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Borgo San Jacopo: la “reggia del gusto” dove rifugiarsi a Firenze

di:
Giovanni Angelucci
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copertina borgo san jacopo

Il talento dello chef Claudio Mengoni continua a fare del ristorante Borgo San Jacopo una tappa imprescindibile della Firenze buona da mangiare e da bere. Tutto in una maestosa dimora di lusso affacciata sul Ponte Vecchio.

Borgo San Jacopo

L'hotel e il ristorante


Se i criteri più importanti per giudicare un ristorante sono la sua cucina, il servizio di sala e il contenitore, allora con Borgo San Jacopo si va sul sicuro. Cominciamo dal luogo in cui ci si trova, non solo la storica e meravigliosa Firenze che incarna un museo a cielo aperto e una golosa meta da scoprire, ma la struttura dove vive questo ristorante stellato. Parliamo della Lungarno Collection, la compagnia di gestione alberghiera di proprietà della famiglia Ferragamo fondata nel 1995.



La scelta di trasferire nel settore dell’ospitalità gli stessi principi di stile e coerenza che hanno distinto nel mondo la casa di moda Salvatore Ferragamo, è tangibile in ognuna delle strutture fiorentine e non solo, come nel caso della Portrait Collection presente anche a Roma e Milano (di recentissima apertura) con la stessa formula: un soggiorno legato al lusso, all’alta cucina e alla grande qualità della miscelazione. A Firenze la chicca gastronomica del gruppo è rappresentata dall’insegna Borgo San Jacopo, all’interno dell’Hotel Lungarno, sulla sponda destra dell’omonimo fiume guardando l’affascinante Ponte Vecchio.



Con più di 50 anni di storia questa dimora del lusso accoglie come sempre, non solo stando lì in prima linea di fronte la fotografia più bella di Firenze, ma anche mantenendo lo charme che la contraddistingue fatto di blu, bianco e cuoio appena entrati nella lobby, trasportando così gli ospiti come all’interno di un’elegante barca sull’Arno. 450 (+1) le opere d’arte all’interno dell’hotel, una delle quali edibile: la cucina dello chef Claudio Mengoni.




Proprio lì attraversando il cocktail bar si entra nel tempio enogastronomico che ormai da qualche anno incuriosisce e convince i palati di tutto il mondo. Il cuoco fiorentino, classe ’84, ha preso in mano la cucina nel 2019 succedendo a Peter Brunel che aveva qui cominciato a dar lustro nel 2014.


Mengoni è cresciuto tra esperienze internazionali e le “stelle” più importanti della cucina italiana: Andrea Berton al Trussardi alla Scala, Gaetano Trovato del Ristorante Arnolfo e Andrea Migliaccio all’Olivo del Capri Palace. Poi l’esperienza all’Enoteca Pinchiorri di Firenze, seguita da l’Assaje dell’Hotel Aldrovandi di Villa Borghese dove ha conquistato la sua prima stella nel 2016.


Passione incondizionata e creazione istintiva, un talento. Una cucina di sapore e tangibilità dove la tecnica fa ciò che deve fare, essere utilizzata per fare arrivare al massimo senza snaturare o alterare nessuno dei sensi del cliente. Prodotti italiani utilizzati con creatività e rigore, grande ricerca della materia prima a cui la sua brigata dedica lavorazioni studiate e anche complesse, ma che nel piatto si tradurranno in (apparente) alta semplicità.



I piatti


Sapori concreti, cromaticità e forme che convivono e convincono già dai primi assaggi serviti all’arrivo: la pizzetta fritta con provola affumicata e pomodoro, il bignè ripieno con crema di pecorino, perle di aceto balsamico e crema di zucca, poi un boccone in forma liquida composto da acciuga, chinotto, basilico e alla base un biscotto al nero di seppia, e ancora il sandwich di faraona grigia, gel di arancia e nocciola.



Lo stesso vale per lo gnocco di seppia, zeste di limone candito, cremoso al pistacchio, olio al basilico col suo pesto, maionese al nero di seppia, un piatto che dà l’dea degli equilibri e dell’armonia della cucina di Mengoni. Uno dei piatti diventati onnipresenti nella carta del ristorante è il risotto al pecorino di Pienza con cicoria, zafferano e polpette di chianina, profondo e di altissima godibilità.



Così come per il sontuoso piccione servito in versione autunnale con castagne, uva e cipollotti borretani ad accompagnare petto e coscia del volatile. Ma imperdibile, e in linea con la stagione, la zuppa di funghi porcini, finferli e trombette insieme a ricotta di bufala e tartufo nero, più tenue e leggera di come ci si aspetti ma comunque ampia e progressiva. Da applauso i tortelli di coda di bue, bietolina, pera e fonduta di Castelmagno.






Inizialmente si era però annoverata anche l’importanza della sala, qui ad allietare e rendere l’intera esperienza precisa, ritmata e cordiale c’è il restaurant manager Diego Cognetti e soprattutto la presenza di colui che è diventato ormai una delle colonne portanti di questa luminosa insegna, l’head sommelier Salvatore Biscotti, uomo di cultura e savoir fair la cui continua ricerca ha reso oggi la carta dei vini un vero e proprio viaggio tra le migliori cantine del mondo, priva di banalità e con numerose storie da stappare. Una lista ragionata e pensata di circa 1000 etichette e con una ventina di proposte al calice. Chapeau!



Indirizzo


Borgo San Jacopo

Borgo San Jacopo 62, Firenze

Tel. +39 055 281661

Email: bsj@lungarnocollection.com

Sito web





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