoli come quelle di Mauro Uliassi, Norbert Niederkofler e Capri Palace: esperienze importanti che lo rendono un solido protagonista dell’accoglienza che al Gazebo è davvero di prim’ordine. “Con lui la collaborazione è stretta, i menu li studiamo insieme e stiamo cercando di creare qualcosa di importante”, afferma Pinelli, il quale a fronte di una clientela internazionale qual è quella del Cristallo si dichiara anche “ben propenso a cucinare anche quello che ho al lunch, con l’Italia vista da nord a sud, dalla carbonara, all’amatriciana, alla cotoletta”. Sono ovviamente altri i piatti che sorprendono, però.


A partire dalle deviazioni marine come il gambero rosso del Mediterraneo semicrudo con la riuscita contaminazione del cavolo rapa di terra, il tocco di dolce freschezza aromatica della zucca al bergamotto, con zenzero e amaranto.


Molto buono anche il baccalà confit cotto in olio aromatizzato all’alloro e accompagnato da una bagna cauda senz’aglio, radici e tuberi, a testimonianza del fatto che il maso Aspinger e Harald Gasser sono sempre presenti.


Davvero golosi i bottoni ripieni di genovese di coniglio con consommé di cipolla bruciata, crosny (carciofi cinesi), citronella e clorofilla.


Di delicata intensità e riuscita consistenza gli gnocchi di zucca con calamari, gel fluido di mandorla, capperi croccanti, olio di zucca in polvere e bergamotto.


Tra i secondi è ottimo il filetto di branzino d’altura con puntarelle, limone, colatura di alici, acciughe di Cetara, crema di mandorle e gin.


Non da meno il filetto di manzo che arriva dall’arzignanese Damini, servito con una crema di zenzero selvatico, lenticchie-caviale nere affumicate e maionese di mandarino a rinfrescare.


Si chiude in leggerezza con la profumata variazione d’agrumi.

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