Per combattere l’abbandono del borgo di origine della sua famiglia, un imprenditore scozzese lo ha trasformato in alacre centro culturale con azienda agricola e suite: una case history vincente contro lo spopolamento.
La storia
Non sono una novità, le case in vendita a un euro in borghi talvolta pittoreschi, ma tagliati fuori per ragioni infrastrutturali o geografiche dalle rotte di turismo e sviluppo, quindi condannati allo spopolamento. Cesidio Di Ciacca, un imprenditore scozzese, avvocato e consulente, ha deciso di fare qualcosa di più: acquistare l’intero borgo Di Ciacca, conglomerato cinquecentesco che porta il nome della sua stirpe, situato in Ciociaria, “one of Italy’s best-kept secrets”.A raccogliere la sua storia è Silvia Marchetti sulla CNN. “All’inizio del XX secolo i miei nonni Cesidio e Marietta partirono in cerca di un futuro migliore”, racconta. “Emigrarono in Scozia, lasciandosi alle spalle il loro paese natale, caduto nel dimenticatoio per mezzo secolo. Era un paese fantasma. Ho iniziato a restaurarlo dieci anni fa. È stata un’impresa gigantesca, ma finalmente è di nuovo in vita”.
Il borgo aveva ospitato in media 60 persone, suddivise in 6 famiglie, ma l’ultima abitante era una lontana parente di Di Ciacca, scomparsa nel 1969. Poi nessuno aveva più messo piede fra quelle mura, invase dalla vegetazione spontanea. È stato così che durante i lavori sono riemerse vestigia del passato, come amuleti e monete antiche. Oggi quelle che erano casupole e stalle diroccate, si presentano come graziose dimore color pastello, arredate con mobili d’antiquariato sulle pareti in pietra viva, dotate di antichi forni e camini, ma anche di wi-fi e riscaldamento a pavimento, baciate dalla vista su colline incontaminate.
Ospitano un piccolo centro culturale, una conference room, una biblioteca, un’enoteca, uno spazio per lezioni di cucina e suite per soggiorni rigeneranti, fuori dal mondo, mentre nelle vigne si gonfiano i grappoli di maturano, vitigno autoctono e raro della zona, imbottigliato dal 2017. E in futuro già si profilano partnership con università europee e un’accademia volta alla salvaguardia delle tradizioni rurali, la cui realizzazione è stata rallentata dalla pandemia.
“È iniziato tutto come un hobby, poi ho capito che dovevo rendere il mio sogno sostenibile. Quando mia figlia Sofia ha lasciato il suo lavoro aziendale per seguire la vigna, ho trasformato il borgo in una fattoria dove si producono miele, marmellata, vino, extravergine e si lanciano attività per l’ambiente”. Per esempio, le maratone bucoliche in primavera o il frutteto solidale per i bambini. “Voglio che questo paese diventi un punto di riferimento per tutti gli italo-scozzesi all’estero, che desiderano riconnettersi alle loro origini e perfino aiutare il territorio natale attraverso il lancio di attività e opportunità di crescita”.
“La mia famiglia è sempre rimasta legata alle sue origini. Ogni estate da bambino i miei genitori mi portavano qui per visitare i parenti. Crescendo le visite sono diventate più frequenti, finché non ho deciso di imbarcarmi in una missione di vita: riappropriarmi delle mie radici e resuscitare il nostro paese di origine”. A questo scopo Di Ciacca ha dovuto innanzitutto rintracciare 140 proprietari di immobili e terreni, spesso sparsi per il mondo, comprando le loro proprietà al prezzo di un mercato immaginario e talvolta vincendo impreviste resistenze. Ma il vero salasso sono stati i lavori. “Non voglio nemmeno pensarci. Sicuramente è costato troppo, è stata una follia”.
Fonte: cnn.com
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Foto: I Ciacca Winery