Weekend Wine

Un vino, un gioiello: il Montefalco Sagrantino di Arnaldo Caprai si veste d’oro per i 50 anni dell’azienda

di:
Marco Colognese
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COPERTINA Caprai Weekend Wine

Montefalco Sagrantino Docg Arnaldo Caprai

L'azienda


Scrivere di un’azienda come la Arnaldo Caprai è una di quelle imprese che richiedono concentrazione, tanti e tali sono i contenuti che si palesano e si moltiplicano approcciando questa importante realtà umbra, nata come azienda leader nel tessile e cresciuta a partire dagli anni Settanta del XX secolo nel mondo del vino. Si parla di 160 ettari vitati di proprietà, circa un milione di bottiglie prodotte per una gamma di più di venti etichette, tra le quali spicca ogni declinazione possibile del Sagrantino.


Non solo, perché dal primo bilancio di sostenibilità presentato proprio quest’anno, emergono dati come il 62% in meno del consumo totale di acqua, il 50% in meno di fitofarmaci, 31 anni di ricerca universitaria, 10 borse di studio finanziate e 53 tesi di laurea incentrate sull’attività aziendale. Fondamentale è conoscere Marco Caprai, figlio del fondatore, per captarne quell’energia innovativa sincera che fa di questa impresa un luogo da studiare.

Marco Caprai


Montefalco fa parte di quei casi straordinari in cui il vino in maniera virtuosa è riuscito a costruire benessere e capacità di realizzare grandi risultati. Abbiamo fondato questa impresa sull’idea di questa antica varietà che rappresenta Montefalco da almeno 500 anni, perché il Sagrantino è documentato già dal 1500 nella zona, dove comunque si produce vino da più di 200 anni. Questa varietà non ha parenti in Italia ed è probabile che sia arrivata da molto lontano. Il suo nome pare derivi da una radice che è “sacramento”, e probabilmente veniva usato per motivi liturgici: noi qui abbiamo una presenza religiosa molto importante.

Vigna del Roccolo- tenuta Caprai


Alla fine degli anni Ottanta iniziammo una ricerca sulle vecchie viti di Montefalco con il professor Valenti: siamo andati nei conventi, negli orti abbandonati, un viaggio alla riscoperta della diversità di questa varietà, non troppo grande perché era sempre rimasta legata al territorio di Montefalco e alle mura, una varietà cittadina, non campagnola, coltivata più all’interno della cerchia muraria che fuori. Questa coltivazione era legata a produzioni di pregio e già alla fine 1920 proprio a Montefalco fu organizzata una mostra enologica regionale e vennero presentati sia vini da Sagrantino secco sia da uve passite.”


Marco racconta ancora di come le campagne dopo la fine della Seconda guerra mondiale abbiano iniziato a spopolarsi, fino a quando all’inizio degli anni Settanta un manipolo di imprenditori comincia fare impresa producendo vino.Mio padre compra la prima parte di questa azienda agricola con l’idea di produrre Sagrantino perché quello era il vino che faceva ancora allora la differenza di notorietà di questo territorio: sebbene non varcasse i confini regionali, già al tempo era una varietà considerata qualcosa di speciale rispetto alle altre produzioni.

Marco e Arnaldo Caprai


Marco subentra al padre poco dopo lo scandalo del metanolo: “Ho avuto la fortuna che da lì in avanti poteva andare solo meglio; era un momento in cui, con le parole di Luigi Veronelli sullo sfondo, si abbandonavano i vini che costavano poco e venivano venduti sfusi alimentando la distruzione del valore delle nostre campagne. La nuova direzione andava verso l’imbottigliamento e l’invecchiamento con criteri enologici ben più corretti. I consumi però crollano, perché fino al metanolo si bevevano circa 70 litri pro-capite e oggi sono circa 36. Nessun settore avrebbe potuto resistere a una crisi così drammatica se non avesse scelto la via virtuosa della qualità, con varietà tradizionali che permettono a chi visita l’Italia di trovare in ogni regione delle gemme che non si trovano da altre parti. Sul Sagrantino è stato fatto un grande lavoro, la critica ha iniziato ad accorgersi di quanto fosse straordinario. È così che superiamo i 25 anni ed è già risultato enorme.”

Michel Rolland, Marco Caprai e Julien Viaud


Il passo successivo, nel 2016, è stato chiamare Michel Rolland come consulente. A questo proposito ci racconta il suo assistente Julien Viaud:Ho scoperto il Sagrantino sette anni fa con Michel. Con lui lavoriamo in 20 paesi del mondo e facciamo tante varietà e tipologie di vino, ma per noi il Sagrantino era completamente sconosciuto e all’inizio abbiamo dovuto scoprirlo e berne tanto (sorride). Quello che abbiamo capito è che si tratta di un vitigno che ha tantissimo carattere. Quando si realizza un vino bisogna interagire con il territorio: il nostro lavoro rimane in secondo piano per lasciare che questo si esprima insieme alla varietà. Più si evita di rovinare l’acino mantenendolo il più integro possibile e più ci si ritrova nel bicchiere eleganza e finezza. Così abbiamo provato questa nuova tecnica che si chiama vinificazione integrale, vinificando il Sagrantino non nella vasca d’acciaio, ma direttamente in barrique dove mettiamo gli acini interi che arrivano da una selezione altissima in vigna.

Marco Caprai


Non lavoriamo tanto sull’estrazione di questi composti polifenolici ma più sull’infusione, Abbiamo così scoperto che soprattutto in bocca il Sagrantino non era più così aggressivo ma più morbido, rotondo, più equilibrato e piacevole. La piccola quantità lavorata ci permette di scegliere le parcelle e le uve migliori, con una variabilità altissima che all’assemblaggio permette di avere tutte le sfaccettature possibili.” La vinificazione integrale, con la sua estrazione molto soffice e una vinificazione di uva intera in barrique che supera i problemi della vinificazione per gravità, implica una macerazione pre-fermentativa a freddo (tra i 4 e gli 8 °C) per circa 10/15 giorni alla quale seguono la fermentazione alcolica di una settimana e una macerazione post fermentativa a caldo di tre settimane.


Da lì inizia una terza fase di infusione delle vinacce sottoposte, come nei periodi precedenti, a una sorta di remuage manuale ruotando delicatamente le barrique sull’asse orizzontale per tre volte al giorno in modo da tenere sempre le vinacce in immersione nel vino. Dopo queste operazioni e circa a 70 giorni dalla raccolta, le barrique vengono riaperte e svinate per caduta senza l’utilizzo di pompe meccaniche. Il vino subisce quindi un affinamento di 2 anni in barrique nuove e poi di altri 2 in bottiglia.


Il vino


L’espressione di questa ricerca si rivela in tutta la sua bellezza nella bottiglia Special Edition prodotta per i 50 anni della cantina, con la sua etichetta in oro zecchino con foglia d’oro della storica azienda fiorentina Giusto Manetti Battiloro realizzata da un artista internazionale come Paolo Canevari il quale si è ispirato, reinterpretandola, alla pala del 1466 di Benozzo Gozzoli raffigurante lo Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria e i Santi Bartolomeo, Francesco, Lucia e Angeli.

Paolo Canevari- Crediti Carolina Sandretto


Un Montefalco Sagrantino davvero esclusivo, prodotto in 2300 bottiglie, dall’eleganza straordinaria che prevede un potenziale di invecchiamento notevole, oltre i 25 anni. Un 2016 già suadente e affascinante con le sue note di frutti scuri e cioccolato fondente che si ritrovano tra sentori di spezie. Tannini profondi e di seta, in bocca regala già sensazioni di notevole seduzione. Un vino, un’opera d’arte.


Indirizzo


Arnaldo Caprai- Viticoltore in Montefalco

Località Torre di Montefalco- 06036 - Montefalco (PG) Italia

Tel. 0742/378802

Sito web

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